Generosità a effetto boomerang

Condividiamo l’esperienza di due donne che, affidandosi alla provvidenza, hanno dato più di quello che avevano per compiere un gesto concreto di carità. I frutti, raccolti al tempo opportuno.
Foto Pexels

Leggendo con amore il Vangelo, cosa che ho fatto fin da piccola, ho imparato a fidarmi della Provvidenza, e ad aver pochissima stima del denaro. Nostro Signore ci promette: date e vi sarà dato. Cercate prima il Regno di Dio… e il resto vi sarà dato in sovrappiù. A chi ti chiede la tunica, regala anche il mantello. Non confidate nella ricchezza terrena. Se vuoi seguirmi lascia tutto… non sarai mai ricco, ma non ti farò mancare niente. Dai a chi ti chiede, non voltargli le spalle, e una misura pigiata, scossa e sovrabbondante ti sarà versata in grembo…

Il Signore, il suo Spirito Santo, mi ha fatto il dono, e l’ha fatto anche a mio marito, di farci credere ciecamente a tutto questo, e di fatto adesso, guardando la nostra lunga vita a ritroso, posso dire che anche con famiglia numerosa e con entrate limitate dalle circostanze, la Provvidenza è sempre stata la nostra vera ricchezza. Riporto qui un’esperienza antica di circa 50 anni fa… ma anche recente al tempo stesso, perché Dio ha buona memoria, e ama risponderci anche senza fretta.

Appunto tanti anni fa, quando ero giovane e potevo guidare, venivo alle Mariapoli tutti gli anni, e ci arrivavo sempre a macchina piena. Una di quelle volte, appena arrivati ad Acireale, mi accorsi che una buona ragazza un po’ timida da me trasportata, non aveva portato i soldi della quota richiesta ad ogni mariapolita per tutto il soggiorno. Lei non me ne aveva parlato prima della partenza, ed io conoscendola sapevo bene che la sua famiglia era abbastanza facoltosa, tutt’altro che in situazioni di bisogno… Cercando di capire, compresi purtroppo dalle sue reticenze che si trattava di una mossa intenzionale dei suoi genitori, una stupida bravata o una sfida provocatoria e anticlericale di gente ignorante, mal consigliata e poco seria, che intendeva fare un gesto polemico proprio inopportuno contro l’Opera di Maria, che conoscevano solo per sentito dire.

Ahimè: che fare adesso? La povera ragazza, davvero incolpevole, non aveva nemmeno i soldi per tornarsene a casa, ed era venuta per restare con noi. Anziché pagarle solo il viaggio di ritorno umiliandola, io mi guardai nel borsellino. Volevo vedere se potevo piuttosto trattenerla ormai che era in Mariapoli, e solo dopo riportarla a casa con me, proprio come l’avevo portata io fin qui. Saremmo rimaste insieme dall’inizio alla fine, anche pagando io di persona al posto suo, e non gliel’avrei nemmeno detto per non metterla a disagio.

Per fortuna mio marito, sempre premuroso, mi aveva dato in anticipo più di quanto richiesto. Sapeva che io amavo comprare dei libri – che erano sempre il mio punto debole –, che potevo aver bisogno di questa o di quella cosa. Per non crearmi disagi lui mi dava sempre più di quanto poteva… e al ritorno normalmente io rimettevo a posto gli avanzi. Questa volta io non lo avrei fatto: tutto qui, e il Signore avrebbe provveduto al resto. Così speravo, anche se mio marito era il solo a mantenerci… Avrei chiesto un po’ di sconto per la ragazza, e avrei pagato la sua quota con la mia.

Decisi di non dirle nulla per non mortificarla, e desiderai soltanto che facesse una bella Mariapoli, utile al suo spirito. Non ci furono spiegazioni, io non dissi nulla: lei trovò tutto naturale, forse per sua semplicità o inesperienza. I genitori credettero forse di aver fatto bene a fare i furbi, ma non è il caso di perdere tempo a giudicarli: nella vita si incontra di tutto, no? La Mariapoli piacque molto alla nostra piccola amica, che poi mantenne bei rapporti con coloro che aveva conosciuto durante quella esperienza da cui trasse sicuro giovamento.

Al ritorno io dovetti affrontare dei disagi come madre di famiglia… Avevo speso tutti i miei soldini, più del previsto, più del buon senso, e non potevo certo rivelare come e perché… La fine del mese era ancora lontana, e nel frattempo io dovevo far la spesa tutti i giorni… in un certo senso l’avevo fatta grossa. Ma vidi allora, proprio concretamente e con somma sorpresa, che Dio stesso mi veniva incontro in modo insolito. Le risorse si moltiplicavano sotto i miei occhi. Fu allora che iniziai a sospettare non essere sempre vero che 2+2 fa 4… almeno nel regno di Dio – e da allora dubbi del genere non mi hanno più lasciata, constatando che la matematica usata da Lui è tutt’altra cosa–. Ogni giorno c’erano nuove sorprese… tutto bastava e sovrabbondava, nessuno faceva domande, la vita procedeva nella normalità da cui era bandito ogni disagio.

Mi parve di vivere in un miracolo, ma non fiatai con nessuno per non provocare sospetti: compresi in silenzio che Dio ci veniva incontro, e che sedeva a tavola con noi, benché io fossi partita dal mio quasi niente. Tutto ho potuto conservare nel segreto, come desideravo. Dio è grande, grandissimo, e a Lui tutto è possibile! Ma la storia non è finita lì.

Sono passati tanti e tanti anni e quella brava ragazza ed io siamo invecchiate sul campo: io sempre come madre di famiglia, lei come professionista seria ed impegnata. Ha studiato e si è fatta un nome, è divenuta nel suo campo un’autorità stimata e rispettata. Nella vita siamo rimaste in ottimi rapporti di amicizia. Lei non ha mai sospettato il mio atto d’amore per lei, fatto in un momento di sua difficoltà, in una lontanissima Mariapoli, del tutto a sua insaputa. Ma solo poco tempo fa vengo a sapere che lei, divenuta una persona ben inserita in alto nella vita pubblica, dati i suoi studi e il suo ruolo, ha voluto compiere a mio favore, e a mia insaputa, un gesto di grandissima stima che l’ha impegnata anche economicamente, come quando si fa un regalo di valore…[1]

Nel tempo lei non ha mai pensato di essere stata aiutata in quella lontana circostanza, di cui probabilmente non conserva memoria alcuna, e mai io gliene parlerò. Ma il suo gesto attuale, generoso e disinteressato, mi ha sinceramente commossa. Io l’ho appreso a cose fatte: è come un centuplo insospettato, e ben gradito. Mi conferma che allora io non sbagliai a compiere un piccolo sacrificio per non umiliarla, e soprattutto per aiutarla a crescere spiritualmente. Non le feci notare la scorrettezza dei suoi familiari di cui lei non era responsabile, decisi lì per lì di “non vedere e non sentire”, perché sottolineando la cosa l’avrei mortificata – non c’è di peggio per ferire a morte la dignità, l’autostima di una creatura giovanissima –, invece di aiutarla a crescere come mia sorellina in Cristo.

Angela Maria Fazio

[1] Non posso, non voglio aggiungere altri particolari, perché rischierei di farla individuare dato che oggi è persona nota in campo culturale e sociale, ed anche il suo gesto a mio favore verrebbe visto o citato in maniera inopportuna.

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