Questa mattina il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu avrebbe dovuto presentarsi in tribunale a Gerusalemme per rispondere, tra l’altro, alle accuse di corruzione e frode che lo vedono coinvolto in tre diversi casi giudiziari e che potrebbero anche portare alla sua destituzione. Il processo in cui è imputato è ripreso oggi dopo la pausa estiva. Più volte il premier non si è presentato davanti ai giudici, soprattutto a causa delle operazioni militari in atto nella Striscia di Gaza.
A luglio, come riporta il quotidiano Times of Israel, l’ultima assenza era stata motivata da un’intossicazione alimentare. Oggi Netanyahu non si è potuto presentare davanti ai giudici a causa di un terribile attentato avvenuto a Ramot, un insediamento israeliano nei pressi di Gerusalemme Est (nel territorio palestinese occupato), dove alcuni terroristi hanno sparato su un autobus provocando la morte di 6 persone e alcuni feriti. Due attentatori sono stati uccisi. Secondo il governo israeliano erano residenti a Ramallah, in Cisgiordania, dove si fabbricherebbero le armi da loro utilizzate. Tanto è bastato per spingere i politici israeliani ad annunciare nuove e durissime ripercussioni. Stupisce tuttavia che i due presunti attentatori siano riusciti a superare, dalla loro città, che dista circa 19 Km da Gerusalemme, tutti i check point e i serratissimi controlli israeliani.

Il premier Benyamin Netanyahu e il ministro Itamar Ben Gvir sul luogo dell’attentato a Gerusalemme, 8 settembre 2025. ANSA/UFFICIO STAMPA OCEAN RACE EUROPE
Come riportato dall’Ansa, il ministro della Difesa Israel Katz ha annunciato «conseguenze gravi e di vasta portata. Così come abbiamo sconfitto il terrorismo palestinese nella Samaria settentrionale (territorio palestinese della Cisgiordania occupata da Israele, ndr), presto faremo lo stesso in altri campi terroristici».
Sulla stessa linea il ministro delle Finanze, espressione dell’ultradestra israeliana, Bezalel Smotrich, che su Facebook ha scritto: «Lo Stato di Israele non può accettare un’Autorità nazionale palestinese che cresce ed educa i propri figli per uccidere gli ebrei. L’Autorità Nazionale Palestinese dovrebbe scomparire dalle carte geografiche e i villaggi da cui provengono i terroristi dovrebbero assomigliare a Rafah e Beit Hanoun». Queste ultime sono città della Striscia di Gaza praticamente rase al suolo dall’esercito israeliano.
L’ANP, guidata dal presidente della Palestina Abu Mazen, «ha ribadito la sua ferma posizione nel respingere e condannare qualsiasi attacco contro civili palestinesi e israeliani e ha denunciato tutte le forme di violenza e terrorismo, indipendentemente dalla loro fonte. La sicurezza e la stabilità nella regione non possono essere raggiunte senza porre fine all’occupazione, fermare gli atti di genocidio nella Striscia e fermare il terrorismo coloniale in tutta la Cisgiordania, compresa Gerusalemme occupata».

Bombardamenti sulla Striscia di Gaza, Ansa EPA/MOHAMMED SABER
Sono invece una ventina i palestinesi uccisi dall’esercito israeliano che occupa la Striscia di Gaza e, casa dopo casa, la sta demolendo. Altre 5 persone, tra cui 3 bambini, sono invece morti di fame, tra le macerie della loro città.
Appare evidente quanto affermato domenica scorsa all’Angelus da papa Leone XIV riferendosi all’Ucraina, alla Terra Santa e a tutte le altre terre insanguinate dalle guerre: «Ai governanti ripeto: ascoltate la voce della coscienza! Le apparenti vittorie ottenute con le armi, seminando morte e distruzione, sono in realtà delle sconfitte e non portano mai pace e sicurezza! Dio non vuole la guerra, vuole la pace, e sostiene chi si impegna a uscire dalla spirale dell’odio e a percorrere la via del dialogo».

Londra, manifestazione a favore della Palestina. Ansa EPA/TAYFUN SALCI
Ed è proprio a favore della pace che si stanno mobilitando migliaia e migliaia di persone in tante parti del mondo chiedendo la fine della distruzione della Palestina e del massacro a Gaza, non senza pericoli per la loro incolumità.
A Londra, ad esempio, in base alle nuove leggi sulla sicurezza, sono stati arrestati 900 manifestanti.

Manifestazione a Roma per la Global Sumud Flotilla, foto di Sara Fornaro
In Italia – per “dare visibilità alla causa palestinese, rompere l’assedio illegale e il genocidio in corso a Gaza da parte di Israele», per il cessate il fuoco immediato e l’arrivo degli aiuti alla popolazione e il rispetto dei loro diritti umani – decine e decine di migliaia di persone, da Torino a Roma, da Catania a Napoli stanno scendendo in piazza per sostenere la Global Sumud Flotilla.
La mobilitazione è avvenuta anche per mare, con la veleggiata delle barche storiche che ha unito Forlì e Cesena per “Cesenatico per la pace”.

Manifestazione a Roma per la Global Sumud Flotilla, foto di Sara Fornaro
Nelle grandi manifestazioni, le indicazioni per i partecipanti sono state chiare: portate solo bandiere palestinesi, candele, fiaccole, luci, kefiah (il foulard a scacchi simbolo della Palestina, ndr), barchette. Il motivo è semplice: la mobilitazione civile della Global Sumud Flotilla è di tutti, non di un partito o di uno schieramento politico.

Manifestazione a Roma per l Global Sumud Flotilla, foto di Sara Fornaro
È soprattutto della società civile, che ha risposto con fiumi di persone a sostegno di questa missione umanitaria che, con una cinquantina di barche sostenute da una quarantina di Paesi del mondo, porterà cibo e medicine a Gaza, cercando di superare l’illegale blocco navale imposto da Israele nel mare palestinese. Una missione molto pericolosa, vista l’accusa di terrorismo che è stata rivolta agli attivisti.
L’esercito israeliano (IDF) ha inoltre pubblicato sul proprio canale Youtube un video in cui si mostrano le esercitazioni dei cecchini, intenti ad addestrarsi di fronte ad un ampio numero di navi.

Manifestazione a Roma per la Global Sumud Flotilla, foto di Sara Fornaro
A Roma, in piazza Vittorio, domenica sera i manifestanti sono arrivati con le stampelle dei disabili e i bastoni degli anziani, finanche con i respiratori e i deambulatori per invalidi, con i passeggini dei neonati e le carrozzine per bambini, con i cani e con le valigie, con biciclette e con strumenti musicali, con coperchi e mestoli per farsi sentire da istituzioni e mass media che faticano ancora a rilanciare questa grande mobilitazione.
De resto, tener viva l’attenzione sulla missione è fondamentale. Come più volte ricordato dagli organizzatori, quelli che scendono in piazza per sostenere la manifestazione sono “l’equipaggio di terra” della Global Sumud Flotilla. Se Israele dovesse sequestrare le navi, i manifestanti annunciano che daranno vita ad uno sciopero generale fino a quando le nostre istituzioni non interverranno. Tra coloro che sono scesi in piazza a Roma, ma non solo, c’erano anche esponenti del mondo ebraico contrari alle politiche di Netanyahu.
«Io – spiega Riccardo Bosi, di professione medico – ho partecipato come cittadino a una manifestazione pacifica per sostenere la Global Sumud Flotilla, che è un’azione umanitaria non violenta, legale, per fare arrivare aiuti a una popolazione che non ha cibo. Due barche dell’Unione italiana vela solidale (UVS), fanno parte della Flotilla. Come uomo di mare, che di UVS fa parte, ritengo straordinario che la marineria abbia accolto questa sfida simbolica e ricca di valore per fare un tentativo per portare gli aiuti via mare con la flotilla».
Il secondo motivo per cui «ho partecipato – spiega Bosi – è che sono un pediatra che cura bambini che vengono da aree di conflitti, di rischio, di carestia… Arrivano in Italia con i corridoi umanitari e sono altamente vulnerabili». Di recente, spiega, ha visitato «9 bambini provenienti da Gaza. Tra loro, un bambino di pochi mesi con un arto amputato e una bambina con denutrizione, inviati poi in ospedale. Molti minori hanno patologie non curabili a causa del blocco che c’è da due anni nella Striscia. Per questo motivo mi è sembrato doveroso partecipare alla manifestazione, anche per sostenere la flotilla».
La questione dei bambini di Gaza è una delle più drammatiche, di cui prima o poi dovremo prendere coscienza. Sono almeno 20 mila i bambini uccisi dai bombardamenti israeliani o per fame, secondo gli ultimi dati pubblicati da Save the Children. Inoltre, secondo il Comitato dell’Onu sui diritti delle persone con disabilità (CRPD), più di 40 mila sono stati feriti e oltre 21 mila sono diventati disabili a causa delle esplosioni.

Manifestazione a Roma per l Global Sumud Flotilla, foto di Sara Fornaro
Com’è stato detto nel corso della manifestazione romana della Global Sumud Flotilla, se i governi non si muovono, si muove la folla, si muove il popolo. Come hanno fatto per esempio in Sardegna, dove alcuni cittadini hanno accolto con bandiere palestinesi e scandendo “free Palestine” i militari israeliani che vengono condotti in Italia per riposare. Una procedura che dura ormai da anni, con moltissime proteste dei residenti.

Manifestazione a Roma per la Global Sumud Flotilla, foto di Sara Fornaro
Intorno alla missione della Global Sumud Flotilla c’è bisogno dell’attenzione concreta del governo. La premier Giorgia Meloni ha assicurato che gli italiani impegnati nella missione saranno tutelati, ma sarebbe auspicabile un sostegno più deciso, sul modello di quello spagnolo, che assicura protezione diplomatica ai suoi connazionali. La semplice tutela non basta. Lo sanno bene i genitori di Alberto Trentini, detenuto da mesi in Venezuela senza ancora spiragli per riportarlo in Italia.