Gandhi, portatore di un carisma

Il 2 ottobre 1869 nasceva a Porbandar, nello stato del Gujarat ricorreva l’anniversario della nascita di Mohandas Karamchand Gandhi, detto il Mahatma, la Grande anima come venne ribattezzato da un altro grande del suo tempo, il poeta bengalese premio Nobel per la letteratura, Rabindranath Tagore
Tagore e Gandhi

Al di là della sua fama come padre dell’indipendenza indiana e apostolo dell’ahimsa, la non-violenza, Gandhi si presenta come una fugura complessa, carismatica certo, ma di difficile lettura. Keval J. Kumar, Direttore del Resource Centre for Media Education and Research di Pune, nella Prefazione a Clothing for Liberation. A communication Analysis of Gandhi’s Swadeshi Revolution, un testo scritto di Peter Gonsalves, afferma che nel piccolo uomo vestito in bianco non «c’era praticamente nulla di carismatico. Era un uomo piccolo dal fisico esile, timido e pauroso dei propri errori e, quando parlava in pubblico, si faceva fatica a sentirlo. Non era certamente un grande oratore e, in una folla, certamente non sarebbe venuto in evidenza. […] Eppure questo "fachiro mezzo nudo" ebbe un seguito di milioni in India ed in Sud Africa e con la semplicità del suo messaggio di amore, verità e non-violenza riuscì a mettere in ginocchio il potente impero britannico. Questo messaggio era ampiamente impersonificato non tanto in ciò che disse o scrisse, ma, piuttosto, nel modo in cui si comportava e di come visse la sua esistenza, identificandosi con i più poveri fra i milioni di indiani. Come ripetè più volte nei suoi discorsi e negli articoli di giornali: la mia vita è il mio messaggio».

Da queste poche parole viene in luce come la vita di Gandhi resti un mistero avvolto da una apparente contraddizione di enigma e luce. A fronte di questo, non possiamo negare che al di là delle apparenza Gandhi fu senza dubbio portatore di un carisma.

Oggi Gandhi sembra dimenticato nel suo Paese, dove il fondamentalismo indù pare, spesso, avere il sopravvento, e la globalizzazione sembra irridere i suoi ideali del sarvodhaya (benessere per tutti). Ma questo non è prova di un fallimento. Sono fatti, che sembrano piuttosto riecheggiare la profezia di un altro grande del suo tempo, Albert Einstein, che, commentandone la morte, disse: «Le generazioni avvenire, forse, non potranno credere che uno come lui possa davvero aver camminato, un giorno,  sulle strade di questo mondo».

Negli ultimi anni, in India, è in corso un processo di smantellamento del Gandhi mitico ed aureo, per una sua attualizzazione. Comunque, penso sia innegabile che il Mahatma resta un enigma. Lo sottolineano storici e commentatori, ma soprattutto lo fa lui stesso, probabilmente cosciente della complessità e contraddittorietà della sua vita: «Una volta che questi occhi saranno chiusi per sempre ed il mio corpo sarà consegnato alla fiamme, ci sarà tutto il tempo per pronunciare un verdetto sulla mia opera».[1]

Tuttavia, a conferma di quanto variegata sia la sua figura, con la contraddizione che spesso caratterizza i grandi, a enigma si accompagna la parola luce, che torna costantemente fin dal momento del suo martirio. Celebre l’annuncio del primo ministro Nehru alla nazione indiana, la sera del 30 gennaio 1948: “Una luce si è spenta sulle nostre vite”. Gli fece eco il giorno successivo il New York Time che sentenziò: “Sta ora alla mano inesorabile della storia scrivere il resto”.

Gandhi non appartiene solo all’India o all’Induismo. Anche se nato nel sub-continente e sempre rimasto fedele al credo indù, è e resta un immenso tesoro per l’umanità intera. Qui sta forse una delle cause della grande difficoltà a leggerlo, ad interpretarne la vita, i gesti (spesso rocamboleschi, ma sempre profondamente rivoluzionari e profetici) e a coglierne in definitiva la portata per l’intero genere umano e per la storia. Tutti cercano, infatti, di spiegarlo con le proprie categorie, facendolo ora cristiano, ora semplice filosofo, quasi nuovo Diogene o Socrate, oppure un riformatore sociale, o semplicemente il padre di nuove teorie economiche o politiche. C’è chi lo ha persino tacciato di demagogia.

Resta quindi difficile interpretarlo. Eppure è un uomo che con la sua vita ha cambiato il corso della storia non solo per l’India ma per milioni di altri uomini e donne che hanno scelto la sua via della non-violenza.


[1]Young India, 4-4-192, pag.107.

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