GAIA: un disco per il pianeta

L’idea è più che encomiabile, il cast è di quelli importanti, il progetto pratico e cosmopolita. Ma a prescindere da ciò, va sottolineato che anche tutti gli altri aspetti di questa compilazione (a cominciare dalla qualità dei brani) sono all’altezza della bontà dell’iniziativa. Ideatore dell’impresa è il produttore francese Alain Simon (il padre della rockopera Excalibur). Ci ha messo tre anni per realizzarla, ma ne è valsa la pena. Tanto più che la pubblicazione dell’album è solo la prima di una serie di eventi destinati a dare un significativo contributo al rafforzamento di quella coscienza ecologista di cui il pianeta ha, oggi più che mai, un tremendo bisogno. Gaia è il nome col quale gli antichi chiamavano la madre Terra, una divinità da proteggere e rispettare. Un invito ribadito fin dall’aforisma di copertina: “La terra è un dono dei nostri avi e un prestito per i nostri figli”. Così come è significativo l’incipit del lavoro, costruito sulle voci degli austronauti che commentavano lo splendore del nostro pianeta dagli oblò dell’Apollo 11. I numeri sono quelli delle grandi imprese: 350 musicisti coinvolti, registrazioni realizzate in quattro continenti (Europa, America, Asia e Oceania) cui farà seguito una tournée planetaria che porterà il progetto perfino nel Sahara e sull’Himalaya, coinvolgendo volta per volta altri artisti, intellettuali, scienziati e istituzioni di tutto il mondo. Impressionanti anche le iniziative a latere: due libri dello stesso Simon, un film documentario con Jean Reno, un album live realizzato nel corso della tournée; e addirittura la realizzazione di un metodo scolastico per la divulgazione dei problemi ambientali ed un documento scientifico di denuncia del degrado tradotto in 85 lingue. Perché Gaia è un’iniziativa di sensibilizzazione ed educazione prima ancora che artistica e spettacolare. E mille altre ne occorrerebbero” Ma torniamo al disco. Quella che schizza dai solchi è davvero la “musica del mondo”, nel senso più profondo e completo del termine: ci sono istituzioni del rock come Supertramp e Fleetwood Mac, il folk britannico dei Fairport Convenction e quello sacro di un coro tibetano, l’Orchestra Filarmonica di Praga e l’irresistibile africanismo del camerunense Manu Dibango; c’è un bel duetto tra il nostro Zucchero e Angunn, e infinite commistioni stilistiche che intersecano jazz e soul, atmosfere balcaniche e quant’altro. Inutile aggiungere che occorrono una buona dose di passione, di sacrificio e anche di spericolatezza per far decollare un colosso multimediale del genere; ma fin dalla sua genesi il progetto Gaia è stato caratterizzato da quel tipico pragmatismo etico capace di trasformare la più folle delle utopie in una meravigliosa realtà. Simon ha venduto tutto il suo catalogo alla Emi investendo il ricavato nel progetto così da preservarlo da sponsor senza scupoli e politicamente scorretti. Tutti gli artisti coinvolti hanno aderito a titolo gratuito e il coinvolgimento di organizzazioni “super partes” come il Wwf, l’Unicef, la Croce Rossa e Amnesty International dovrebbe scongiurare strumentalizzazioni di sorta. Insomma, Gaia è l’incarnazione di una gran bella idea, a confermarci che tra le tante specie in via di estinzione ce n’è una da preservare ancor più e prima d’ogni altra: gli uomini di buona volontà. Franz Coriasco Cd Novità RINGO STARR RINGO RAMA Edel Il più simpatico dei gregari del rock è tornato con un dischetto abbastanza inutile, ma a suo modo commovente. Fantasmi beatlesiani, guasconate rockenrollesche, qualche ballata malinconica: fanciulleschi entusiasmi e senili nostalgie di una stella che non ne vuol sapere di tramontare. Clapton e David Gilmour tra gli ospiti. IBRAHIM FERRER BUENOS HERMANOS World Circuit-Ird Tredici cartoline di pura cubanità. Uno dei grandi vecchi del Buena vista Social Club con un piccolo capolavoro di calore e intimità, reso ancor più universale del predecessore dalla presenza di artisti di scuole stilistiche assai diverse. Ry Cooder supervisiona il tutto con la consueta saggezza.

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