Gabriel Attal, un giovane premier per la Francia

Gabriel Attal è il nuovo primo ministro francese. A soli 34 anni occuperà l’Hotel Matignon. La scelta ha una funzione elettoralistica, per contrastare l’ultradestra di Marine Le Pen, data ormai per maggioritaria nel Paese
Il nuovo primo ministro francese Gabriel Attal parla con il sindaco di Clairemarais Damien Morel durante una visita a Clairmarais, nel nord della Francia, 9 gennaio 2024. Foto: ANSA/EPA/LUDOVIC MARIN /POOL MAXPPP OUT

Non sapendo più cosa fare per ritrovarsi ad essere ricordato, dopo i suoi due mandati, come il presidente che ha consegnato il Paese all’ultradestra di Marine Le Pen, Emmanuel Macron ha deciso di dare una sterzata alla sua politica e alla sua immagine, scegliendo un premier non sconosciuto ma certamente giovanissimo, 34 anni appena. Un altro record di giovinezza, dopo quello di essere stato il primo presidente eletto sotto la soglia dei 40 anni, 39 anni e 5 mesi per l’esattezza, nel 2017, al suo primo mandato.

Così, a soli trentaquattro anni, Gabriel Attal è il più giovane premier della storia della Francia, in sostituzione di Elisabeth Borne, che di anni ne aveva sessantadue. Ed è quindi logico che si parli di lui come del prossimo candidato alle presidenziali del 2027, alle quali Macron non potrà presentarsi, perché secondo la costituzione francese sono previsti per la presidenza solo due mandati consecutivi. Ma Attal dovrà dimostrare di avere le qualità necessarie per rappresentare tutti i francesi in mal di democrazia e attraversati da una crisi che non è solo e non tanto economica, ma di identità nazionale.

Con Attal, Macron spera di fare breccia nel cuore dei francesi che non vedono oggi che per Marine Le Pen, già battuta alle ultime due presidenziali, ma in crescita in tutti i sondaggi. Macron l’ha scelto, probabilmente, perché nelle ultime sue mosse da ministro dell’Educazione nazionale Attal ha dato prova di volere rispetto della legge e ordine. Un cambiamento non di poco ordine, perché Macron nella sua prima elezione, con La République en marche, strizzava l’occhiolino alla gauche. Con Renaissance, fondata nel 2016 per riuscire a guadagnare voti al centro nelle elezioni del 2017, aveva virato verso una posizione baricentrica nel panorama politico francese.

E ora vira decisamente a destra. Le elezioni europee di giugno saranno perciò la cartina al tornasole della nuova politica di Macron. Attal è stato scelto anche perché il nuovo leader della destra del Rassemblement National, almeno di facciata, è un ventinovenne appena, Jordan Bardella. Abituati ai professionisti della politica ultra-sessagenari, oggi la Francia volta decisamente pagina.

Attal nella sua veste di ministro dell’Educazione nazionale ha preso una decisione che lo schiera dalla parte della laicité à la française, molto cara alla destra lepenista, proibendo l’uso a scuola dell’abaya, la palandrana di tante ragazze islamiche, varando provvedimenti contro il bullismo e dichiarandosi a favorevole alla scuola tradizionale dove si deve imparare a leggere e a scrivere (le statistiche sono impietose sulla difficoltà di lettura e di scrittura degli scolari francesi, e anche di quelli delle primarie e dell’università) e a imparare le tabelline, fare moltiplicazioni e divisioni.

Ed è proprio a partire dalla scuola che il nuovo premier ha deciso di operare, se è vero che la sua prima dichiarazione è stata chiara: «Sono vicino alla scuola e lo sarò sempre, perché è l’arma più potente che abbiamo per cambiare la società».

Tradizione sì, ma con una chiara dichiarazione a favore dei diritti, visto che non ha mai negato la sua omosessualità e l’esistenza di un compagno nella sua vita, guarda caso un altro politico, Stéphane Séjourne, parlamentare europeo. Resta l’incognita delle sue capacità in campo economico-finanziario, e in politica estera. Quali decisioni prenderà a proposito di Ucraina e Israele? Favorirà il rinnovamento del patto franco-tedesco in Europa? Favorirà una maggiore integrazione tra i membri dell’Unione? Mistero fitto. Ma, quel che è certo, è che per il sistema politico francese, in questi campi sarà guidato dalla decisionalità del presidente in carica.

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