G20 in Argentina. I potenti “normali”

Li vediamo in tv o sugli schermi che occupano la nostra vita sempre intenti a stringere mani, a sedere a tavoli in cui si risolvono i problemi più importanti del mondo, ma sono uomini e donne come gli altri…

Piccola notizia di questi giorni in vista del G20 di Buenos Aires: la cancelliera tedesca Angela Merkel ha dovuto atterrare d’urgenza a Madrid perché l’aereo della Bundesrepublik sul quale viaggiava ha subito un grave blocco al sistema elettronico, sconsigliando di proseguire attraversando l’Atlantico fino alla capitale argentina. Per arrivare a destinazione ha preso un normale volo di linea all’aeroporto madrileno. Le immagini della contrariata Angela hanno fatto il giro del mondo. L’abbiamo vista più “umana”, una volta tanto.

Certamente a un G20 al centro c’è la politica internazionale coi suoi gravi problemi come la nuova crisi russo-ucraina nelle acque del Mar d’Azov, che ha spinto Donald Trump ad annullare il suo incontro con l’omologo russo Vladimir Putin, il quale ha risposto stizzito che così avrà più tempo per dedicarsi a cose più importanti… Imperversa anche la guerra dei dazi tra Usa e Cina, la guerra più delicata e pericolosa tra tutte quelle attualmente in corso… C’è la riapparizione pubblica dell’uomo forte saudita, Mohammad Bin Salman dopo l’affare sanguinolento dell’omicidio del giornalista Jamal Khashoggi… C’è l’infinita crisi economica e sociale argentina, che ha avuto il suo apice nella battaglia nelle strade della capitale argentina tra i tifosi del River Plate e del Boca Juniors, costringendo a trasferire la disfida per la Copa Libertadores addirittura a Madrid… E non dimentichiamo la trattativa tra Unione europea e governo Conte per i decimali del rapporto deficit/Pil del nostro bilancio nazionale… Mentre ci sono grosse tensioni per il documento finale che gli Stati Uniti, ma non solo, vogliono che includa certe cose e ne escluda altre, in un compromesso al ribasso che spesso trasforma questi summit in inconcludenti confronti tra vip.

 Argentina G20 Summit

Ma non bisogna mai dimenticare che i potenti di questo mondo, che in questi due giorni si sono dati appuntamento a Buenos Aires, con una concentrazione di capi di Stato e di governo come raramente s’è visto, rimangono uomini e donne con i loro caratteri, i loro limiti, le loro stanchezze, le loro manie. I responsabili del protocollo sono sottomessi a rude prova in queste occasioni, perché le amministrazioni dei vari Stati cercano di imporre agli organizzatori delle condizioni le più inverosimili, riguardanti magari l’acqua che viene servita ai partecipanti, l’altezza delle poltroncine sulle quali siedono, i vicini di banco, la presenza di fotografi, la pedana che fa alzare un presidente basso nella foto di gruppo, la vicinanza del posto medico, il colore della moquette, i salottini separati nel quale avvengono i colloqui privati, la quantità di messaggi sui social che possono essere diffusi, le possibilità di fumare concessa in luoghi pubblici, il cicchetto che l’uno o l’altro vuole bere… Insomma, una fila infinita di esigenze che, come al solito, accontentano i più potenti dei potenti e, in compenso, fanno imbufalire i meno importanti.

Argentina G20 Summit

Ma questi summit hanno una particolarità: avvengono tra umani, e consentono così, anche nell’epoca dell’iper-digitalizzazione, di incontrarsi, di guardarsi negli occhi, di sentire se la mano dell’altro è debole o sudata, di scorgere il vicino che fatica a tenere gli occhi aperti, di annusare il profumo che l’uno o l’altro dei potenti usa per coprire i propri effluvi, di testare le rispettive conoscenze delle lingue, di ammirare dal vivo il ciuffo di Trump o i tailleur della Merkel, di capire che un argomento innervosisce uno dei capi… L’incontro, direbbe il filosofo Levinas, «permette sempre di guardare il volto dell’altro e cercare di intuirne i moti d’animo per meglio apprezzarlo». L’incontro personale può smussare le ragioni di Stato o, al contrario, può scavare fossati invalicabili, se l’antipatia primaria scoppia tra l’uno o l’altro dei capi.

Stasera, quando ci mettiamo davanti al televisore per il telegiornale, o scorriamo le notizie su Internet, può essere un buon esercizio quello di registrare i potenti di questo mondo al G20 argentino e poi ripassare le immagini al rallentatore, cercando di fissare nella mente l’abbigliamento di uno di loro, l’atteggiamento nella foto di rito, in che direzione si sposta il suo sguardo, a chi si stringe la mano… Anche Trump è umano quando twitta dal suo divano la sera mandando in bestia i suoi capufficio stampa (ne ha sostituiti finora 8), anche la Merkel quando deve far buon viso a cattiva sorte e sedersi in una poltrona d’aereo senza il supporto informatico del suo aereo privato, anche un presidente “minore” è umano quando riesce come uno scolaretto a scattare un selfie con il presidente “maggiore” che gli concede però solo quei 5 secondi per lo scatto… Siamo umani, tutti, evviva. E poi ci sarà “a livella” di Totò a sistemare le cose definitivamente.

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