Funivia del Mottarone: prevenzione, intelligenza artificiale e responsabilità

Una tragedia che poteva essere evitata da un qualche algoritmo o sistema di controllo? Forse sì, ma restano fondamentali la funzione di controllo dell'uomo e il prenderci cura della vita gli uni degli altri
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Scrivo queste poche righe, dedicandole a ciascun essere umano di questo Mondo iper-tecnologico quanto sempre più fragile ma, se mi è consentito, con uno sguardo particolare sulla forza e la tenacia di quel bambino che, a causa della tragedia del Mottarone, sta lottando per la vita e che porta un nome così importante quanto pieno di speranza e di vita, appunto: Eitan. Gli algoritmi e in generale alcuni sistemi di intelligenza artificiale, già da diversi anni, sono utilizzati al fine di rilevare il livello di rischio di un cliente e, conseguentemente, per accertare l’opportunità di concedere un finanziamento; l’intelligenza artificiale viene impiegata anche per selezionare ruoli professionali, per controllare linee di produzione industriale, i diversi tratti di una persona nonché i parametri vitali di un paziente.

Mottarone

Nel ricordo di tutte le persone che hanno perso la vita in un giorno di Sole sospesi nel vuoto tra le bellezze naturali di un lago e di una montagna, viene da chiedersi se la tragedia della funivia del Mottarone poteva essere in qualche modo evitata da un algoritmo o da un sistema di intelligenza artificiale. Forse sì, ma anche altri esseri umani potevano fare qualcosa. Provo a spiegarlo qui di seguito. Anzitutto, l’interrogativo appena proposto dovrebbe scavare più in profondità sino ad arrivare a chiederci: chi controlla i controllori? Quis cusodiet ipsos custodes? (se lo chiedeva già nel I-II secolo il poeta romano Giovenale nelle sue Satire, VI, righe 347-348) E, nel caso specifico della funivia di Stresa, un sistema di intelligenza artificiale avrebbe potuto controllare (dall’alto e dall’esterno, senza alcun rischio di manomissione/intrusione) la corretta funzionalità/operatività dei meccanismi che caratterizzano quella funivia e, soprattutto, vigilare sull’adeguato controllo posto in essere (o meno) dai soggetti deputati a questa delicata funzione?
Come avviene per i sistemi automatici progettati per il pilotaggio degli aerei, forse anche un meccanismo come la funivia può essere controllato e gestito da un sistema di intelligenza artificiale ma, senza disturbare gli algoritmi, anche un mero sistema di sensori sarebbe in grado di garantire un minimo di controllo e di tutela della corretta funzionalità dell’impianto di risalita. E allora chi controlla gli algoritmi, l’intelligenza artificiale, i sensori ? Sempre l’uomo. È un controllo continuo ed intrecciato, esseri umani che controllano altri esseri umani o dei sistemi tecnologici ( avanzati o meno sofisticati che siano). Perché gli uomini sbagliano e, talvolta, deliberatamente, convinti di superare l’ostacolo, di superare l’errore arrivando a chissà quale risultato migliore: questi sono i bias cognitivi più pericolosi, i pregiudizi che portano l’uomo a ritenersi infallibile, sottovalutando diverse variabili e i conseguenti rischi. Ecco allora che è necessario (oggi più che mai) prevenire, perché anche la prevenzione è un modo ( forse quello più efficace) per prendersi cura dell’uomo.

La tecnologia, l’intelligenza artificiale, gli algoritmi ma soprattutto gli esseri umani (attraverso le expertise e le competenze, l’etica e la responsabilità professionale) sono a chiamati a prevenire i rischi che mettono in pericolo la vita e l’integrità psico-fisica dell’uomo. Provo a dare una risposta al quesito di partenza Quis cusodiet ipsos custodes? Evidenziando che gli impianti di funivia in questione devono qualificarsi, a tutti gli effetti, facenti parte di una attività produttiva pericolosa per gli essere umani (ai sensi e per gli effetti della norma di cui all’art.2050 del Codice Civile “Responsabilità per l’esercizio di attività pericolose”), ritengo che sia doveroso intervenire con maggior rigore sui controlli preventivi (da parte delle pubbliche autorità, Ispettorato del Lavoro o chi per essi) da porre in essere concretamente e quotidianamente su queste tipologie di attività produttive. La responsabilità penale è personale ( art. 27, comma 1, della Costituzione), è un principio costituzionale di cui sentiremo parlare spesso nei prossimi giorni. Alcune persone hanno ammesso e riconosciuto (a quanto pare) delle gravi responsabilità per la tragedia del Mottarone, ma, a mio modo di vedere, ciò non esclude il vizio di fondo di tutta questa vicenda: l’incuranza delle cose, il non vigilare sul lavoro altrui, il non prenderci cura (soprattutto nell’ambito della sicurezza preventiva sui posti di lavoro) della vita gli uni degli altri. Possibile che dal 26 aprile 2021 nessuno ha ritenuto di dover controllare a fondo una funivia che, a causa del lockdown, era rimasta ferma per diversi mesi? Come si fanno i posti di blocco stradali, gli accertamenti da parte della Guardia di Finanza, opportuni interventi preventivi di pubblica sicurezza andrebbero messi in atto anche su impianti come quello del Mottarone, eventualmente anche attraverso l’ausilio di mezzi tecnologici come i droni che, certamente, avrebbero potuto accertare (preventivamente) la presenza di quei “forchettoni rossi” che erano stati inseriti per bloccare (e rendere non operativi) i freni d’emergenza della funivia.

Prevenire è meglio che curare ma, la vera cura, spesso inizia proprio dalla prevenzione, come dire: prevenire e curare sono due azioni che si intrecciano, che convivono, soprattutto nell’ambito della tutela dell’uomo. Quanta poca prevenzione c’è sui posti di lavoro? È un tema ricorrente sul quale non sappiamo investire (tempo, mezzi, metodologie, persone e denaro) a sufficienza, purtroppo ! Dobbiamo ritornare a prenderci cura gli uni degli altri e nessuno è deve ritenersi escluso da questa dimensione di civica convivenza e di rispetto reciproco perché la responsabilità etica e sociale di una collettività riguarda ogni singola persona. E tutto ciò va ben oltre gli accertamenti tecnici, le indagini, le procure e i tribunali e, appunto, la responsabilità penale. Lo dobbiamo (tutti) alle vittime del Mottarone, lo dobbiamo al piccolo Eitan. Lunga vita per Eitan, siamo tutti con te, nella speranza che simili tragedie non avvengano più! Quis cusodiet ipsos custodes?

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