Fronte comune dei Paesi europei del Sud

Vertice tra Italia, Spagna, Portogallo e Grecia per trovare una posizione comune verso il prossimo Consiglio europeo. Intanto l’Europa inasprisce le sanzioni mentre aumenta l’accoglienza di profughi ucraini
vertice Draghi

In vista del Consiglio europeo della prossima settimana, il presidente del Consiglio, Mario Draghi, ha incontrato a Roma il presidente del Governo di Spagna, Pedro Sánchez, il primo ministro della Repubblica portoghese, António Costa, e in collegamento video il primo ministro della Repubblica ellenica, Kyriakos Mitsotakis. Tale incontro è stato proposto inizialmente da Sánchez, al Consiglio europeo di Versailles, poiché in quella sede emersero problemi comuni tra i 4 Paesi con analoghe proposte per affrontarli. Lo scopo dell’incontro romano è stato quello di avere un approccio comune in vista del prossimo Consiglio europeo.

Proprio i Paesi europei che affacciano sul Mediterraneo, Portogallo, Italia, Grecia e Spagna, quelli che, ai tempi dell’ultima crisi finanziaria del 2007, la stampa anglosassone raggruppò in modo sprezzante con l’acronimo Pigs (che in inglese significa maiali), potrebbero vedere aumentare il proprio peso geopolitico poiché, dovendo ridurre la dipendenza europea dal gas russo, bisognerà giocoforza approvvigionarsi di più dall’Africa e dal Medio Oriente.

Infatti, l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia ha aperto un periodo di forte volatilità sui mercati delle materie prime, sul mercato del gas, sul mercato del petrolio, che si è aggiunta anche ai rincari osservati nei mesi precedenti la guerra. L’Unione europea (Ue) ha reagito con unità e determinazione all’aggressione dell’Ucraina, ma i convenuti hanno riconosciuto che la stessa unità e la stessa determinazione sia necessaria nell’affrontare le altre crisi, a partire da quella energetica.

È emersa l’esigenza di una gestione comune del mercato dell’energia, con le relative politiche di stoccaggio, di connessione e di funzionamento del mercato del gas e dell’energia elettrica; anche delle future interconnessioni dell’idrogeno. I leader hanno discusso dell’importanza di fare un decoupling, ovvero una separazione del mercato dell’energia elettrica da quello del gas, ma anche della possibilità di avere un prezzo calmierato nel mercato del gas.

Non sarà facile convincere altri Stati membri dell’Ue che hanno esigenze diverse, nonché strutture e infrastrutture diverse. Eppure la sfida dell’energia va oltre l’emergenza della guerra in Ucraina e tutti gli Stati membri sono persuasi della necessità di procedere a una diversificazione del gas naturale e a un incremento delle energie rinnovabili. Secondo Draghi, «la sponda sud del Mediterraneo e l’Europa meridionale avranno un ruolo fondamentale, non solo a beneficio di loro stessi ma a beneficio di tutti i membri dell’Unione Europea». Per questo, «una stretta collaborazione tra i nostri Paesi è essenziale per assicurare coerenza e complementarietà all’approvvigionamento e al trasporto verso l’Europa centrale e settentrionale».

Inoltre, nella riunione i leader dei 4 Paesi hanno accertato una completa convergenza sul ruolo della Bussola strategica, quale contributo fondamentale al percorso verso una difesa europea, una necessità palesata dalla guerra in Ucraina a cui rispondere in tempi molto rapidi. Ovviamente, una difesa europea deve essere complementare alla Nato. Secondo Draghi, «una difesa europea rende la Nato più forte». Del resto, «questi impegni saranno suggellati con la partecipazione al Consiglio atlantico straordinario e nell’incontro del Consiglio europeo col Presidente [statunitense] Biden; poi al vertice Nato di Madrid, a fine giugno».

Nel frattempo, l’Ue ha approvato un quarto pacchetto di misure restrittive nei confronti della Russia. Tali misure restrittive consistono in un divieto totale di qualsiasi transazione con determinate imprese di Stato russe in diversi settori del complesso militare-industriale del Cremlino; un embargo dell’Ue sulle importazioni di prodotti siderurgici attualmente soggetti a misure di salvaguardia dell’Ue, equivalente a circa 3,3 miliardi di € di proventi da esportazione persi per la Russia; un ampio divieto di nuovi investimenti nel settore energetico russo, con limitate eccezioni per l’energia nucleare civile e il trasporto di determinati prodotti energetici verso l’Ue; un divieto europeo di esportare beni di lusso (automobili di lusso, gioielli ecc.) per colpire direttamente le élite russe; un ampliamento dell’elenco delle persone ed entità sanzionate al fine di includere un maggior numero di oligarchi e membri di élite economiche russe, nonché società operanti nei settori militare e della difesa, che forniscono sostegno logistico e materiale all’invasione; compilazione di nuovi elenchi di soggetti coinvolti nella disinformazione; un divieto di rating della Russia e delle società russe da parte delle agenzie di rating del credito dell’Ue e della fornitura di servizi di rating a clienti russi, il che limiterà ulteriormente il loro accesso ai mercati finanziari dell’Ue.

Dall’inizio dell’operazione militare russa in territorio ucraino, il 24 febbraio, oltre tre milioni di persone sono fuggite dall’Ucraina e le Nazioni Unite stimano che più della metà siano bambini. Per rispondere a questa situazione senza precedenti e aiutare le persone in fuga da questo conflitto, l’Ue ha convenuto di attivare la direttiva sulla protezione temporanea. La direttiva, diventata immediatamente applicabile il 4 marzo, offre protezione immediata e uno status giuridico chiaro a milioni di persone. La Commissione europea ha inoltre presentato degli orientamenti operativi per assistere gli Stati membri nell’applicazione della direttiva.

Tra l’altro, tali orientamenti sono necessari a chiarire chi ha diritto alla protezione temporanea, includendo ad esempio le persone che hanno beneficiato di protezione internazionale o di una forma di protezione nazionale equivalente in Ucraina prima del 24 febbraio e che sono state sfollate dall’Ucraina a partire dal tale data, nonché i loro familiari.

Gli orientamenti spingono gli Stati membri verso una definizione di “protezione adeguata” ai sensi del diritto nazionale, specificando il tipo di prove necessarie per beneficiare della protezione temporanea o di una protezione adeguata ai sensi del diritto nazionale, ma anche una possibile alternativa alla protezione temporanea, che può essere offerta dagli Stati membri e che non deve necessariamente essere identica, a condizione che rispetti la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea e lo spirito della direttiva sulla protezione temporanea, affinché il rispetto della dignità umana e, quindi, una vita dignitosa siano garantiti a tutti.

Gli orientamenti comprendono un capitolo dedicato ai minori. Per i minori e gli adolescenti non accompagnati dovrebbero essere immediatamente nominati un tutore legale o dovrebbe essere prevista una forma adeguata di rappresentanza. La Commissione europea sta inoltre coordinando gli sforzi di ricollocazione per il trasferimento di minori e adolescenti non accompagnati verso altri Stati membri. Tutti i minori che fuggono dalla guerra, indipendentemente dal loro status, dovrebbero godere di piena protezione e poter accedere agevolmente ai loro diritti specifici, tra cui l’istruzione, l’assistenza sanitaria e l’assistenza psicosociale.

I cittadini ucraini in possesso di passaporti biometrici o coloro che, in virtù della loro nazionalità, sono esenti dall’obbligo del visto per entrare nell’Ue per soggiorni di breve durata hanno il diritto di circolare liberamente nello spazio Schengen dopo essere stati ammessi nel suo territorio per un periodo di 90 giorni nell’arco di 180 giorni. Per le nazionalità non esenti dal visto, la Commissione europea raccomanda che gli Stati membri di primo ingresso rilascino visti di 15 giorni alla frontiera e che gli altri Stati membri non impongano sanzioni pecuniarie a chi trasporta persone che beneficiano della protezione temporanea ma che non sono in possesso di documenti validi per l’ingresso. Del resto, dopo il rilascio di un permesso di soggiorno, le persone con protezione temporanea hanno il diritto di circolare liberamente.

Margaritis Schinas, vicepresidente della Commissione europea con delega alla Promozione dello stile di vita europeo, ha dichiarato che «la decisione senza precedenti di concedere protezione immediata a tutti coloro che chiamano l’Ucraina casa è ora tradotta nella pratica». Per contribuire a rendere il processo il più agevole possibile, la Commissione europea sostiene gli Stati membri con degli orientamenti operativi come, ad esempio, quello che «per garantire che le persone possano circolare senza impedimenti all’interno dell’Unione, si chiarisce che dovrebbero poter ricevere visti della durata di 15 giorni alla frontiera e che in nessun caso chi li trasporta dovrebbe essere multato, anche se sono sprovvisti di documenti». Poi, «attualmente una delle maggiori preoccupazioni riguarda il numero di minori non accompagnati che arrivano e devono essere registrati e ricevere un’assistenza specifica».

Secondo Ylva Johansson, commissaria per gli Affari interni, «in pochi giorni, tre milioni di persone hanno attraversato le frontiere dell’Ue». Sebbene «la manifestazione di solidarietà è stata enorme e la reazione delle autorità impressionante, esistono sfide concrete per evitare che i sistemi nazionali vadano in sovraccarico e garantire che le persone godano della protezione a cui hanno diritto».

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