Frati e suore ancora di moda?

La ricorrenza odierna suscita la riflessione su una scelta che ha ancora qualcosa da dare all'umanità. E anche il cinema concorda

Non è vero che i frati e le suore non sono attuali. Basta vedere il successo che hanno avuto due film che parlavano di loro: “Il grande silenzio” (un documentario di tre ore sul monastero della Grande Chartreuse nelle Alpi francesi) e “Uomini di Dio” (dedicato ai monaci-martiri di Tibhirine in Algeria).

 

Vuol dire che vite dedicate a Dio in maniera radicale, in provocazione al mondo, lanciano una sfida che non passa inosservata. Scegliere di vivere in povertà, castità e obbedienza fa pensare. “Sono matti”, “sono fuori del tempo”, si può dire, in un primo momento. Ma quando si vedono che sono persone contente, utili agli altri, soprattutto coloro che nessuno vuole (malati, bambini, giovani, portatori di handicap, esclusi), in prima linea nella difesa dei diritti sociali e umani anche a costo della vita come in America Latina e in altri Paesi non proprio semplici: allora la critica si trasforma in silenzio.Anche di fronte ai “reclusi” e alle “recluse” nei conventi e monasteri, in silenzio e preghiera, fatti stranamente centro di attrazione per le persone, soprattutto giovani, che vanno da loro a imparare come si vive, a partire dall’ascolto di Dio.

 

Oggi è la Giornata Mondiale per la Vita Consacrata, voluta nel 1997 da Giovanni Paolo II per presentare a tutta la Chiesa il valore di questo tipo di vita. Non solo, ma anche a tutta la società. E’ un peccato la diminuzione di vocazioni alla vita religiosa, non tanto nel senso che manca “mano d’opera” per il Regno di Dio, ma che l’umanità si è impoverita e non sa più produrre vite che valga la pena, che non si lascia affascinare da ideali alti, ma vola basso.

 

Se incontriamo un cappuccino con barba e sandali, scalzo o vari tipi di veli svolazzanti di suore, sorridiamo!

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