Camminano per chilometri, portati su e giù dalle scale mobili, gli espositori e operatori di settore della Fiera del Libro. Ogni tanto qualcuno si ferma nel bel giardino quest’oggi inondato dal sole, e magari si toglie un istante le scarpe per fare riposare i piedi, duramente provati. Ma è questione di poco, poi subito si riparte. Ci sono, infatti, ben poche soste durante la lunga giornata lavorativa: un caffè, un panino, poco più. Se si è giunti fin qui è per trovare il libro giusto di cui acquisire i diritti, per vendere i propri di un libro che superi i confini nazionali. Ci sono i grandi, come gli italiani Mondadori e RCS, ma anche i tanti piccoli. Gli stand solo raramente si assomigliano: alcuni sembrano dei caffè francesi, altri piccole stanze o sgabuzzini, ma c’è movimento un po’ ovunque.
La Fiera conta ben 3000 eventi nel corso della manciata di giorni di apertura: open talk, video, seminari, dimostrazioni. Grandi protagonisti dell’evento gli editori di lingua inglese e spagnola, i più grandi mercati librari del mondo, ma anche e-book e websites che uniscono trasversalmente tutta l’editoria internazionale. E mai come ora i libri per l’infanzia, in formato cartaceo e digitale, sono presenti in maniera significativa in pressoché tutti i padiglioni della Fiera.
Eppure rispetto agli anni passati anche qui si respira aria di crisi, a partire dall’assenza di storici espositori. Uno sguardo sul settore dei libri cattolici, pur se diversificato per lingua e nazionalità, rivela una significativa riduzione degli scambi tra le case editrici. E incomincia a manifestarsi la preoccupazione dei commerciali, degli operatori cioè che domani venderanno i libri scritti o tradotti in questi giorni presentati alla Fiera, di una progressiva contrazione del mercato librario.