Francesco in partenza per la Mongolia

Messaggio del papa alla vigilia del suo viaggio in Mongolia. Una chiesa piccola nei numeri ma vivace nella fede e grande nella carità. È la prima volta che un papa si reca in questa terra situata tra la Russia e la Cina, presso un popolo di nomadi e pastori di cui quasi un terzo vive al di sotto della soglia di povertà
Mongolia. Una famiglia in posa davanti il palazzo del governo a Ulaanbaatar, (AP Photo/Ng Han Guan)

«Desidero rivolgermi proprio a voi, fratelli e sorelle della Mongolia, dicendovi che sono felice di viaggiare per essere tra voi come fratello di tutti». È il saluto di papa Francesco ai 1500 cristiani della Mongolia, alla vigilia del suo 43° viaggio apostolico (https://www.vatican.va/content/francesco/it/travels/2023/outside/documents/mongolia-2023.html).

«Si tratta di una visita tanto desiderata, che sarà l’occasione per abbracciare una Chiesa piccola nei numeri, ma vivace nella fede e grande nella carità; e anche per incontrare da vicino un popolo nobile, saggio, con una grande tradizione religiosa che avrò l’onore di conoscere, specialmente nel contesto di un evento interreligioso».

È la prima volta che un papa si reca in Mongolia, terra situata tra la Russia e la Cina, presso un popolo di nomadi e pastori di cui quasi un terzo vive al di sotto della soglia di povertà. Va a trovare una delle comunità cattoliche più piccole al mondo, guidata dal cardinale Marengo, il più giovane del collegio cardinalizio, che proprio in questi giorni ha espresso gioia e gratitudine per questa visita.

In Mongolia, Paese che ha una popolazione di circa 3,3 milioni di persone, secondo il censimento nazionale del 2020, il 52% della nazione è buddista, il 41% si considera “non religioso”, il 3,2% è musulmano e l’1,3% è cristiano. Il Paese ha stabilito relazioni diplomatiche con il Vaticano nel 1992 e, proprio in quell’anno, i missionari della Congregazione del Cuore Immacolato di Maria hanno mosso i primi passi in questa terra. Da allora il ruolo dei missionari è sempre stato molto importante.

A questa «piccola chiesa», il papa rivolgerà parole di incoraggiamento e speranza. «Sperare Insieme», infatti, è il motto del viaggio. La speranza, ha spiegato la sala stampa vaticana, è una «virtù prettamente cristiana, ma largamente condivisa anche in ambienti non-cristiani, associandola all’avverbio insieme, per sottolineare l’importanza della collaborazione bilaterale tra Santa Sede e Mongolia». La presenza del papa «rappresenta per questa piccola porzione di popolo di Dio un segno di grande speranza e di incoraggiamento e d’altra parte la Chiesa che è in Mongolia, con la sua piccolezza e marginalità, può offrire un segno di speranza per la Chiesa universale».

Il 2 settembre papa Francesco incontrerà i vescovi, i sacerdoti, i missionari, i consacrati e gli operatori pastorali nella Cattedrale dei Santi Pietro e Paolo. La struttura della cattedrale, a forma circolare, ricorda la tipica abitazione dei nomadi mongoli.

Nel 2005, su progetto di frère Mark, della comunità di Taizé, alla cupola sono state aggiunte delle vetrate sulle quali sono raffigurati i quattro evangelisti, rappresentati attraverso l’immagine di un’aquila, un angelo, uno yak ed un leopardo delle nevi (questi ultimi due sono una rivisitazione in chiave locale della tradizionale iconografia cristiana). Nella cattedrale di Ulaanbaatar c’è una statua della Vergine Maria che circa quindici anni fa è stata trovata in una discarica da una donna di Darkhan, nel nord della Mongolia. La signora l’ha portata nella sua Ger, la tradizionale dimora mongola e il cardinale Marengo, prefetto apostolico di Ulaanbaatar, ha poi chiesto di metterla nella cattedrale e l’ha chiamata «Madre del cielo». Sarà proprio la donna che ha trovato la statua ad accogliere papa Francesco all’ingresso della cattedrale.

Molto significativo sarà, il giorno successivo, l’incontro ecumenico e interreligioso presso l’Hun Theatre, cui prenderanno parte rappresentanti di sciamanesimo, scintoismo, buddismo, islam, ebraismo, induismo e altre confessioni. Per questo motivo, parteciperanno al viaggio al seguito papa, insieme al cardinale Tagle, anche il cardinale Koch, Prefetto del Dicastero per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, e il cardinale Ayuso, Prefetto del Dicastero per il Dialogo Interreligioso.

Il 3 settembre papa Francesco celebrerà, poi, la messa nella Steppe Arena. Ai fedeli residenti in Mongolia, si stima che si aggiungeranno circa mille fedeli provenienti da diversi Paesi vicini. Tra questi: Russia, Cina, Thailandia, Kazakhstan, Kirghizistan, Azerbaigian, Vietnam.

Nell’ultimo giorno, infine, l’abbraccio agli operatori della carità e l’inaugurazione della «Casa della misericordia», struttura scolastica che prima apparteneva a suore di S. Paolo di Chartres che ora è stata allestita come rifugio per i poveri, i migranti e le donne vittime di violenza domestica. «È bello che il papa concluderà il suo viaggio in questo luogo di amore», ha commentato il direttore della sala stampa Vìvaticana Matteo Bruni.

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