Francesco Marabotto ci ha lasciato

Si sono svolti stamani a Roma i funerali del caporedattore per la salute dell'Ansa, scomparso pochi giorni fa dopo una lunga malattia. Soprannominato "Il primario" per i suoi studi di medicina, ha unito alla sua professionalità una grande umanità e un forte impegno civile. La redazione di Città Nuova si unisce al dolore della famiglia
Francesco Marabotto

«In redazione veniva soprannominato “Il primario” per i suoi studi di medicina, che lo aiutavano a capire cosa fosse davvero importante, ma era stato anche un paziente e questa esperienza era uno strumento in più per il suo lavoro». Maria Emilia Bonaccorso racconta di Francesco Marabotto, scomparso nella notte del 26 gennaio a Roma dopo un lungo lottare per rimettere in sesto il fegato. Avrebbe compiuto 59 anni il prossimo 22 luglio.

Francesco era il suo caporedattore per la salute all’agenzia d’informazione Ansa. Oltre vent’anni di collaborazione con lui e l’impegno a seguire gli stessi temi, da quando, nello scorso luglio, era andato in pensione. Anche dal letto di ospedale, tuttavia, continuava a inviare pezzi, l’ultimo dei quali porta la data del 22 novembre.

«È stato tra i primi ad abbracciare con passione la svolta multimediale del lavoro giornalistico e migliaia di articoli con la sua sigla Mrb hanno raccontato una sanità e una medicina che cambiava, i grandi scandali e tutte le riforme, dal caso Di Bella a quello Stamina, dalla scoperta dell’Aids alla medicina genetica», riferisce la collega. Marabotto era stato insignito della Medaglia d’argento della Presidenza della Repubblica come Benemerito della Sanità pubblica e aveva ricevuto molti premi e riconoscimenti.

«Francesco è stato una colonna dell’Ansa, un grande giornalista che ci ha sempre aiutato a capire le notizie più complesse, a non cadere nel sensazionalismo. Con la sua autorevolezza, competenza e serietà ha guidato l’informazione scientifica dell’Ansa portandola ad un livello di eccellenza riconosciuto da tutti gli operatori del settore. Gli siamo grati per questo patrimonio che ci lascia e che non dobbiamo disperdere», ha commentato il direttore dell'agenzia Luigi Contu, anche a nome degli oltre 300 giornalisti. Prima dei 25 anni all’Ansa aveva lavorato al Giornale del Medico.

«Era gentile, aveva un tratto signorile e modi pacati – riprende Maria Emilia Bonaccorso –, ma sapeva essere fermo e durissimo nel fare da diga ad ogni tentativo di manipolare l’informazione da parte di chiunque». E poi aggiunge un particolare significativo: «Sapeva quanto fosse importante dare spazio ai pazienti».

Insomma, grande umanità unita a grande impegno. Anche civile. Fu il primo segretario nazionale del Tribunale dei diritti del malato e contribuì a fondare l’Istituto mediterraneo per i trapianti e terapia ad alta specializzazione a Palermo. Le prigioni, con l’associazione Volontari in carcere, erano un suo ulteriore campo d’azione.

Non suonano perciò di circostanza le parole del ministro della Salute Beatrice Lorenzin: «La morte di Francesco Marabotto ci colpisce e ci addolora. Con lui scompare una figura esemplare del giornalismo, fatto di rigore assoluto, di rispetto per la scienza e per i malati, di serietà professionale e grandissima competenza». Nient’affatto formali pure le espressioni dell’ex ministro della Sanità Renato Balduzzi: «La sanità italiana è un insieme di molti mondi vitali e uno di questi è rappresentato dal giornalismo specializzato. Marabotto stava nel gotha di questi giornalisti, persone che hanno interiorizzato la complessità del Servizio sanitario e che l’hanno restituita ai cittadini in modo corretto, equilibrato, senza nasconderne difetti, lacune e inefficienze ma senza negarne i caratteri positivi».

Anche la redazione di Città Nuova si unisce al dolore e si fa vicina alla moglie Daniela De Robert, giornalista del Tg2, ai fratelli Federico, Giuseppe e Paolo, alla sorella Maria Teresa. Ricordiamo con gratitudine e profonda amicizia i loro genitori, l’architetto Nino e la signora Marcella, appassionati sostenitori della nostra rivista, la cui redazione, per tanti anni, ebbe sede nel quartiere Prati, a Roma, vicino alla casa dell’accogliente famiglia Marabotto, prodiga d’inviti anche per un rapido pranzo.

Foto Ansa

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