Formichine, la forza nascosta

L’incontro del Papa con i movimenti, la vigilia di Pentecoste, ha nuovamente messo in luce la presenza creativa dello Spirito nella Chiesa di oggi. Meno, ma non meno incisivo. l’incontro avuto, quindici giorni prima, con i superiori e le superiore generali degli istituti religiosi. La parabola della situazione attuale della vita consacrata l’ho vista poco tempo fa, una mattina presto, nella penombra della grande chiesa del Cottolengo a Torino. Un centinaio di suore, tutte nere, tutte rigorosamente uguali come lo sono le formichine nere. Non si distinguevano le une dalle altre come avviene per tutte le formichine nere. Pregavano all’unisono, si alzavano all’unisono, si segnavano all’unisono, s’inginocchiavano all’unisono, lasciarono la chiesa all’unisono. Ma prima che se ne andassero m’ero presto il tempo per guardarmele ad una ad una, per quanto me lo consentisse la luce scarsa, nel tentativo di cogliere qualche eccentricità, qualche differenziazione, o almeno qualche caratterizzazione che le distinguesse l’una dall’altra. Forse era la lontananza del mio punto d’osservazione, ma non notavo diversità. Formichine. Vent’anni, quaranta, cinquanta e più e più. Sempre lì, accanto agli stessi ammalati, ai corpi rattrappiti, alle menti lontane, come madri che assistono con amore i figli. Sempre lì, nei lunghi corridoi con le tante stanze, luoghi non più anonimi perché da loro resi casa, persone non più sole perché da loro fatte famiglia. Vent’anni, quaranta, cinquanta e più e più. Gli stessi gesti ripetuti da quando erano giovani. Lavare mani rattrappite, accarezzare un volto sbilenco, imboccare chi non ha più braccia, giocare col bambino deforme, consolare il rantolo del vecchio, pettinare i capelli su un volto spento… Chi si ricorda più di loro? Chi le conosce? Nascoste nel villaggio del dolore e dell’amore, con i brevi tragitti dalla chiesa all’ospizio, dalla cella all’orto… Ignote ai più. E se lo scoraggiamento avesse il sopravvento? E se facesse capolino la vanità e la voglia d’apparire? E se pretendessero finalmente d’essere loro oggetto d’attenzione e d’amore? E invece rimangono lì, fedeli, dimentiche di sé, dedite a quegli infelici che, grazie a loro, non sono più tali. Formichine? Sì, al mio sguardo superficiale. Ma all’occhio di Dio ognuna di loro è diversa, singolare, unica. Lui le conosce ad una ad una, irrepetibili capolavori dall’inestimabile valore. La forza nascosta della Chiesa.

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