I figli non sono tutti uguali

L’importanza di accettare e accogliere ciascun figlio nella sua particolarità, senza negarla

Giacomo e Arianna aspettano Monia. Sono all’ottavo mese di gravidanza e già ognuno di loro ha delle chiare idee sulla bambina che dovrà arrivare. Hanno in mente che genitori vorrebbero essere. Hanno anche bene in mente che stile educativo vorrebbero applicare e che comportamenti vorrebbero che il figlio mettesse in atto e quali invece no. Diventeranno genitori in età matura, entrambi a 35 anni, hanno tante consapevolezze importanti, hanno studiato, letto, si sono informati per non arrivare impreparati all’incredibile evento che scuoterà le loro vite. Poi arriva Monia. Una bambina vivace con occhi grandi e vispi che tutto ha intenzione di fare tranne che adeguarsi alle aspettative dei genitori.

Giacomo e Arianna si trovano a vivere la sfida più grande della genitorialità: essere flessibili. Sviluppare una grande capacità di adattamento che gli permetta di adattarsi appunto alle esigenze del figlio senza però disorganizzarsi. Cercare di modificare le idee iniziali senza però perdersi. Accogliere il figlio reale che hanno dinanzi, e non quello tanto immaginato, provando a indicare un sentiero che, però, non sia un percorso rigido da seguire dove o si è dentro o si è fuori.

Diventare genitori espone ciascuno a degli importanti cambiamenti. Ci si confronta costantemente con i modelli genitoriali passati e tante domande potrebbero accompagnare l’esperienza della genitorialità: «sarò più o meno bravo dei miei genitori?»; «cosa vorrei salvare e trasmettere ai miei figli dell’educazione ricevuta e cosa invece vorrei lasciare andare?». Possono anche sorgere nuove consapevolezze legate all’esperienza che si è vissuta come figli, ci si può accostare inoltre, maggiormente ai propri genitori perché in qualche modo vi può essere la nuova possibilità di condividere un’esperienza più simile. Inoltre, come nel caso sopra citato, soprattutto se si diventa genitori da adulti le aspettative possono essere molto forti.

È bene ricordare però che ogni figlio può porre ciascuno dinanzi a sfide diverse. Può esserci il figlio più simile, con cui ci si sente maggiormente in sintonia e quello che invece ci sembra proprio di non riuscire a comprendere. È naturale ed umano che sia così ed è necessario metterlo a fuoco senza nascondersi dietro al «i figli sono tutti uguali». È proprio la consapevolezza delle differenze, infatti, sia personali che dei figli che può aiutare e guidare nel percorso genitoriale.

A tal proposito se ci sono delle difficoltà diviene essenziale chiedersi: «Perché entro tanto in conflitto con questo figlio?», oppure «quale parte di me più fragile viene messa in discussione da questa persona che sta crescendo e che mi appare così diversa?». E così via. Le domande potrebbero essere tante, ma è importante farsele per non cadere nel semplicistico “mio figlio è terribile”, oppure “Giorgio è proprio cattivo” e così via. Se non si cerca di comprendere quello che sta accadendo, infatti, si rischia di etichettare in maniera fuorviante dei bambini e dei ragazzi che possono realmente crescere con l’idea di essere così.

Accogliere dunque il figlio anche nella diversità senza negarla. Mettere a fuoco che un figlio può generare in ciascuno più difficoltà di un altro. Capire perché. Comprendere che sulla base di queste differenze anche ciascun genitore può essere diverso in base a chi ha dinanzi. Riconoscere, quindi, le fragilità proprie e dell’altro affinché si eviti che la relazione si impoverisca e che si crei un muro invalicabile.

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