Figli lontani, forse…

Chi entra in Paradiso? Non basta frequentare la messa, le nostre opere saranno il vero lasciapassare.

Miriam e Silvia
«Conosci qualcuno più generoso di Silvia?», ha chiesto Miriam al marito Luigi. Con un cenno del capo le aveva risposto che no, non ne conosceva. Quella figlia provata dalla vita, forte e coraggiosa, era un capolavoro di attenzioni, di vicinanza, di aiuto a chi ne aveva bisogno. In lei la generosità era umile, senza chiedere mai nulla in cambio. Eppure, Silvia dava a Miriam la sensazione di aver fallito in qualcosa, di non averle dato tutto. Silvia le aveva detto proprio quel giorno che non frequentava la messa e così la sua figlioletta. E per Miriam questo era fonte di dolore, quasi che quel Dio a cui la figlia non faceva (forse) riferimento, potesse scordarsi di lei e della nipotina.

Sperimentare un Padre buono e sempre presente non era forse una strada percorribile, utile, salvifica, in cui anche la bambina avrebbe potuto rispecchiarsi crescendo e imparando a rivolgersi a quel Padre che non ferisce e non abbandona e non umilia? Poi, vedendola assorta, Luigi, l’aveva riportata alla realtà e le aveva sussurrato: «Ma non dobbiamo preoccuparci per questo, fidiamoci». E basta. E Miriam si era imposta quella risoluzione: fidarsi e basta. La testa aveva approvato, ma nel cuore era rimasta una lacerazione, non a causa di Silvia, lo ammetteva, ma per l’incertezza che la opprimeva.

Giovanna
La sera dopo Miriam si trovava a un incontro di programmazione di attività di volontariato, quando Giovanna, un’amica, le aveva in pochi istanti confermato quel che aveva in mente, ma che restava muto nelle pieghe dell’anima. Le sue parole potevano annoverarsi fra i segni che la Provvidenza, o la vita, che sono la stessa faccia dell’esistenza, manda quando se ne ha bisogno.

«Dobbiamo essere attenti, molti si sentono esclusi dalla Chiesa perché sperimentano il pregiudizio e il rifiuto. Chi siamo noi cristiani per giudicare i fratelli? Chi ha detto che in Paradiso ci vanno coloro che sono sempre a messa? Il primo a entrare in Paradiso non è stato il ladrone appeso alla croce accanto a Gesù? È dalle azioni che Dio ci giudicherà, dalla carità e dall’amore che avremo avuto per i più piccoli e per quelli con cui viviamo. Questo è importante. Chi sta in chiesa con tutti i suoi limiti sarà salvato più di chi ama e dona agli altri i propri talenti e le proprie forze?», aveva ipotizzato sorridendo Giovanna, spargendo una brezza leggera di speranza fra i presenti.

Chi entra in Paradiso?
Miriam pensava a Silvia. Ed era intimamente grata per quelle parole che le avevano confermato che il rispetto per le scelte della figlia, l’accoglienza umile e sincera, la disponibilità ad esserci sempre per lei e l’apprezzamento per la sua testimonianza, avrebbero dato i frutti sperati… «Tu fidati di Dio e avrai fatto tutto», diceva la beata Chiara Luce. Dio avrebbe provveduto a tutto, aveva concluso Miriam e questa fiducia andava coltivata dai genitori, con la preghiera e una vita coerente e credibile.

La quotidianità ci mette a contatto con tante persone, i loro sentimenti, i loro valori e le scelte conseguenti, i loro limiti e i nostri. Riflettere sulla misericordia e sulla vocazione alla pace e all’accoglienza che Dio ha destinato agli uomini per la loro felicità, ci apre il sipario sulla speranza, sulla salute fisica e spirituale. «Lo Spirito soffia proprio dove vuole», aveva concluso Giovanna. «L’importante è agire nell’attenzione e nell’ascolto e nella condivisione, senza timore e senza chiusure. È sorprendente pensare che il Paradiso probabilmente sarà molto frequentato da tante persone che non hanno solcato assiduamente le nostre chiese».

Consolante è constatare che si può alimentare la consapevolezza, il desiderio, la gioia di accogliere e di attingere, dal Vangelo e dai suoi testimoni, la forza per camminare in una Chiesa generosa e misericordiosa.

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