Feste patronali e Covid, polemiche a Nocera Inferiore

La diocesi di Nocera Inferiore ha deciso di sospendere le processioni religiose a causa del perdurare del pericolo Covid. Contestazioni anomime e tanta solidarietà al vescovo Giuseppe Giudice che dice questo può diventare «un tempo propizio affinché possa aprirsi una riflessione più ampia e costruttiva sulla pietà popolare e le sue manifestazioni esteriori»
Festa patronale. Foto Pixabay

Ha destato molto scalpore l’affissione, nelle città della diocesi campana di Nocera Inferiore-Sarno, di manifesti funebri contro il vescovo Giuseppe Giudice, dopo la sua decisione di sospendere le processioni religiose fino a data da destinarsi. I manifesti, sui cui autori stanno indagando i Carabinieri di Nocera (che avrebbero già effettuato un fermo), affermavano che il presule ha «tragicamente ucciso e oltraggiato le nostre feste patronali».

Firmatari dell’annuncio mortuario «bande musicali, fuochisti, ambulanti, giostrai, ditte delle luminarie e molti commercianti che ancora piangono un periodo buio per la crisi legata al Covid ed ora continuano a non lavorare per una scelta disonesta e ingiusta». In chiusura una promessa che suona come una minaccia: «Un grave lutto ha colpito il nostro agro, ma uniti vinceremo contro il vescovo».

Immediata la solidarietà trasversale di autorità religiose, civili e militari e di semplici cittadini che non hanno esitato a dimostrare a mons. Giudice la propria vicinanza. Alcuni sindaci, fino al giorno precedente possibilisti sull’eventualità di svolgere ugualmente le feste civili, si sono detti cauti e timorosi alla luce degli eventi delle ultime ore e pensano a «proposta comune», tra Curia e amministrazioni locali.

Il vescovo ha ringraziato, con una nota pubblicata sul sito diocesano, per il sostegno i ricevuto affermando che: «In questi giorni ho sentito forte la vicinanza e la solidarietà di tanti confratelli, delle istituzioni civili, in particolare dei sindaci della Diocesi, della comunità diocesana, delle associazioni ecclesiali e soprattutto di tanti cittadini che mi hanno fatto sentire il loro affetto sincero. Vi chiedo di pregare per me e per questo territorio».

La decisione, assunta insieme al presbiterio diocesano durante l’assemblea del clero del 1° aprile, era scaturita dalla riflessione che pur essendo «terminato lo stato di emergenza pandemico, ma non è finita la pandemia. Il Covid-19 continua a diffondersi e si contano ancora vittime. Le nostre comunità sono, inoltre, scosse per il conflitto bellico in Ucraina, che richiede preghiera per la pace, sobrietà e carità nei confronti dei fratelli che hanno perso tutto sotto i bombardamenti», come spiegato in una nota.

In un recente documento la presidenza della Conferenza Episcopale Italiana aveva dato il via libera alla possibilità di «riprendere la pratica delle processioni», lasciando però ai singoli vescovi la decisione nelle relative diocesi perché «nelle considerazioni delle varie situazioni e consuetudini locali si potranno adottare indicazioni particolari», dal momento che «la situazione sollecita tutti a un senso di responsabilità e rispetto di attenzioni e comportamenti per limitare la diffusione del virus».

Una medesima posizione è stata presa anche da altre diocesi, soprattutto nelle regioni meridionali, tenendo anche conto degli interessi che queste manifestazioni di pietà popolare suscitano nella criminalità organizzata. Da vari anni la Chiesa sta riflettendo su come purificare queste espressioni esteriori di fede che, pur nella loro bellezza e unicità, presentano aspetti controversi.

Così come affermato dalla nota della diocesi nocerino- sarnese, secondo la quale la sospensione non doveva essere vista come una chiusura alle esigenze e ai desideri della comunità, ma come «un tempo propizio affinché possa aprirsi una riflessione più ampia e costruttiva sulla pietà popolare e le sue manifestazioni esteriori».

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