Festa delle famiglie e congresso teologico

Dopo il festival delle famiglie, che ha aperto l’incontro mondiale delle famiglie, nei prossimi giorni proseguiranno le riflessioni, compreso il Congresso teologico pastorale. Le esperienze di cinque famiglie e il commento del papa.
(AP Photo/Andrew Medichini)

Il titolo “Festival delle Famiglie”, i presentatori televisivi di grido, il gruppo pop famoso, accompagnato da un’orchestra sinfonica, potevano far presagire una kermesse un po’ leggera, uno show in stile televisivo. L’incontro è stato invece un momento profondissimo e toccante in cui cinque famiglie, diverse tra loro, hanno raccontato al Papa (ed al mondo intero) la loro vita.

Una famiglia italiana racconta la solitudine vissuta dopo il matrimonio, prima di riuscire a trovare nella Chiesa una comunità, altre famiglie che l’accogliessero. Roberto e Maria Anselma Corbella sono invece i genitori di Chiara Corbella Petrillo, la giovane madre di famiglia proclamata Serva di Dio nel 2018.

Una famiglia congolese passata attraverso una brutta crisi che si arresta di fronte all’ineluttabilità del divorzio; aiutata da amici comuni e nella profondità del perdono reciproco ritrovano l’amore e poi Dio. Quindi una famiglia profuga dall’Ucraina, madre e figlia diciassettenne, narrano della loro fuga e della famiglia numerosa che le ha accolte in Italia.

Ed infine, a raccontare la propria vita è la famiglia di Luca Attanasio l’ambasciatore italiano ucciso in Congo: la giovane vedova, le tre bambine e la nonna materna.

Il Papa incoraggia le famiglie del mondo e le invita a «partire dalla situazione reale e da lì provare a camminare insieme: insieme come sposi, insieme nella vostra famiglia, insieme alle altre famiglie, insieme con la Chiesa». Il «partire dalla situazione reale» è una delle grandi novità del magistero di Francesco. Il Papa assicura poi tutti che «la vicinanza è lo stile di Dio: vicinanza, compassione e tenerezza. Questo è lo stile di Dio!». Quindi, con affetto ed attenzione, commenta i cinque racconti ascoltati e le sue parole, pure e semplici, sono piene di sapienza magisteriale.

A Luigi e Serena che si erano sentiti soli dentro la Chiesa, il papa dice che è un fatto grave ma dice di essere molto consolato dalla ragione per la quale essi hanno comunque voluto far battezzare i tre figli. «Nonostante gli sforzi umani più nobili, noi non ci bastiamo…».

Il Papa aveva invitato tutte le famiglie «a fare un passo in più, anche se piccolo». Quello dei Cordella è, secondo il Papa “un passo in più”, per abbracciare la croce. Il Papa li ringrazia, dice: «Ci avete parlato della croce, che fa parte della vita di ogni persona e di ogni famiglia». Conclude: «Che il Signore sostenga e renda feconda ogni croce che le famiglie si trovano a portare».

A Paul e Germaine, la famiglia congolese, il Papa dice: «Avete avuto il coraggio di raccontarci la crisi che avete vissuto nel vostro matrimonio […] in ogni matrimonio ci sono le crisi: dobbiamo dircelo, dobbiamo svelarlo e andare sulla strada per risolverla».

Poi ricorda una basilare verità: «Il desiderio che c’è nel fondo del cuore di ognuno è che l’amore non finisca, che la storia costruita insieme con la persona amata non s’interrompa, che i frutti che essa ha generato non vadano dispersi. Tutti hanno questo desiderio».

La guerra ha messo le due profughe ucraine di fronte al cinismo e alla brutalità umana, ma hanno incontrato anche persone di grande umanità: «Il peggio e il meglio dell’uomo! – dice il Papa –, ma è importante per tutti valorizzare il bene di cui è capace ogni essere umano, e da lì ripartire».

Pietro ed Erika, hanno dunque accolto Iryna e Sofia dall’Ucraina; il Papa conferma la loro sensazione che l’accoglienza è una “benedizione del cielo” e ricorda a tutti noi che l’accoglienza è proprio un “carisma” delle famiglie.

Il racconto di Zakia, vedova di Luca Attanasio, è commovente soprattutto quando la giovane vedova dice di parlare di Luca al presente perché avverte di sentirlo ancora vivo e presente. Il papa cita le parole della donna: «Abbiamo basato la nostra famiglia sull’amore autentico, con rispetto, solidarietà e dialogo tra le nostre culture. E niente di tutto questo è andato perso, nemmeno dopo la tragica morte di Luca».

Il papa ringrazia Zakia, ma anche la mamma «che è qui e ti ha accompagnato sempre nel tuo percorso: questo è il bene che le suocere fanno in una famiglia, le brave suocere, le brave mamme! Ringrazio lei di essere venuta con te, oggi».

La mattina dopo, il 23 giugno, il card. Farrel apre ufficialmente il Congresso teologico pastorale. Gregory e Lisa Popcak (Payton family Institute, USA) espongono l’interessante idea di una teologia e di una vera liturgia della chiesa domestica.

Poi il panel “Sposi e sacerdoti insieme per costruire la chiesa” pone il tema della necessaria partnership tra coniugati e consacrati nel costruire la Chiesa. La famiglia non è più il terminale estremo della pastorale familiare ma è necessaria protagonista, in pieno spirito sinodale, della vita della Chiesa. E Joris Jalinskis, sacerdote e giudice rotale lettone, ricorda: «La chiesa non ha mai visto contrapposti il sacerdozio ed il laicato familiare».

Segue una sessione su giovani ed anziani con una immancabile intervento sul ruolo dei nonni, ricorrente novità nella pastorale di Papa Francesco. Si parlerà poi di amore familiare alla prova e di accompagnamento della maternità e della paternità e delle coppie nei primi anni di matrimonio.

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