Fermezza e apertura

I gravissimi attentati di Bruxelles confermano le strategie del Daesh. Serve una risposta europea che sia decisa e unitaria, ma che non tradisca la nostra identità pacifica. Il no fermo dei musulmani italiani nelle parole di Kamel Layachi e Youssef Sbai
Candele in ricordo delle vittime degli ultimi attentati a Bruxelles

Ormai le immagini sono consuete dopo Charlie Hebdo e dopo il Bataclan. Il terzo attentato di ampie dimensioni in terra europea perpetrato dal Daesh in poco più di un anno. Una strategia che, forse non involontariamente, colpisce media, luoghi di divertimento e mezzi di trasporto. Tre simboli della cultura europea.
 

Scrivevo ieri, a proposito delle ragazze morte a Tarragona nell'incidente di pullman che ha coinvolto tanti studenti Erasmus, che ormai ci sono tanti morti europei, e non solo dei singoli Paesi. Anche le vittime di Bruxelles lo sono.
 

Europa che sempre più avrebbe bisogno di politiche comuni nel campo della sicurezza e dell'intelligence, delle migrazioni, della finanza, degli esteri. Ma l'Unione tentenna, tergiversa, esita. Rischiando di tradire le sue vocazioni originarie alla pace, alla tolleranza e all'apertura.
 

Confortanti le manifestazioni di solidarietà espresse dagli amici musulmani italiani. Ne riportiamo un paio, assai significative.
 

Ci scrive ad esempio dal Veneto l'imam Layachi Kamel: «Le notizie terribili che ci giugono da Bruxelles ci riempiono di dolore e di rabbia ma ci richiamano anche alla responsabilità comune e all'area comune in un  momento così difficile. Alle mie più sentite condoglianze al popolo belga e ai familiari delle vittime associo un appello urgente alle guide delle religioni di tutte le fedi per raddoppiare il lavoro di prevenzione e di formazione in seno alle comunità musulmane d'Italia e diffondere la cultura del rispetto per la vita presente nelle diverse religioni. A prescindere da chi ha pensato e compiuto questi atti criminali, sono qui a condannare ancora una volta questa violenza omicida che non rappresenta nessuna religione e tanto meno la religione islamica e i musulmani nel mondo. Questi fatti non devono portarci a perdere la speranza in un mondo unito e tanto meno a creare fossati o peggio dividerci in strumentalizzazioni dannose per la coesione sociale».
 

E l'imam di Massa, Youssef Sbai, noto rappresentante dell'Ucoii: «Gli attentati terroristici di Bruxelles ci attristano come umani e come musulmani. E ci riempiono di dolore per le vittime e per l'attacco al simbolo della Comunita europea. I terroristi hanno colpito gli stessi valori di vita, di convivenza e di fratellanza raccomandati dall'Islam. I musulmani d'Europa, e nello specifico d'Italia, devono schierarsi con la struttura sociale nel suo complesso contro la cultura di odio. Noi musulmani d'Italia siamo in guerra contro il terrorismo e continuiamo a fare il nostro dovere civile nella sua dimensione socio-culturale. Non è il momento del panico o delle discordie politiche, ma è il momento della coesione della società nelle sue diversità contro il male. Esprimo la mia solidarietà alle vittime, i feriti e al popolo belga».
 

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