Fermare la strage, una chiamata per l‘Europa

Mezzo milione di morti, solo tra i soldati, è il bilancio di 18 mesi di guerra in Ucraina secondo le fonti del New York Times. Una tragedia a cui ci può abituare rimuovendo la possibile escalation. Invito delle associazioni cattoliche ad evitare di ignorare, come nel 1917, l’invito del papa di allora a fermare “l’inutile strage”. L’Unione Europea fa troppo poco secondo il cardinale Zuppi
Guerra Ucraina (AP Photo/Libkos)

Secondo le fonti ben informate del New York Times, dall’inizio dell’invasione militare dell’Ucraina decisa da Putin sarebbero morti circa mezzo milione di soldati, tra russi e ucraini. Un numero da prendere con le molle considerando la mancanza di trasparenza dei dati da entrambe le parti ma che suscita orrore per la tragedia in corso ormai da 18 mesi nel continente europeo, anche perché non tiene conto delle vittime mietute tra la popolazione civile.

La notizia è scivolata via assieme alle altre nella stagione estiva in chiusura, dove si preveda lo scontro più cruento per la controffensiva ucraina sostenuta dalle forniture di armi occidentali, ma che sembra consegnare una situazione di stallo al prezzo di immani sofferenze e lutti.

È come se, man mano, ci si potesse abituare ad una guerra senza fine con la prospettiva rimossa del possibile baratro dell’escalation bellica, impossibile da fermare una volta scatenata dagli eventi imponderabili che sempre accompagnano le dinamiche belliche.

In tale scenario si muove controcorrente l’azione di papa Francesco per cercare di fermare la strage in corso. Non solo con la riservata diplomazia della Santa Sede ma con l’incarico diretto al cardinale di Bologna, Matteo Zuppi, di cercare una strada di dialogo tra Kiev e Mosca. Un tentativo considerato estremo e senza speranza da alcuni, oppure, per altri, addirittura lesivo della determinazione necessaria alle truppe schierate sul campo, potendo accettare solo il carattere umanitario dell’intervento del Vaticano.

Uno stato di cose che appare simile al fastidio dei capi delle Nazioni, con l’eccezione del Belgio, per gli appelli di Benedetto XV che chiedeva nel 1917 di fermare “l’inutile strage”.  Quel “suicidio dell’Europa” definito anche così da quel papa mentre da tutte le parti in confitto si invocava la protezione di Dio in ragione della giusta causa della guerra. Una frattura epocale che segna la storia attuale.

Per queste ragioni, le associazioni e i movimenti ecclesiali che a partire dal 2021, quindi prima dell’ecatombe in Ucraina, si sono mosse per sostenere la campagna internazionale di proibizione dell’arma nucleare, hanno rilanciato un appello per «chiedere la discussione pubblica sull’adesione dell’Italia al Trattato Onu 2017 di messa al bando delle armi nucleari» esprimendo il più convinto sostegno all’azione di pace in corso della Santa Sede per fermare il conflitto in Ucraina.

Entrando nel dettaglio, i responsabili delle diverse realtà affermano che «in uno scenario bellico sempre più instabile, che prepara la strada all’uso di armi sempre più micidiali, è dissennato ostacolare ogni tentativo ragionevole di impedire ulteriori morti e sofferenze indicibili come condizione necessaria per aprire serie trattative di pace da parte della diplomazia internazionale con il sostegno della società civile mondiale».

In maniera particolare vengono prese di mira le tesi, definite “anacronistiche e inquietanti” di coloro «che si oppongono a un cessate il fuoco; esse ricordano le critiche contro l’appello levato da Benedetto XV per fermare “l’inutile strage” della “grande guerra”».

Una presa di posizione «Spes contra Spem» (Sperare contro ogni speranza) nel sostegno alla missione del cardinale Zuppi che va intesa come una «lettura feconda e vigile dei segni dei tempi».

Ed è significativo il fatto che lo stesso cardinale e presidente della Cei in occasione della sua presenza alla manifestazione del Meeting dell’amicizia dei popoli abbia rilasciato un’intervista al “Sussidiario”, testata on line dell’area ciellina organizzatrice dell’evento, criticando esplicitamente l’Unione Europea perché «fa troppo poco» per fermare la guerra. «Dovrebbe fare molto di più. Deve cercare in tutti i modi di aiutare iniziative per la pace, seguendo l’invito di papa Francesco a una pace creativa».

Una richiesta esplicita di azione politica che rimanda all’impegno concreto di coloro che si ritrovano in questa prospettiva. Un’indicazione che non può non impattare con i contenuti delle prossime elezioni europee del 2024 che si annunciano quanto mai importanti.

L’appello è stato lanciato da ACLI, AGESCI, Azione Cattolica Italiana, Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII, Movimento dei Focolari Italia, Pax Christi, CIF, Centro Internazionale Hélder Câmara, Città dell’uomo aps, Confcooperative, Comunione e Liberazione, Coordinamento delle Teologhe Italiane, CSI-Centro Sportivo Italiano, C3DEM, Federazione Nazionale Società di San Vincenzo De Paoli, FOCSIV (Federazione Organismi Cristiani Servizio Internazionale Volontario), Fondazione don Lorenzo Milani, Fondazione Don Primo Mazzolari, Fondazione La Pira, Fondazione Magis, Fraternità Francescana Frate Jacopa, FUCI, Gruppo Abele, IPRI-CCP (Istituto Italiano di Ricerca per la Pace-Corpi Civili di Pace), Libera, MEC* (Movimento Ecclesiale Carmelitano), MCL-Movimento Cristiano Lavoratori, Rete Viandanti, Associazione Rosa Bianca, SERMIG, Argomenti 2000.

 

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