Famiglia, società civile e sviluppo economico

Per affrontare un tema così importante occorre fare una premessa. Secondo la cultura liberista, le merci (beni o servizi) sono al centro dell’interesse degli uomini e quindi le regole economiche non possono che essere regole relative alla produzione e al consumo delle merci. Gli stessi liberisti ci hanno poi insegnato che queste regole sono immutabili ed indipendenti dalla persona umana (la teoria della mano invisibile). Tuttavia, proprio l’esperienza umanista italiana ci dimostra che un sistema economico è efficiente anche se è costruito attorno alla persona ed alla sua capacità relazionale. A questo punto cosa si può fare? Innanzitutto bisogna cominciare ponendo al centro delle politiche economiche e sociali, la persona umana e quindi la famiglia come società naturalmente predisposta al sevizio della persona umana. Ne consegue che la famiglia deve essere considerata un soggetto non solo sociale ma pure economico e in particolare come una qualsiasi impresa (impresa civile, secondo l’accezione di Zamagni e Bruni). Ciò in quanto la famiglia non consuma ma investe natural- mente in beni relazionali, ovvero in rapporti che abituano le persone ad entrare in contatto con altri, in un atteggiamento non di conflitto ma di servizio. Tanto migliori (e più fraterni) sono i rapporti generati nella famiglia, quanto migliori sono gli effetti benefici sulla società civile. Infatti la buona riuscita degli investimenti familiari in termini di migliore educazione, istruzione, formazione, assistenza genera nei confronti dei soggetti direttamente beneficiari, ottimismo e fiducia che, a loro volta, liberano risorse positive a vantaggio di tutta la società civile. In altre parole, le relazioni che nascono nella famiglia, confluiscono nella società civile contribuendo alla sua crescita anche economica. Infatti se è vero che solo sostenendo le famiglie non si crea sviluppo economico, è anche vero che non vi può essere sviluppo economico senza assegnare alla famiglia un ruolo centrale. È per questo che i prestiti alle famiglie non devono essere intesi come prestiti al consumo ma come microcredito concesso a favore delle imprese sociali o alle microimprese. Quale funzioni hanno la società civile e le istituzioni in questo contesto? La società civile deve svolgere una importante funzione di sostegno fraterno e di garanzia delle famiglie stesse in tutti quei momenti straordinari in cui la famiglia da sola non riesce a trovare le risorse per affrontare esigenze contingenti (penso a forme di garanzie da prestare agli istituti di credito a favore delle famiglie, consulenze finanziarie, borse di studio, oppure aiuto nell’organizzazione di assistenza familiare a favore di malati, anziani e bambini…). Le istituzioni, dal canto loro, devono contribuire a creare questa nuova cultura della famiglia cominciando con attività legislative e amministrative che agevolino l’assunzione di responsabilità di tutti i soggetti della società civile comprese le famiglie. Occorre quindi attuare concretamente politiche a favore della sussidiarietà, abbandonando forme di assistenzialismo incapaci di guardare ai bisogni reali delle famiglie. Tuttavia per partire con un programma che responsabilizza (economicamente e socialmente) le Istituzioni, la società civile e ciascuna singola famiglia (ivi inclusi i suoi membri), occorre prima di tutto precisare che la famiglia ha non solo il diritto ma anche il dovere di svolgere un ruolo sociale ed economico rilevante per il bene comune della società civile. Per questo, e cioè perché accanto ai diritti vengano posti esplicitamente i doveri della famiglia, è necessario definire chiaramente la famiglia stessa, senza equivoci. In altre parole la famiglia non può essere tale solo perché si richiama a legami affettivi, ma perché i suoi componenti si prendono pubblicamente un impegno ufficiale nei confronti della società civile, un impegno da cui scaturiscono diritti e doveri. Sulla base proprio di queste considerazioni, il legislatore deve limitarsi e far applicare la definizione oggettiva di famiglia fornita dalla costituzione che considera la famiglia solo quella fondata sul matrimonio tra uomo e donna (società naturale). Tutto il resto (il riferimento è alle coppie di fatto) non è famiglia e quindi non può godere della stessa loro disciplina.

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