Fair play… silenzioso

Lontano dalla luce dei riflettori, spesso in serie “minori”, c’è chi, con piccoli ma significativi gesti, esalta ogni giorno il vero spirito delle competizioni

Basket, campionato italiano serie C Gold. La partita in programma è quella tra la formazione di casa, la Maleco Nerviano (comune a pochi chilometri da Milano), e gli ospiti dell’Omnia Pavia. La squadra pavese, una delle migliori del torneo, quando manca poco all’inizio del match, si accorge di aver dimenticato le divise da trasferta (che, da regolamento, devono essere scure). Le norme in questi casi parlano chiaro: sconfitta 20-0 a tavolino! I dirigenti, lo staff tecnico e i giocatori della squadra di Nerviano, in piena corsa per un posto nei play-off, decidono però di non “approfittare” dell’inconveniente capitato ai loro avversari di turno. Non vogliono vincere in questo modo, vogliono giocarsela sul campo contro i più accreditati rivali. Così, prestano loro delle maglie nere che hanno in magazzino affinché la partita si possa svolgere regolarmente. Alla fine, l’Omnia Pavia, anche grazie alla sportività degli avversari, vince 78-74. Calcio, torneo provinciale di Cagliari, categoria allievi. L’incontro in calendario è quello tra la Pgs Audax e il Gergei. La squadra ospite, proveniente da un comune di poco più di mille abitanti, arriva a Frutti d’Oro (frazione del comune di Capoterra) con diverse defezioni. Tra infortuni, malattie e impegni di vario tipo, sono disponibili per giocare solo 9 giocatori. Un bel vantaggio per la formazione di casa, il cui allenatore, una volta appreso l’inconveniente capitato agli avversari, senza esitare un solo istante prende una decisione: anche loro giocheranno in 9. Perché il risultato nello sport conta, certo, ma fino a un certo punto. Alla fine della partita, conclusa con uno spettacolare 3-3, l’applauso dei presenti era tutto per lui e per il suo “educativo” gesto di fair play.

Ancora calcio, questa volta spagnolo. Un bambino di 8 anni, Alejandro, va sul dischetto per battere un calcio di rigore. L’incontro è quello tra Scuola Afe Córdoba e San Francisco di Sales. Alejandro aspetta il fischio dell’arbitro, poi si avvicina al pallone e sbaglia di proposito calciando debolmente verso il portiere avversario. Perché? Semplice, perché non aveva ritenuto corretta la decisione del direttore di gara di assegnare il rigore alla sua squadra. Gli hanno insegnato che, per chi fa sport, ci sono valori ben più importanti di una vittoria ottenuta costi quel che costi. Come direbbe il grande Jury Chechi, «soddisfa di più una sconfitta pulita dove hai dato tutto, piuttosto che una vittoria ottenuta barando». Ora il video di questo episodio è diventato “virale” sui social, dimostrando che a volte possiamo imparare molto anche dai più piccoli.

CAPITANO PER UN GIORNO Domenica 26 marzo, nello stadio Wembley di Londra si gioca Inghilterra-Lituania: come consuetudine, i giocatori sono accompagnati al loro ingresso da bambini, ma le telecamere indugiano sul capofila degli inglesi, che inaspettatamente non è il capitano Joe Hart, bensì Jermain Defoe, convocato dopo 4 anni. «Vai avanti tu, non importa se non sei il capitano», lo invita Hart: Defoe tiene per mano Bradley Lowery, 5 anni, malato di neuroblastoma, in fase terminale, che abbraccia felicissimo il suo calciatore preferito, in totale complicità. Non è la prima volta che si incontrano: alcune settimane prima, nell’ospedale dove Bradley si è sottoposto a cure, Defoe aveva acconsentito alla richiesta: «Puoi dormire con me?». Non ci aveva pensato su un attimo: cappellino in testa, eccolo nel letto di Bradley con tanto di foto che Defoe, che nel 2012 perse il padre di 49 anni per cancro alla gola, da quel giorno tiene appiccicata sull’armadietto nello spogliatoio del suo Sunderland. Soldi e fama non possono nulla, ma il tempo concesso può valere moltissimo

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