Europa e Rotta balcanica, realismo politico e umanità

Europa e patto sulle migrazioni. La necessità di trovare una soluzione giusta, ragionevole e lungimirante nell’incontro promosso sabato 8 maggio 2021 da Città Nuova e Mppu durante la Settimana mondo unito. Dalle ore 18.30 alle 20.00 su http://www.unitedworldproject.org/
Europa e rotta balcanica AP Photo/Kemal Softic

Europa. Ragionando secondo il realismo politico non è affatto prevedibile una ridiscussione del patto europeo sulle migrazioni  nel senso di un approccio responsabile e solidale tra i Paesi dell’Unione. Alla vigilia della conferenza sul futuro dell’Europa, si palesano anche le divisioni sulla questione dell’accesso universale ai vaccini anti Covid. E questo nonostante l’avvenuta separazione con la Gran Bretagna che, secondo alcuni, costituiva un freno verso una visione più socialmente aperta.

È una questione di numeri in Consiglio europeo e le elezioni nazionali incombono, con il timore che ogni apertura verso una razionale lungimirante politica di accoglienza si rivelerebbe una causa di tracollo dei voti a favore delle pulsioni alimentate dalla paura delle invasioni.

Restano così in vigore e confermati gli accordi miliardari con la Turchia per fermare i migranti sul suo territorio e quelli con il nuovo governo libico che continuerà a gestire i campi di detenzione dei migranti e sarà dotato di nuovi strumenti tecnologici  per intercettarne il percorso al suo confine meridionale. Così come resta saldo l’accordo con la guardia costiera del Paese nordafricano che continua ricevere dall’Italia navi e formazione militare, nonostante la tragedia dei nuovi naufragi di migranti e, addirittura, l’incidente armato contro i pescherecci siciliani.

Nell’indifferenza a cui pian piano ci si può abituare, soprattutto quando si è sotto emergenza da pandemia, sorprende la gara d solidarietà che è scattata da fine 2020 per andare incontro alle condizioni disumani dei migranti intrappolati in Bosnia, sul confine che separa questa parte d’Europa, segnata da guerre che si trascinano da secoli, e la Ue.

Nei diversi collegamenti promossi da Città Nuova a partire dal 5 gennaio 2021, siamo rimasti sorpresi dal racconto delle violenze subite, vere e proprie torture, dalle persone che in maniera ostinata attraversano la cosiddetta Rotta balcanica per cercare di attraversare il confine. Non ha avuto remore il padre gesuita Stanko Perica ad entrare nel dettaglio delle modalità in cui si muove la polizia croata per sventare ogni tipo di attraversamento sul loro limes che, poi, è anche il nostro. Perchè senza ipocrisie quegli uomini in divisa agiscono per nostro conto, secondo una linea di condotta approvata dai vertici dell’Unione.

E neanche possiamo meravigliarci della tensione che si accumula in Bosnia tra la popolazione residente e quella dei profughi destinati a rimanere nei campi sempre più precari nonostante i soldi spesi dalla stessa Unione per contenerli in questo limbo. Scene e dinamiche che si ripetono nell’isola di Lesbo in Grecia, mentre anche la grande ospitalità di Lampedusa, un esempio a livello mondiale, è messa in crisi dalla volontà di delocalizzare nei territori di confini i frutti delle contraddizioni delle politiche centrali.

C’è bisogno di uno scatto di dignità e responsabilità dell’Europa. Lo ha detto in maniera accorata il presidente del Parlamento europeo David Sassoli intervistato da un gruppo di giovani il 7 maggio durante la Settimana mondo unito.

Cosa impedisce alle istituzioni europee di compiere questa scelta necessaria per continuare ad esistere come realtà politica originale, forgiata dall’orrore per le guerre i genocidi del Novecento? Non si tratta di puntare il dito verso gli altri, trovare il nemico interno e fomentare divisioni perché, come ci ha mostrato Primo Levi ne “I sommersi e i salvati” esiste una nostra intima partecipazione alla disumanità di un sistema.

Se ne può uscire praticando la solidarietà diretta con le vittime di meccanismi che ci sfuggono dal controllo. E, in tal modo, cercare di elaborare proposte ragionevoli, a partire dai territori e dalla rete che si costruisce tra coloro che non possono accettare di restare indifferenti. Perché a lungo andare, altrimenti, non resta altro che rimuovere lo sguardo da una realtà che non si può cambiare, se come abbiamo visto anche i parlamentari europei che si sono recati su un tratto di quella rotta balcanica non hanno potuto far altro che constatare la violazione dei diritti umani fondamentali.

Bosnia migrant AP Photo/Kemal Softic

L’eurodeputato Pietro Bartolo, il famoso medico di Lampedusa, ha detto di aver finito le sue lacrime nel campo profughi bosniaco di Lipa. Bartolo si dice convinto che «l’immigrazione non si affronta con il contrasto, con la polizia, esternalizzando le frontiere, o facendo accordi con Paesi terzi per pagarli come abbiamo fatto con la Turchia, con la Libia, con la stessa Bosnia».

Esiste un diverso modo di stare al mondo? È possibile una politica di fraternità reale? Da queste domande esigenti prende origine l’incontro on line promosso da Città Nuova e Movimento politico per l’unità l’8 maggio 2021 intitolato “Un grido di giustizia sulla Rotta balcanica per un’Europa di pace” con la partecipazione di Tamara Cvetkovic di Iscos Cisl, di Laura Collina dell’Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII, del parlamentare europeo Dietmar Koster, di  Maria Chiara Humura  del Movimento politico per l’Unità. Si collegherà dal cantone di Una Sana in Bosnia Silvia Maraone di Ipsia Acli mentre Daria Jacopozzi e Emilio Rossi presenteranno da Parma una proposta nata dalla collaborazione tra amministrazione locale e società civile.

Qui un tratto del TG Teens dedicato alla questione dei diritti umani violati lunho la Rotta balcanica

Sabato 8 maggio 2021 Dalle ore 18.30 alle 20.00

In diretta su http://www.unitedworldproject.org/

 

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