Euromitezza cioè euroforza

In margine a “Insieme per l’Europa 2012”: il tedio e lo sconforto degli europei non sono irreversibili. A condizione che…
insieme per europa

A condizione che non si consideri più la moneta come collante principale dell’Europa, e tantomeno le banche, ma la solidarietà, la sussidiarietà, lo sviluppo (direbbe Romano Prodi, già presidente della Commissione europea).

A condizione che l’Europa sia vista come casa comune dei popoli e delle minoranze europee. Che non sia vista più come il “vecchio” continente, ma un continente vivo e vivace, che scopre di avere un progetto da realizzare e che può essere dono per il resto dell’umanità (sottolineerebbe Maria Voce, presidente del Movimento dei Focolari).

A condizione che la risposta sia mettersi al servizio di un sogno di unità: vivere e comunicare la speranza. «La più grande miseria europea è la mancanza di speranza. La storia ci chiama a vivere tempi complessi e difficili. Non terribili, non disperati. Si può ancora agire, cambiare» (auspicherebbe Andrea Riccardi, ministro per la Cooperazione internazionale e l’integrazione).

A condizione che si viva l’amore, che vuol dire onorare e rispettare la generazione prima di noi; promuovere e proteggere la vita in ogni sua fase di sviluppo; amare il partner ed essergli fedeli; rispettare la proprietà dell’altro e essere d’aiuto al prossimo; onorare la verità, non calunniare (affermerebbe Thomas Römer, uno dei segretari dell’Ymca della Germania, parafrasando il Decalogo).

A condizione che si parli di persona, che, contrariamente all’individuo, è profondamente e essenzialmente un essere di relazione, un essere nella relazione, un essere solidale (come direbbe Herman Van Rompuy, attuale presidente del Consiglio europeo).
 
Tutte condizioni che i mille partecipanti alla kermesse di Bruxelles promossa da centinaia di movimenti e nuove comunità cristiane d’Europa hanno approvato, così come i circa 75 mila partecipanti ai diversi eventi che si sono svolti in 144 città europee. Mentre nella Gold Hall si alternavano sul palco giovani e meno giovani, personaggi e gente comune, cattolici e protestanti, ortodossi e anglicani, nella stessa città di Bruxelles si volgeva un Gay Pride, negli stadi europei i campionati di calcio esprimevano gli ultimi verdetti, nel Canale di Sicilia due barche cercavano di arrivare a Lampedusa cariche di speranza e disperazione, mentre a mercati chiusi i broker non smettevano di scavare il fossato della crisi economica…

Mentre “Insieme per l’Europa” s’esprimeva, la vita contrastata dell’Europa non cessava di portare il suo fardello di gioie e dolori, di domande senza risposte e di risposte senza domande. Serve una euro-forza, serve una euro-mitezza.
 

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