Etiopia

La pazienza di un religioso che da più di 40 anni vive in questo Paese per comunicare l'Ideale dell'unità e della fraternità universale.

Ho conosciuto il Movimento dei focolari durante il periodo del seminario (scuola superiore e teologia). Negli Stati Uniti, dove mi recai per proseguire gli studi (1965-68), entrai in stretto contatto con Graziella, Serenella e Enzo che si trovavano là in quel periodo. Prima di partire per l’Etiopia, Graziella mi congedò con queste parole: “Adesso porti l’Ideale in Etiopia!” Io dissi: “Okay”, senza capire che cosa questo comportasse e che cosa avrebbe significato per la mia vita.

Nel gennaio del 1972, mentre insegnavo al Comboni College di Asmara (oggi capitale dell’Eritrea), presentai alcuni periodici pubblicati da Città Nuova in inglese ad alcuni studenti che, con mia grande sorpresa, mi invitarono a parlar loro dell’Ideale dell’unità. In breve il gruppo divenne consistente, grazie anche alla cooperazione di alcuni cappuccini e di alcune orsoline.

Quando fui trasferito nella provincia del Sidamo, nella missione di Meticcia (1975), organizzai il corso di preparazione alla cresima, seguendo i punti della spiritualità dell’unità, senza però nominare il Focolare o Chiara. Come pastore di Dongora e in altre missioni, durante i miei trasferimenti qui e là, portavo avanti con lo stesso metodo gli incontri dei giovani, dei catechisti e i consigli parrocchiali. 

Alcuni insegnanti mi proposero di scrivere la Parola di vita che io usavo come meditazione, perché desideravano portarla a casa. Il problema era come tradurla in amarico, la lingua nazionale, e poi stamparla in quell’alfabeto complicato.

Cominciammo nel 1979 con otto copie in carta carbone, che subito aumentarono, e passammo al ciclostile. Nel 1994 raggiungemmo 800 copie distribuite tra Addis Abeba e il sud dell’Etiopia. Nel frattempo la comunità del Movimento di Asmara, che si era sviluppata autonomamente senza la mia collaborazione, a causa della guerra che impediva i contatti, entrò in contatto diretto con Nairobi, quando una focolarina visitò quella comunità su invito del vescovo, mons. Luca. La stessa Parola di vita è pubblicata, ma non regolarmente, dalla rivista cattolica mensile di Addis Abeba “Feqèrenna Selàm” (Amore e Pace), che stampa 3.000 copie.

Nel 1988-89, durante il mio soggiorno in Addis Abeba, ogni mese una ventina di religiosi e religiose di varie Congregazioni si incontravano per un intero pomeriggio, meditando la Parola di vita e i punti della spiritualità e condividendo le esperienze. In generale, quei religiosi continuarono a mantenersi in contatto con il Movimento, quando furono trasferiti in missioni lontane o all’estero. Tre di loro sono già arrivati in Paradiso. 

La prima Mariapoli ebbe luogo a Nazareth (non lontano da Addis Abeba) dal 24 al 28 luglio 1989, con la partecipazione di due focolarine di Nairobi. Vi presero parte 136 persone, tra le quali il card. Paulos Tzadua di Addis Abeba, che sosteneva pienamente il Movimento, e per una intera mattinata mons. Luca da Asmara e mons. Person che si era ritirato a Nazareth. Negli anni seguenti, quasi ogni anno, ci furono Mariapoli o incontri per zone con l’aiuto di Nairobi, il “nostro focolare”.

Quando nel maggio 1992 Chiara venne in Africa per inaugurare la “Mariapoli Piero”, partecipai con due giovani e in seguito comunicammo la nostra esperienza con tutti gli altri dell’Etiopia. Nello stesso periodo Tino Busi sdb, incaricato del Dipartimento Pastorale del Segretariato Cattolico di Addis Abeba, sponsorizzò la traduzione, la stampa e la distribuzione del libretto di Chiara “Che tutti siano uno” e due anni dopo publlicò “Gen-Nuova Generazione” che conteneva alcuni suoi articoli e conversazioni rivolte ai giovani. Questi libri sono tuttora in vendita nelle librerie cattoliche. 

Nel corso degli anni parecchi giovani hanno chiesto di diventare focolarini o focolarine. Alcuni si recarono a Nairobi per le scuole gen. Finora solo un giovane è entrato in focolare ed una ragazza, che vive a Sidamo, è volontaria.

Che dire dei religiosi? Molti simpatizzano per il Movimento, ma lo considerano solo un “mezzo di apostolato”, piuttosto che una via di conversione personale. Attualmente sono in contatto con un sacerdote della Consolata, spesso in viaggio all’estero per la sua congregazione, e con un religioso “Apostle of Jesus” che con gioia legge la Parola di vita in inglese.

Alcuni sacerdoti diocesani, che conobbero il Movimento per la prima volta quando erano seminaristi in Addis Abeba o erano miei parrocchiani, ricevono ancora la Parola di vita e la distribuiscono ai loro parrocchiani, ma trovano difficile impegnarsi maggiormente. Il gruppo più consistente del popolo di Chiara in Etiopia è costituito dalle Famiglie e dai Gen. 

Per molto tempo i miei superiori tolleravano appena la mia partecipazione al Movimento. Onestamente: non tutti. Alcuni di loro e dei miei confratelli mi sostengono apertamente, sebbene non vogliano impegnarsi personalmente.

Alla fine mi proibirono di prender parte alle attività di direzione e di organizzazione. Dicono che “quella gente” deve crescere ed essere capace di andare avanti da sola. Da un lato, è giusto. Dall’altro, capisco che anche questo è un volto di Gesù Abbandonato e che per amore di Dio devo perdere persino l’Ideale. Con serenità e pace affidai questo a Lui.

In effetti, dal 26 al 31 luglio dello scorso anno si è svolta nella missione di Gighessa una Mariapoli, organizzata dai membri del Movimento con moltissime difficoltà, con l’aiuto di tre focolarini di Nairobi. Io ho potuto parteciparvi soltanto per un paio di giorni. Ringrazio Dio che i miei superiori mi hanno permesso di partecipare al Congresso Panafricano, accettando che fosse un’iniziativa di “formazione continua personale”.

In tutti questi anni, essendo da solo e “facendo focolare con Gesù Abbandonato”, quando per riposo o per problemi di salute vado in Italia, cerco il più possibile di “fare provviste” di unità, alle volte sacrificando qualche settimana del mio soggiorno. 

A causa della mancanza di personale, il 28 febbraio 2003 sono stato assegnato alla missione attuale, lontana da tutte le altre, e dalle città vicine, all’interno di una nuova tribù con differente cultura, differente lingua (che ancora non padroneggio bene), pessime strade, posta molto lenta, senza telefono, senza e-mail, gente fredda a causa di problemi antichi nella missione, e dove nessuno conosce l’Ideale: la più bella missione al mondo, preparata per me dal Suo amore.

Decine di volte al giorno rinnovo la mia consacrazione a Gesù Abbandonato. “A distanza di tanti anni dal compito assegnatomi da Graziella, dove è il focolare, così spesso chiesto a Chiara? Perché il popolo di Chiara è così ridotto?”.

Ecco la risposta di Chiara nella sua ultima lettera dell’8 settembre 2006: “Chiara Le assicura che se anche non vede molti frutti, Dio è all’opera, traendone beni nei modi noti a Lui, ed è contenta di Lei. Ringraziamo dunque Maria di averci condotto per la Sua via, ed affidiamo a Lei, Regina dei popoli, anche l’amata Etiopia”.

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