Esercizi spirituali a Loppiano

Un gruppo di seminaristi di Benevento ha deciso di fare gli esercizi spirituali a Loppiano. Una scelta originale per crescere nella spiritualità di comunione
Esercizi spirituali a Loppiano

Dal 26 settembre al primo ottobre 2011 la cittadella internazionale del Movimento dei Focolari di Loppiano, vicino Firenze, ha accolto un gruppo di seminaristi di Benevento per un corso di esercizi spirituali, guidati da Andrea Panont, ocd.

Il programma prevedeva meditazioni, tempi di riflessione personale, testimonianze dei cittadini di Loppiano e la partecipazione alla messa quotidiana nel Santuario della Theotokos. Il gruppo ha potuto condividere anche un momento di dialogo con i seminaristi della diocesi di Fiesole.

Dio Amore, la volontà di Dio come via di santificazione per tutti, l’amore reciproco e il servire per amore, Gesù crocifisso e abbandonato come chiave della comunione con Dio e con i fratelli, i temi che hanno scandito il ritiro.

Dalla condivisione finale dei partecipanti al ritiro è emerso come il clima spirituale della cittadella, la testimonianza dei suoi abitanti, i momenti di scambio e di preghiera, abbiano fatto sì che le tematiche trattate siano diventate parte integrante del vissuto e dunque esercizi spirituali davvero speciali.
 
«In questi giorni mi è apparso chiaro che la santità è possibile, perché la santità è l’amore di Dio e dei fratelli. Ovunque siamo andati in questi giorni abbiamo sentito parlare di Dio con una naturalezza impressionante. Dovrebbe avvenire anche fra noi; a volte lo facciamo per ‘missione’, mentre qui è naturale. Io credo che questo accada quando uno parla di ciò che ama. Il sorriso ne è un suggello. Vorremmo che anche dal nostro seminario zampilli questa gioia».

«Qui non solo si parla di Dio, ma si sa parlare di Dio, non c’è affatto quella pesantezza che di solito accompagna questi discorsi, c’è ‘leggerezza’».

«Sono evidenti il senso della comunione, il vivere il Vangelo, l’accoglienza del fratello, la testimonianza: a Loppiano si accoglie Gesù, Gesù in persona».

«Non solo si ama, ma si sa rendere ragione dell’amore. Una cosa mi ha colpito e mi porto via: nell’altro c’è Gesù, vedere Gesù nell’altro».

«Ciò che ho ascoltato mi ha fatto nascere forte una domanda: perché io sto in seminario? C’era una frase della Scrittura che mi ha sempre guidato in passato e poi si è un po’ appannata ‘Non c’è amore più grande che dare la vita per i propri amici’. In questi giorni m’è ritornata dentro con forza. Ho sentito parlare di Dio in maniera corretta: l’altro non ti dice parole, ma ti offre da ‘mangiare’ Dio. Perché sono in seminario? Chi sono gli altri per te? Mi ha colpito tanto quello che si è detto di Gesù nel fratello: è la chiave che ci porta dentro Dio».

«La chiamata avviene in un momento particolare, preciso; la conversione deve avvenire sempre. Il messaggio forte che mi porto via: ama veramente chi sa abbracciare la croce. La conversione è proprio questa: amare è prendere la propria croce».

«I discorsi sono belli, ma le testimonianze toccano proprio il cuore, perché si sente che Cristo è vivo. L’ho sentito, l’ho visto nei volti, c’è questa luminosità, il cuore puro; credo che occorra essere allenati, Dio vuole che ci alleniamo per questo».

«L’esercizio che vorrei fare dopo questi giorni: riuscire a vedere nell’altro Gesù. Ho sentito anche l’importanza della Misericordia di Dio, il suo amore incondizionato per noi, è un movente, un motore».

«Abbiamo avuto tante ‘pillole’ di spiritualità. Partirei da quella sulla volontà di Dio: la schiavitù nasce quando si obbedisce più all’io che a Dio. Devo invertire la rotta e trovare la chiave per vedere (sia in me che negli altri) più Dio che l’io. Ogni anno la comunità cambia: partiamo dal bello di ciascuno, dalla presenza di Dio in me e nell’altro. Forse poi verrà più naturale parlare di Lui e di tutto».

«Sono molto contento che siamo venuti qui, sono 10 volte più felice di altre esperienze. I temi erano bellissimi… non sono parole, le abbiamo viste in pratica e poi c’è la bellezza di tutti i popoli del mondo».

«Ho visto la semplicità e l’essenzialità. Parlare poco e vivere tanto, tanto amore. Mi ha colpito la messa: la cittadella si svuota e si riempie la chiesa, la liturgia è semplice, senza orpelli, chiacchiere o cose superflue. Incredibile lo sforzo di vedere in tutti Gesù… anche negli antipatici. Il Vangelo è semplice, altrimenti Gesù non lo avrebbe annunciato».

«Il mio cuore è preso da due realtà: da una parte la mia inadeguatezza nell’amare, l’uomo vecchio; dall’altra la coscienza che il mio cuore può amare, che anch’io posso donare. Ho visto molta gioia nel servire Gesù. Me ne vado molto arricchito di fede, di amore personale e spero di diventare un uomo di comunione».

«Sono arrivato come ‘osservatore’ di questo ‘osservatorio’… E ho notato che a Loppiano, come su un vetrino di microscopio, vengono messi in risalto i carismi, i doni dello Spirito Santo; sono come ingigantiti, concentrati. Allora posso allenarmi ad avere sempre questo sguardo, anche sottocasa. In questi giorni ho raffinato la mia capacità i vedere i carismi».

«Ho vissuto gioiosamente questi momenti di grazia. In particolare l’incontro con le famiglie e con le religiose del monastero. Oggi poi con Gesù crocifisso e abbandonato mi sono scese le lacrime: riconoscerlo non solo nei dolori fisici, ma anche in quelli interiori e quelli dell’umanità che il Padre vede allontanarsi. E questo insieme al dolore della Madre che vede il figlio morire».

«Dico la verità: all’inizio ero molto pessimista, facevo proprio fatica: Ma qui sono fuori dal mondo! Se andassero via da qui continuerebbero a sorridere? Osservavo, ma con il giudizio. Poi ho abbandonato il giudizio e sono entrato nell’ottica di queste persone. Mi hanno colpito tanto i gen che hanno lasciato tutto, sono venuti qui senza farsi troppi problemi, sono qui perché amano. E poi i sacerdoti del Vivaio: lì c’è proprio un clima fraterno, vengono abbattuti i ruoli, c’è uguaglianza».

«C’è un esercizio da fare: abituarmi a saper vedere l’intervento di Dio nella mia vita».

«Ho visto che la gente si vuole proprio bene, quell’amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi… qui nasce il vero amore, questa è la base della vita».

«Quando sono andato in chiesa cercavo il tabernacolo e non lo trovavo… poi l’ho scoperto. Allo stesso modo mi sono chiesto: ma qui dove lo trovo Dio? L’ho scoperto da Ciro: non c’è nulla e nessuno che non mi possa far trovare Dio, le cose scartate vengono valorizzate. E poi le famiglie: parlavano di cose dolorose col sorriso. Non è un sorriso superficiale, ma interiore».

I più letti della settimana

Chiara D’Urbano nella APP di CN

La forte fede degli atei

Mediterraneo di fraternità

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons