Ercole, il fondatore

A Brescia, al museo di Santa Giulia, un’indagine raffinata su questa figura mitica, fino al 12 giugno  
ettore il fondatore

Ercole? È quello delle “fatiche”, il gigante possente fin dalla culla, cantato dai poeti antichi  e, molto più prosaicamente, raccontato dal cinema “peplum” nostrano degli anni Cinquanta-Sessanta.

Ma Ercole è anche qualcosa di molto diverso dal forzuto semidio, figlio di Zeus. Diventa nei secoli un eroe fondatore, una figura simbolica di creatore di città. Anzi, nel Medioevo cristiano è addirittura simbolo della scelta tra la virtù e il vizio, della forza morale. Basti pensare alle formelle del V-VI rubate a Bisanzio, con protagonista l’eroe, inserite in quel libro biblico a cielo aperto che è la basilica di san Marco a Venezia.

Non si capirebbe poi diversamente la celebre tavoletta del Pollaiolo, quell’Ercole e l’idra rinascimentale che il fiorentino Lorenzo de’ Medici volle nel suo studio e che ora si trova qui, nel museo bresciano, perché, secondo una tradizione remota, Ercole è anche fondatore di questa città. 

Nella piccola, ma esclusiva rassegna, sfilano sarcofagi e bronzi di età antica con le imprese dell’eroe, a testimoniare un culto ed una memoria costante. Ma è in età rinascimentale che la sua raffigurazione dell’eroe trova una straordinaria ricchezza di invenzioni. La tavoletta del Pollaiolo basterebbe da sola a siglare, con quel capolavoro di dinamismo e di energia quale è, il messaggio morale contenuto nel tema delle imprese “eroiche”.

È però il caso di citare altre raffigurazioni: dal bellissimo Desco da nozze di Girolamo di Benvenuto, con il giovane Ercole al bivio tra virtù e vizio, segno di un tema ormai popolare se risultava dipinto per un dono matrimoniale, alle medaglie di Alfonso I d’Este con Ercole bambino che strozza i serpenti; dal rilievo di Antonio Lombardo con Ercole in riposo, con tanto di clava, alla tavola di Dosso con Ercole e i pigmei, dove leggenda e simbolo stanno bene insieme, colorati con quella pittura calda, tipica del grande ferrarese.

Ma c’entra davvero Ercole con Brescia? In città e nel territorio sono stati trovati numerosi reperti che attestano il culto del semidio, ben esposti nella rassegna: marmi, bronzi di varia fattura. Il che giustifica allora la credenza, che si perde nei secoli, ma che gli studiosi locali hanno sempre trasmesso, sulle origini mitiche della città lombarda.

Del resto, Brescia non è stata chiamata la “leonessa d’Italia” in età risorgimentale? Leonessa, cioè un simbolo di forza e di coraggio. Proprio ciò che di certo ad Ercole non mancava.

Ercole il fondatore. Fino al 12 giugno (catalogo Electa).

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