Erba i giorni dell’odio

¦ Una cupa e cieca sete di vendetta, la rabbia contro il mondo intero, una tristezza inconsolabile che diventa paralizzante. Tutto questo si sentiva dopo aver visto, assieme ad altri quattro milioni di italiani, la docu-fiction Erba i giorni dell’odio andata in onda in prima serata su Canale 5, e preceduta da molte polemiche. Si trattava della ricostruzione in stile Distretto di polizia o Ris delitti imperfetti del fatto di cronaca più devastante che i media abbiano raccontato negli ultimi mesi: la mattanza ad Erba nella casa dei Castagna, ad opera di Rosa Bazzi e Olindo Romano. Di quel delitto sapevamo tutto, tante erano state le puntate dei talkshow e gli speciali dedicati dai media a quell’orribile strage. Eppure davanti a questa ennesima ricostruzione a metà tra la fiction e il verbale di polizia, si restava impotenti e disperati. Nei giorni precedenti avevano chiesto di annullarne la programmazione sia i legali dei carnefici che quelli delle vittime.Ma nulla ha fermato lo show. Non che fosse più truculento, più violento di tanti film che la tv manda in onda all’ora di cena. Anzi, da quel punto di vista, gli autori hanno evitato il dettaglio splatter, la sequenza grandguignol anche nei momenti clou dell’irruzione e della strage. Le ricostruzioni fatte con attori nei programmi di Franca Leosini (tipo Ombre sul giallo) o in alcune puntate di Chi l’ha visto (entrambe su Raitre), sono di solito molto più esplicite e impressionanti di quella proposta da Canale 5. Ma in quelle c’è comunque sempre una mediazione giornalistica che attenua il senso di smarrimento, circostanzia i fatti, fornisce una chiave di lettura. Qui invece si era del tutto nel campo dello spettacolo da prima serata per famiglie, malgrado la foglia di fico del bollino rosso. In effetti Erba i giorni dell’odio è agghiacciante più per quello che è, che per quello che mostra. Evidenzia con forza il punto a cui siamo arrivati: dopo i talkshow con le telenovele in giallo (Cogne, Erba, Marsciano, Rignano), digerite ormai come routine le diverse forme di infoteinment (l’informazione contaminata dall’intrattenimento), adesso siamo al punto che lo spettacolo, quando ancora un processo non è stato celebrato, si prende la cronaca, le storie individuali, i drammi personali, e facendo leva sul fascino di una certa mitologia criminale, ne fa un prodotto blockbuster, dagli ascolti assicurati, da vendere a scatola chiusa agli inserzionisti pubblicitari. Beninteso, non è solo colpa di chi fa informazione o produce film. A Cogne la gente comune ha fatto la fila di notte per assistere al processo contro la Franzoni; Azouz Marzouk, che nella strage di Erba ha perso la moglie, il figlio e la suocera, è ora diventato amico del fotografo Corona, è entrato nella scuderia di Lele Mora (entrambi in grossi guai giudiziari), e da neo-vip, a quanto si dice, si prepara a sfilare in passerella e a partecipare alla prossima Isola dei Famosi. Lo stesso che in coda al dibattito condotto da Mentana che ha seguito il film, auspicava che qualcuno in carcere facesse subito giustizia.

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