Emanuele Crestini, la vera Italia

La mamma Vanda ricorda Emanuele Crestini il sindaco di Rocca di Papa morto un anno fa a causa delle ustioni e del fumo inalato per mettere in salvo tutti i suoi dipendenti dopo lo scoppio di un incendio.
Emanuele Crestini (al centro).

20 giugno. Tre anni fa è stato eletto sindaco di Rocca di Papa. Un anno fa è morto. Emanuele Crestini avrebbe compiuto 47 anni il 24 giugno dell’anno scorso. Lascia una scia di luce dietro il suo sacrificio che aveva caratterizzato tutta la sua vita, indipendentemente da quello che si fa, il ruolo che si ricopre, il servizio che si svolge. Lo stile del suo servire i cittadini passava solo dall’amore concreto, nessuna brama di potere, ma voleva solo restituire dignità alla singola persona che ogni giorno sfiorava nel suo cammino. Sempre attivo, mai a casa, aveva concepito il suo essere un sindaco sulla strada, in mezzo alla gente, interessandosi dei piccoli problemi quotidiani non tutti affrontabili, né risolvibili. La sua non era la politica degli annunci, né delle facili promesse, ma era fare, come è possibile, fino in fondo la propria parte. E la gente avvertiva che aveva di fronte una persona autentica, interessata, senza menzogna, fratture, secondi fini. Emanuele Crestini era così: disponibile. Lo aveva imparato in famiglia, sin da piccolo.

27 giugno 2019. La mamma Vanda con un vestito marrone ai funerali del figlio.
27 giugno 2019. La mamma Vanda con un vestito marrone ai funerali del figlio.

Raggiungo al telefono la mamma Vanda, 69 anni, vedova da più di 2 anni, il 10 giugno, il giorno dell’incidente. «Provo ancora molto dolore, non mi capacito ancora che Emanuele non ci sia più. Quella mattina stavo in balcone – ricorda – e da casa mia, in lontananza, si vede tutto il centro abitato di Rocca di Papa. Non ho udito nessun rumore, ma ho visto un fumo bianco provenire dal municipio».

Degli operai al lavoro, per errore, avevano reciso i tubi del gas in strada e il municipio andava sgombrato al più presto per un improvviso incendio. Emanuele Crestini si trovava fuori sede per un sopralluogo, ma appena saputo dell’incidente è subito rientrato. È corso stanza per stanza, per avvisare tutti i dipendenti comunali e farli sgomberare dalle uscite. Come sempre non ha pensato a lui, un modo di fare che non s’improvvisa, ma ha radici antiche nella sua storia personale. Riporterà ustioni sul 35% del corpo, e l’inalazione di un’enorme quantità di fumo che dieci giorni dopo gli sarà fatale.

«Emanuele era così – spiega la mamma Vanda – lui era per il prossimo. Fare politica per lui era aiutare chiunque entrasse nel suo raggio d’azione. Quando a Rocca di Papa nevicava si metteva nel punto più critico della strada e aiutava le persone in difficoltà che transitavano da lì. Ve lo immaginate voi un sindaco chinato a terra a sistemare le catene per la neve nelle ruote delle macchine? Era fatto così. Agli anziani rimasti isolati che non potevano uscire di casa portava personalmente i pacchi di sale da mettere sulla strada per sciogliere il ghiaccio. Viveva per la sua gente. Gli dava gioia, il senso di una vita spesa per gli altri. Nessun potere, nessun partito. L’altro era il suo partito».

La passione del rally praticato sin da ragazzo, è stato campione italiano di categoria, gli permette di stare in strada e macinare chilometri senza sosta per svolgere la sua funzione di sindaco. Da novembre a giugno dell’anno scorso aveva percorso 18 mila chilometri e consumato un intero treno di gomme. Ogni mattina alle 7 e 30 stava già in piazza a Rocca di Papa. Tanta gente lo avvicinava per chiedere aiuto. «Come poteva li aiutava – spiega la mamma – ma non aveva mai un euro in tasca. Non dava mai soldi, ma diceva di andare a fare la spesa a nome suo e poi saldava lui il conto o si faceva lasciare le bollette. Una volta mi ha chiesto di farsi fare dall’ottico un paio di occhiali per un ragazzo, ma di non dire che mi mandava lui».

Anche chi ama non è senza difetti, è una persona in carne ossa con pregi e limiti, ma in Emanuele non si vedevano, erano come trasfigurati, annullati in una dimensione più alta della persona, che vive fuori di sé.

«Hanno dato un attestato a Emanuele per la sua attività politica. Per vivere e servire come politico in una città non bisogna essere tutti scienziati, ma essere cittadini, capire le persone, essere in grado di mantenersi umili».

I cittadini omaggiano il sindaco al suo funerale
I cittadini omaggiano il sindaco al suo funerale

Una attitudine che Emanuele aveva imparato da bambino. Quando aveva 4 anni il papà diventò cieco e forse questa sofferenza gli affinò la sensibilità e la propensione di aiuto agli altri. Con la famiglia erano soliti frequentare la Messa celebrata da padre Rotondi al “Mondo migliore” e anche Emanuele era impegnato in una raccolta fondi per i poveri. «Ad agire così Emanuele – commenta la mamma – lo ha imparato in famiglia. Aiutavamo una casa famiglia portando cibo, pasta, olio, caffè. Facevamo i dolci e li portavamo ai bisognosi».

È un dolore, quello di una madre, non sanabile, per una ferita ancora sanguinante e difficilmente rimarginabile. Attende che la giustizia faccia il suo corso. Le indagini sono ancora in alto mare e il 23 luglio si svolgerà una nuova udienza del processo che vuole appurare le responsabilità per l’incidente che ha causato la morte di suo figlio.

Emanuele Crestini con il presidente del consiglio Giuseppe Conte.
Emanuele Crestini con il presidente del consiglio Giuseppe Conte.

Per ora tanti lo ricordano con stima, affetto, come una persona solare che, come poteva, cercava di aiutare il prossimo.

Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel discorso alla nazione di fine anno così lo ha ricordato: «L’Italia vera è una sola, è quella dell’altruismo e del dovere. L’altra non appartiene alla nostra storia e al sentimento profondo della nostra gente. Quella autentica è l’Italia del sindaco di Rocca di Papa, Emanuele Crestini. Nell’incendio del suo municipio ha atteso che si mettessero in salvo tutti i dipendenti, uscendone per ultimo. Sacrificando così la propria vita…».

Un sindaco di esempio per tutta la classe politica. Un sindaco di periferia, di un piccolo comune, ci indica la strada per la riforma più necessaria anche per un politico: quella del cuore. Perché – come canta Fiorella Mannoia – «quando si ama non si perde mai».

 

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