Eluana, il dono di vivere

La vicenda di Eluana è una storia di dolore e di amore. È la storia di una persona e di una famiglia entrate con forza nella nostra vita. Una storia che ci ha interpellato profondamente, come lo ha fatto il dibattito sulla dignità della vita e addirittura della morte che ne è emerso. Nella spaccatura di una vicenda così inquietante, ci ha accomunato il desiderio di capire di più, di riflettere, di trovare risposta. La sollecitava il padre, nel suo comprensibile dolore di vedere Eluana in uno stato vegetativo; la sollecitava Eluana che, amorosamente assistita da una piccola comunità di suore, tacitamente chiedeva che il mistero della vita si compisse solo secondo il disegno originario.

Avremmo voluto accogliere questo dolore e con l’apporto di tutti risolvere questa notte esistenziale della nostra comunità. Ma non è stato possibile. Abbiamo invocato un passo avanti della scienza medica, abbiamo pregato spiritualmente accanto a Eluana, accanto al papà, abbiamo chiesto salute, serenità e speranza. Ma siamo stati impotenti. Eluana ci ha portati al principio del nostro esistere, all’incontro tra un padre ed una madre che ha dato inizio ad una vita nuova. Quella vita che eravamo, che non sarebbe sopravvissuta se qualcuno non si fosse preso cura di noi. La nostra crescita, educazione, inserimento nella vita sociale sono avvenuti perché è scattato un noi fatto di rapporti, di dialogo, di conflitti, di conquiste condivise. Con il suo solo esistere Eluana ha ravvivato in noi una consapevolezza nuova della nostra socialità. Di quella relazionalità costitutiva della persona umana e presente anche quando essa non sembra in grado di operare delle scelte o compiere dei gesti. Tutti noi esistiamo in relazione grazie all’altro, che si fa relazione per noi. Si accende così una relazionalità capace di rivelare il vero volto dell’essere, di far emergere quell’inclinazione a trascenderci che vive in noi. È quanto hanno sperimentato le suore di Lecco nel rapporto d’amore vissuto con Eluana e tutti noi in quell’amore che Eluana ci ha suscitato, dando prova che, pur in stato vegetativo, si può essere soggetto di relazione.

Facciamo nostro l’invito del filosofo Buber ad un diverso principio antropologico: È mediante il rapporto con un altro sé che l’uomo potrà raggiungere la completezza. È in questo essere-insieme-con-l’altro che si rende possibile l’esperienza dell’illimitato e dell’incondizionato e cioè di quella tensione all’altro che sentiamo nel profondo di noi stessi. Eluana ci ha fatti uscire dalla prigionia del nostro io, chiedendoci tacitamente che la vita sociale sia un incontro di un’umanità che si riconosce nel noi generato da una reciprocità di disponibilità, di servizio, di esistere insieme. Con la sua vicenda, Eluana ci ha scossi nella coscienza del nostro essere persone ponendoci con forza davanti al valore della vita e risvegliando la responsabilità di ciascuno di noi a mettersi con amore al suo servizio. Mentre confidiamo in un dibattito serio, partecipato da tutte le realtà sociali, che porti ad un nuovo riconoscimento dei valori della vita e della persona, la nostra gratitudine va a lei, che con l’eloquenza del suo silenzio ha ricordato a tutti noi la sacralità dell’esistere.

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