Elezioni a Milano

La città meneghina si è riaccesa: dopo Expo ha saputo cambiare marcia e look, e anche i turisti se ne sono accorti. Considerando scontato che si andrà al ballottaggio, chi tra Sala e Parisi sarà il degno sindaco che lavorerà con attenzione e competenza per renderla ancora migliore?
Duomo di Milano

Per dire qualcosa sulle prossime elezioni amministrative, preferisco prima dire qualcosa su Milano.

Qualunque sia il proprio orientamento politico, un fatto è innegabile: Milano è una città che si è riaccesa, che sotto la spinta “esterna” di Expo ha saputo cambiare marcia, look e – cosa che conta più di tutto – umore.

 

Milano non è mai stata abituata a sentirsi città attraente, se non per motivi di lavoro e affari. Le belle città italiane sono sempre state altre: Roma, Firenze, Venezia hanno sempre avuto un palcoscenico che noi milanesi non abbiamo mai reclamato, non pensando di meritarlo. Ora che migliaia di turisti, stranieri ma anche italiani, ci dicono che la nostra città è (diventata?) bella, ci siamo riscoperti orgogliosi, ottimisti e pieni di progetti per renderla ancora migliore.

 

Un nuovo fermento anima i quartieri, dove ogni argomento è buono per far nascere un comitato, che significa proteste e conflitti, ma anche partecipazione e senso di appartenenza.

Tutto questo senza nascondere i tanti problemi che ancora ci sono. Non è mai stato un atteggiamento meneghino quello di occultare il negativo, anzi. Ma ora più che mai sembra essere diventato un imperativo civile quello di affrontare le criticità che la luce accesa dai riflettori rischia di lasciare nell’ombra.

 

È questo il clima nel quale ci affacciamo a queste elezioni amministrative. I media hanno cercato di spostare il focus sui “personaggi”, ribattezzando i due principali candidati sindaci con due soprannomi che possono essere, a seconda di come li si interpreti, un augurio o una condanna: “Mister Expo” Beppe Sala e “Mister Chili” Stefano Parisi. In verità, i cittadini informati cercano di guardare oltre e di valutare pragmaticamente i contenuti.

Anche sui contenuti, i media stanno facendo un pessimo servizio alla campagna elettorale, sottolineando quasi esclusivamente il tema della sicurezza, che risulta quello più palesemente divisivo.

 

Inoltre, non si sta valorizzando abbastanza l’importanza del voto per il Municipio, che rispetto alla precedente Circoscrizione avrà alcuni poteri in delega dal Comune su tematiche specifiche e perciò andrà governato con maggior attenzione e competenza.

 

L’esito della prima giornata di elezioni pare scontato: si andrà al ballottaggio tra i due candidati sopra menzionati, dopo di che è difficile prevedere cosa succederà.

 

Chi mi auguro e penso possa essere il futuro sindaco della mia città?

Chi saprà prendersi cura di questa Milano riaccesa, con lo stesso ottimismo e laboriosità che la pervade.

Chi lavorerà affinché sicurezza e inclusione sociale vengano viste e vissute come le due facce della medesima medaglia, una che non esiste senza l’altra.

Chi tratterà le periferie non come una lista di problemi da risolvere, ma come un bacino di ricchezze e di esperienze da ascoltare, valorizzare e convogliare in un progetto più grande.

Chi saprà porsi davanti al governo italiano con la fermezza di chi sa di poter chiedere, ma anche con la generosità di chi sa di poter dare.

Chi saprà dare respiro e visione alla Città Metropolitana e fare scelte coraggiose affinché noi cittadini possiamo capirne i vantaggi per il bene comune.

Ma soprattutto chi guarderà in faccia senza spaventarsi le nostre nuove povertà (gli anziani, i migranti, i giovani) e dedicherà loro risorse e progetti concreti, consapevole che non esiste futuro se non quello raggiunto insieme.

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