Effetto Alba Fucens

Pochi siti archeologici possiedono il fascino “agreste” di Alba Fucens, la città romana incastonata tra i prati e i boschi dell’alto territorio del Velino Sirente e il bacino del Fucino in Abruzzo (non esistono e non si vogliono recinzioni di sorta). Per secoli, nonostante la non immediata accessibilità del luogo, la sua sola fama letteraria ha richiamato tra questi monti viaggiatori e studiosi, subito conquistati dalla “grandiosità naturale illimitata” del paesaggio, al dire di Cesare Brandi. A questa, gli scavi sinora effettuati hanno aggiunto un’altra emozione: quella di percorrere le strade lastricate dell’antico abitato, di entrare nelle domus e nelle botteghe, di gironzolare tra i resti del mercato e delle terme, di sedersi ad ammirare i riflessi del sole d’alta quota sulle pietre dei templi e del perfetto anfiteatro. Una esperienza che oggi è possibile duplicare con la mostra in corso ad Avezzano (vedi riquadro), passando così dalla realtà ricreata dei reperti a quella testimoniata dalle rovine di una città fondata 400 anni prima di Cristo per controllare i territori delle temibili tribù italiche, con oltre cinquemila abitanti nell’epoca di massima espansione (nel primo secolo dopo Cristo) e la cui posizione appartata parve ideale per dare ospitalità – dorata quanto forzata – a prigionieri illustri come re Perseo di Macedonia o la regina Zenobia. È difficile percepire l’importanza di questa sorta di “piccola Roma d’Abruzzo” dalle poche abitazioni e dai casolari agricoli che attualmente punteggiano la valle su cui essa si sviluppò; una valle compresa fra tre alture, due delle quali occupate nel Medioevo dal castello Orsini e dalla chiesa romanica di San Pietro, sorta sul tempio di Apollo (sulle mura sono ancora leggibili graffiti di epoca romana). Preziosa, in tal senso, è l’occasione della mostra avezzanese col numero rilevante di opere d’arte e manufatti in marmo e pietra, come pure in metallo, legno ed osso, offerti all’ammirazione del pubblico. Del resto la campagna di scavo è lungi dall’essere completata. Un grande progetto in corso di finanziamento dovrebbe, fra non molto, consentire l’esplorazione integrale del sito. Si aggiungeranno così nuove tessere ad un mosaico ancora incompleto, ma anche così quanto mai affascinante. “PROVE DI SCENA” PER IL FUTURO MUSEO Ad Avezzano, città cresciuta nella piana sottostante l’antico abitato fucense, nella stessa sede che l’anno scorso ha ospitato la fortunata mostra Il tesoro del lago, un’altra suggestiva esposizione racconta l’Effetto Alba Fucens. Ad esservi documentate sono le vicende di mezzo secolo di scavi (dalle campagne condotte per conto dell’Università di Lovanio a quelle dovute alla Soprintendenza archeologica dell’Abruzzo); ma soprattutto vengono presentati gli straordinari reperti ritrovati all’interno delle ciclopiche mura dell’antica città; reperti scavati decenni fa ed ora in custodia presso il Museo di Chieti, alcuni dei quali mai esposti. Sculture, mosaici, affreschi e arredi delle ricche domus, che confermano la raffinatezza della classe dominante e il ruolo raggiunto dall’antica città, ma anche oggetti di vita quotidiana come servizi da toeletta, giochi, utensili, vasi di vetro e di ceramica, lucerne di bronzo e terracotta, sono stati ricomposti in un immaginario contesto originale suggerito da fondali, luci, effetti speciali. Il percorso evidenzia alcune delle tematiche più interessanti della storia urbana della città, e si propone come “prove di scena” per l’allestimento del museo che il prossimo anno sarà aperto nel romanico convento di San Pietro, proprio sul luogo di Alba Fucens. Effetto Alba Fucens. Avezzano, Magazzini del Grano di Villa Torlonia, fino al 30 dicembre 2002 (Catalogo Carsa Edizioni).

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