Educazione, una sfida “insieme”

La necessità di emergere da un certo silenzio educativo e di dar voce a quanti continuano ad impegnarsi su questo versante sta caratterizzando questi ultimi anni, e gli appelli ad affrontare l’emergenza educazione si ripetono incessanti da parte di organismi e personalità di vari orientamenti. In un tempo in cui – come notava Benedetto XVI al Convegno ecclesiale di Verona – occorre contrastare efficacemente quel rischio per le sorti della famiglia umana che è costituito dallo squilibrio tra la crescita tanto rapida delle nostre capacità tecniche e la crescita ben più faticosa delle nostre risorse morali, l’educazione può e deve ritrovare il suo ruolo centrale, riportando speranza e offrendo un modello di vita che realizzi pienamente la persona umana. Per fare ciò non basta la sola buona volontà o il dar vita con generoso slancio a buone pratiche circoscritte nel piccolo mondo in cui ognuno opera. Una sfida così può essere vinta solo insieme, in sinergia tra le varie componenti della comunità educativa. Ed ecco perché associazioni, movimenti e aggregazioni ecclesiali operanti nella scuola, nell’animazione del tempo libero, del mondo del lavoro, della formazione, dello sport, hanno voluto ritrovarsi dall’11 al 13 maggio per riflettere e lavorare insieme per richiamare la necessità – come affermato nell’appello che i congressisti hanno consegnato ai rappresentanti di governo e istituzioni – di un rilancio dell’idea stessa di educazione, della sua natura e delle sue finalità. Una sfida impegnativa che non punta tanto a occuparsi di metodi e di tecniche didattiche, ma guarda all’educazione come qualcosa che abbia un fine e un metodo in relazione ad una concezione dell’uomo. Occorre, infatti, non partire da programmi o tecniche, ma dal rimettere al centro la persona intesa nel suo essere più profondo; quella persona che è sé stessa proprio perché è dono e riceve il dono dagli altri. In tale prospettiva la relazione educativa si presenta non solo come un metodo per favorire l’insegnamento, ma come il cuore stesso dell’educazione che fa essere educatori ed educanti ugualmente protagonisti. Tre giorni di condivisione, confronto e dialogo tra carismi e cammini diversi hanno reso manifesta la grande ricchezza e pluralità di esperienze e di percorsi educativi già presenti nel nostro Paese e, nello stesso tempo, il comune impegno a far sì che ogni proposta educativa sia capace di indirizzare verso ampi orizzonti e di essere orientata ai valori della verità, bontà e bellezza presenti nel cuore di ognuno. Un’idea: costruire e potenziare reti che facilitino i processi collaborativi e partecipativi di tutte le componenti la comunità educante – insegnanti, educatori, genitori, allievi – e anche tutti gli ambiti – scuola, famiglia, extrascuola -. Ma soprattutto si sono cominciati a intessere i fili di tale rete, mettendo in pratica fra tutti i partecipanti quella pedagogia dell’amore che sola può favorire il completo sviluppo della persona. In questa prospettiva il termine emergenza ha via via lasciato spazio a quello di speranza. E l’educazione è proprio – come sottolineato nel suo intervento da mons. Betori – un atto di speranza . È scommessa fiduciosa sul mistero invisibile presente nella storia e nelle persone. L’EDUCAZIONE OSTACOLATA Oggi un ostacolo particolarmente insidioso all’opera educativa è costituito dalla massiccia presenza, nella nostra società e cultura, di quel relativismo che, non riconoscendo nulla come definitivo, lascia come ultima misura solo il proprio io con le sue voglie, e, sotto l’apparenza della libertà, diventa per ciascuno una prigione, perché separa l’uno dall’altro riducendo ciascuno a ritrovarsi chiuso dentro il proprio Io. Dentro ad un tale orizzonte relativistico non è possibile, quindi, una vera educazione: senza la luce della verità, prima o poi ogni persona è infatti condannata a dubitare della bontà della sua stessa vita e dei rapporti che la costituiscono, della validità del suo impegno per costruire con gli altri qualcosa in comune (6 giugno 2005). Benedetto XVI Imparare il mestiere di uomo Mons. Bruno Stenco è il direttore dell’Ufficio nazionale Cei per l’educazione, la scuola e l’università. Lo abbiamo intervistato. Questo incontro – ci ha detto – ha riunito 22 aggregazioni laicali di ispirazione cristiana che operano nel campo dell’educazione: non solo nell’ambito scolastico ma nell’insieme delle agenzie educative. Questa sinergia è già di per sé un fatto importante. Il Convegno è stato preceduto da un intenso lavoro del tavolo interassociativo che riunisce i responsabili di tali aggregazioni e che ha voluto porre all’ordine del giorno l’educativo e in particolare le reti che possono collegare scuola, famiglia, società, territorio. L’obiettivo è di sottolineare la centralità dell’educativo, esigenza avvertita sia dalla società civile che dalla comunità cristiana. Come si presenta la realtà educativa oggi? Bisogna prendere atto della difficoltà di educare i bambini da parte delle famiglie e anche da parte dello stesso sistema di istruzione e di formazione e di tutte le agenzie educative comprese quelle dell’educazione cristiana, in un clima culturale e morale in cui, come ci ricorda la Veritatis Splendor di Giovanni Paolo II le tendenze soggettiviste, relativiste e utilitariste, oggi ampiamente diffuse, si presentano non semplicemente come posizioni pragmatiche, come dati di costume, ma come concezioni consolidate dal punto di vista teoretico che rivendicano una loro legittimità culturale e sociale. Se il significato della realtà è negato all’uomo nel senso che su di essa non può pronunciare un giudizio veritativo, allora diventa impossibile anche l’educazione. La dissoluzione della realtà e quindi anche della libertà genera un senso di stanchezza spirituale, di tristezza. Ma l’educazione è un progetto totale di vita… Senza dubbio. Esso comprende le forme culturali, i mezzi e il metodo adatti per attuarlo lungo il corso dell’età evolutiva al fine di promuovere la maturazione della personalità e l’autonomia della condotta. Se questo senso totale della vita non esiste e non è conoscibile, allora manca una condizione essenziale per elaborare una progettualità educativa finalizzata ad apprendere il mestiere di uomo. Eppure è altrettanto vero che il desiderio di verità, di bontà e di bellezza che è nel cuore di ogni bambino e di ogni persona dice che è ragionevole e proporzionato cercare di dar vita ad una proposta educativa capace di indirizzare verso l’oltre l’intelligenza e la libertà. Ecco perché le associazioni del laicato cattolico che operano nel campo dell’educazione sono chiamate a dar vita ad un impegno convergente: l’educazione è possibile e rappresenta una risorsa indispensabile per la persona e la società.

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