Si sa, la televisione spesso non genera “buone notizie”. Ma per un gruppo di giovani del Burundi, che attraverso la tv nazionale hanno conosciuto la condizione dei rifugiati ospitati a Sabe alla periferia di Bujumbura, è stata l'inizio di un progetto di solidarietà.
Nel campo profughi, creato negli anni successivi alla guerra civile, l’attesa estenuante, nella speranza di poter un giorno tornare alle proprie terre, si mescola costantemente alla disperazione e alla percezione che nulla possa cambiare.
Molti di questi rifugiati si trovano nel sito di Maramvya, con una sistemazione precaria, resa ancora più instabile da un terreno continuamente inondato. Ed è qui, ai margini della società, che un gruppo di giovani dei Focolari ha deciso, un giorno, di andarli a trovare.
Tanta la gioia dei bambini che gridando li hanno accolti mentre portavano viveri e generi di prima necessità. Ma non poteva bastare. «Le tende in cui abitavano – raccontano – erano inondate quasi per intero. Ci siamo chiesti: “Ma dove trascorrono la notte?”». Sulla via del ritorno, lasciare quei bambini lì è diventato un peso insostenibile. Ed è maturata l’idea di aiutarli con un progetto sull’educazione.
Ad oggi, raccontano, «siamo impegnati regolarmente nell’alfabetizzazione nel campo di ex rifugiati a Maramvya. Senza un sostegno scolastico non avrebbero possibilità di continuare a studiare». «I ragazzi hanno tanti sogni – proseguono –. Uno di loro ci ha detto che da grande vorrebbe diventare sacerdote, un altro si impegna per diventare ministro».
Il regalo più bello di questo scambio d'amicizia è stato il commento di un’alunna: «Da quando questi giovani ci danno lezioni mi è tornato il coraggio di andare avanti. I nostri genitori apprezzano tanto queste attività, perché possiamo istruirci e sperare di non restare più nella miseria».