Editoriale

Il presente fascicolo di «Sophia», numero 2/2014, è espressione di quello specifico impegno nell’ambito della ricerca accademica che caratterizza l’esperienza dell’Istituto Universitario Sophia.
Nella ricorrenza dei vent'anni dalla sua morte, viene qui riportato, infatti, uno scritto inedito del filosofo e teologo, poi vescovo di Aquisgrana, Klaus Hemmerle, in cui egli presenta l’esperienza mistica di Chiara Lubich come il "luogo" di una nuova ontologia: non soltanto perché vi è contenuta una nuova visione dell’essere, ma anche perché vi è un nuovo vedere, “vedere il vedere” come dice l’autore.

A questo scritto segue un saggio di Piero Coda, in cui sono tracciati alcuni movimenti fondamentali della riflessione di Klaus Hemmerle che hanno ritmato l’atto del suo stesso pensare: il nucleo attorno al quale ruota la sua comprensione della realtà è la rivelazione del Dio trinitario. Quest’ultimo è il "luogo" entro il quale è possibile rileggere l’intera esperienza e conoscenza umana con uno sguardo che assume la forma del “dove” è collocato. 

È da questo "luogo" che può avvenire una ricomprensione inter- e transdisciplinare della realtà: frutto di questo nuovo sguardo è il saggio di Paolo Frizzi, il quale offre un’interessante proposta di lettura del ruolo che l’esperienza religiosa può assumere all’interno di un contesto che sembra in qualche modo scartare tale ambito.

Altro esempio di come il già dato e conosciuto possa acquisire un significato nuovo a partire dall’orizzonte entro il quale viene rivisitato, è il saggio di Davide Penna, il quale rilegge uno degli autori più intriganti e discussi del pensiero cristiano, Pietro Abelardo, evidenziando in lui i prodromi di un’ontologia relazionale.

Il saggio di Gerard Rossé si fa indagine e proposta di come l’esperienza della comunione divina di cui Gesù, il Cristo, è il rivelatore, non solo non contraddice il monoteismo che caratterizza la fede della Chiesa nascente, ma ne è la vera e piena manifestazione.

Nella parte finale del presente numero sono raccolte due relazioni proposte, a conclusione del corso su “Lo Spirito e i carismi”, durante un seminario teologico tenutosi all’Istituto Universitario Sophia il 13 e 14 giugno 2013, intitolato: «Due carismi in comunione nell’“ora” della Chiesa». La motivazione di fondo che ha mosso questa iniziativa è stata quella di scoprire quale relazione potesse esserci tra il carisma di Francesco e Chiara d’Assisi e il carisma di Chiara Lubich, tanto lontani nel tempo, ma così intimi nella loro origine e identità. Le due lezioni qui proposte sono state tenute, da un punto di vista storico e sociologico, da Bennie Callebaut, e, nel suo orizzonte teologico, da Alessandro Clemenzia.

Al di là del rapporto tra un carisma antico e nuovo, è emerso dagli interventi dei diversi docenti e studenti come il centro del discorso non ruoti soltanto attorno all’importanza dei carismi nell’“ora” della Chiesa, ma anche attorno al far emergere, in modo sempre più consapevole, una vera e propria ecclesiologia che nasca da un’esperienza carismatica.

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