Ecuador, al via la presidenza Moreno

Per la prima volta in 21 anni un presidente finisce il mandato lasciando il posto al successore eletto. Lenìn Moreno subentra dunque a Rafael Correa Delgado, di cui promette di proseguire l'opera. Ma nonostante i consensi il Paese rimane diviso
Il nuovo presidente Lenin Moreno (AP Photo/Dolores Ochoa)

Dopo dieci anni di presidenza, il 24 maggio in Ecuador è finito il mandato di Rafael Correa Delgado. Al suo posto si è insediato nel palazzo presidenziale del Carondelet il nuovo presidente Lenìn Moreno, eletto lo scorso 2 aprile. Alle elezioni Correa non si era presentato, dando così spazio al suo ex vicepresidente Moreno – espressione dello stesso partito, l’Alianza Paìs – che aveva superato di pochi punti percentuali lo sfidante, Guillermo Lasso, del partito politico Creo. La cerimonia di insediamento di Moreno si è trasformata in una manifestazione di saluto al presidente uscente, molto amato da una parte degli ecuadoriani, ma anche criticato da tanti altri. Per Correa, adesso, comincerà un periodo di riposo: andrà in Europa con la famiglia, riposerà e, probabilmente, tornerà ad insegnare. 

Le redini del Paese passano dunque a Moreno. Laureato in amministrazione pubblica, nel 1998 ha avuto un incidente che gli ha cambiato la vita e lo ha costretto su una sedia a rotelle. Ma questo incidente lo ha fatto diventare un motivatore professionista: ha scritto alcuni libri nei quali ha affermato che un giorno passato senza sorridere è un giorno perso. Il neoeletto è stato vicepresidente nel 2007, durante la prima presidenza di Correa. Successivamente ha lavorato tre anni per l’Onu a Ginevra. Appartiene come dicevamo allo stesso partito politico di Correa, di cui intende continuare a portare avanti il programma, e unisce la visioni socialista a quella neoliberista. Tra le sue priorità ci sono l’educazione e nuovi programmi per gli imprenditori. Moreno continuerà dunque la politica del suo predecessore, che durante la sua presidenza ha investito nel Paese creando buone relazioni con le migliori università del mondo, dando l’opportunità agli ecuadoriani di conseguire borse di studio per diversi livelli accademici. Per quanto riguarda il campo sociale, Moreno sosterrà la fondazione Manuela Espejo, creata da Correa per sostenere le persone con disabilità psico-fisiche, per migliorare le loro condizioni di vita.

L’avvicendamento tra i due presidenti è un evento storico per l’Ecuador, dove da 21 anni nessun capo dello Stato finiva il mandato e riusciva ad alternarsi con un successore eletto dal popolo. Questo cambiamento ha commosso la popolazione. Nonostante il favore della gente, comunque, a Correa non sono mancati gli oppositori. In particolare, è stato avversato dai media, per aver cambiato le leggi sulla comunicazione e aver ridotto le loro libertà, e anche da molti imprenditori per l’incremento delle tasse, a causa del quale sono stati costretti a ridurre il personale aziendale. Non va poi dimenticata la controversia con gli ecologisti ecuadoriani per l’estrazione del petrolio. Correa, infatti, aveva lanciato una sorta di raccolta fondi internazionale per evitare di dover installare le trivelle nell’area dello installare le trivelle nell’area dello Yasunì Itt, una delle aree del Paese con la più ricca biodiversità del mondo. Alcuni Stati avevano risposto all’appello, ma non è stata raggiunta la somma desiderata dal presidente uscente, per cui le attività estrattive sono state avviate nonostante le proteste degli ecologisti. 

Correa lascia comunque la presidenza con l’etichetta di “leader della nuova società ecuadoriana”, come lo hanno definito molti sociologi, storici, analisti politici e economisti per l’impegno profuso per migliorare i servizi sociali, per la cosiddetta “Revolucion Ciudadana” (rivoluzione della popolazione) e, come dice lui stesso, “Porque la Patria ya es de todos” (perché la Patria appartiene a tutti). Il giudizio finale, naturalmente, spetterà alla Storia. 

La speranza degli ecuadoriani, adesso, è che il neopresidente Moreno riesca ad unificare il Paese, giacché la differenza di voti rispetto al suo avversario politico è stata minima e la popolazione è divisa.

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