Echi di unità

Continuiamo anche in questo numero la segnalazione di alcuni dei numerosi articoli apparsi su Chiara Lubich in seguito alla sua scomparsa. Sono la testimonianza di echi di unità che risuonano oggi nelle persone che l’hanno conosciuta. A Dio. Chiara! di Ernesto Olivero Il 14 marzo nel primo mattino ricevo un messaggio di Franco: Chiara partita per il Paradiso ed io penso pregando che Chiara è a tu per tu con l’Amore. Guardo fuori, e l’aurora mi aiuta a ricordare le parole che aveva scritto Chiara sul mio diario in occasione del nostro primo incontro: In questi giorni mi gira per la testa questa frase: Svegliati Aurora!. Ecco: è ciò che ho incontrato oggi nell’amicizia con Ernesto. Il nostro incontro – perché no? – spero risvegli l’aurora di un giorno ancora più splendente. Ma oggi, 18 marzo, è il giorno del funerale. La riconoscenza per le parole e gli sguardi si rincorrono nella mia mente, mentre mi avvio verso la basilica di San Paolo fuori le Mura. Volti, volti sereni, volti velati dal dolore e su tutti silenzio e preghiera. Sobrietà. Su invito di Pier Giorgio, del tuo focolare, mi sono avvicinato alla tua bara. Sono con te, Chiara, continuo ad essere con te che sei già con Dio e lo ringrazi per aver potuto compiere il tuo disegno come avevi scritto sul mio diario il 23 gennaio del 2004: Se siamo uniti, Gesù è fra noi. E questo vale più di ogni altra cosa al mondo: con Lui tu potrai compiere il tuo disegno, Ernesto! Ed io il mio. E Dio sarà glorificato. Spinto dalla forza della condivisione della scelta totale per Dio e dell’amore per il prossimo, nella ricerca dell’unità e della pace, ti ho portato in spalla e non ti ho più lasciata, mi sembravi contenta che fossi lì con te. Ti ho fatto compagnia con il rosario: Ave Maria, grazie per Chiara… Ave Maria, grazie per i volti che ti salutano…. L’ultima carezza ha sfiorato il tuo nome da ragazza – Silvia – inciso sulla bara di legno chiaro, ancora un grazie per l’intensità che ci ha legati nell’ultimo tratto della tua vita terrena. L’abbraccio inatteso di tua nipote Agnese ha suggellato il nostro saluto: Sono la nipote di Chiara. Grazie Ernesto; e io ancora Grazie Chiara. La terra è più ricca, adesso che tu ci sei passata, hai parlato, hai amato, ti sei lasciata amare. Donna del dialogo di Armando Ceccarelli Limitando questo breve commento al contributo di Chiara Lubich e dei focolarini in ambito interreligioso e interculturale, va sottolineato che, sin dagli inizi, l’unità tra le persone, le classi sociali e i popoli senza esclusione alcuna, viene indicata come la strada maestra. Nasce così la spiritualità dell’unità. È questo il suo carisma, che raduna persone di ogni cultura e religione a partecipare alla gestazione di un mondo unito. Il movimento che ne scaturisce, complesso e variegato, si diffonde man mano in 182 Paesi. Giovanni Paolo II lo definisce un piccolo popolo, diffuso su tutta la terra, con una nota interculturale e interreligiosa tipicamente mariana. Oggi sono più di 30 mila i fedeli di varie religioni che condividono lo spirito d’unità dei focolari, oltre a 70 mila persone non credenti, di varie ideologie. Alla radice del dialogo per la costruzione del mondo unito si trova la regola d’oro, presente in ogni religione: Non fare agli altri ciò che non vorresti sia fatto a te, o nella sua forma positiva, Quello che volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro (Mt 7, 12). Questo spinge le persone a farsi uno, nel vuoto completo di sé, per entrare nella pelle dell’altro e capire profondamente il suo essere musulmano, induista, buddhista, ebreo, cattolico. Nel clima di amore reciproco che ne risulta, si stabilisce un profondo dialogo, nel quale, in un rispettoso annuncio, si esprime quanto la nostra fede afferma sull’argomento trattato, senza nulla imporre, senza proselitismo, ma per amore. Si cresce così nella conoscenza reciproca, senza sincretismo, nella riscoperta delle proprie radici religiose, di ciò che unisce, in un’esperienza viva di fraternità. L’intuizione di Chiara Lubich scaturisce dal porre in atto tra le persone, le più varie, la vita stessa della Trinità, nella quale ogni Persona, usando un’espressione paradossale, ma vera, è, non essendo per amore. Ciò equivale a vivere l’essenza stessa del cristianesimo: l’amore reciproco fino al dono della vita, se occorre, che rende proficuo il dialogo e supera le barriere tra fedi diverse. L’insegnamento di un’amica di Diego Schelfi Ci piace ricordare un suo tratto, sicuramente meno importante e particolare: il legame con il Trentino! Ci dicono che quando, conversando, doveva ricordare le giovani donne con le quali diede vita al movimento, parlava delle me pope. Poco tempo fa, quando ci recammo a salutarla, ci venne raccomandato di parlare anche in dialetto. Insomma, la sua piena mondialità non le impedì mai di ricordare con amore le sue radici ben piantate in terra trentina. Siamo convinti che l’amore per la propria terra, per le persone che la abitano, per la storia e per la cultura è veramente tale solo se permette di amare allo stesso modo tutte le persone del mondo che sentono le stesse emozioni per le loro rispettive terre. Ecco l’unità per la quale continueremo a lavorare. Ecco il dialogo che vorremmo fosse bussola dell’agire di noi tutti a cominciare dentro le cooperative e dentro la cooperazione per estenderlo a tutte le persone che incontriamo che lavorano e vivono accanto a noi, di qualsiasi razza siano, a qualunque religione appartengano.

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