“Eccoci”: la risposta dei giovani a padre Puglisi

Serve un impegno non contro la mafia, ma per la persona, qualunque essa sia: il cittadino, lo studente, il lavoratore, il politico, il precario, i giovani e i bambini. Un impegno portato avanti con quanti basano le decisioni di ogni giorno, piccole e grandi, sull’insegnamento evangelico o comunque sui valori fondamentali della vita
Ricordo di padre Pino Puglisi

“Vi aspettavo”: il saluto che si rivolge agli amici più cari che si accolgono in casa è esattamente quello che il beato Pino Puglisi ha rivolto ai suoi killer la sera del 15 settembre 2013. È la frase che racchiude il senso della vita e della morte del sacerdote ucciso per volontà di una famiglia mafiosa che dominava nel quartiere di Brancaccio a Palermo.

A distanza di 20 anni dalla sua morte, don Puglisi è stato proclamato beato. Un gruppo di giovani di Caltagirone in occasione delle Messa per la beatificazione ha voluto riprendere questa frase su un grande striscione e aggiungere tuttavia il proprio Eccoci, per sottolineare che l’attesa e il sacrificio di allora non sono stati vani.

La celebrazione è avvenuta all’aperto non lontano dalla Parrocchia di p. Puglisi, San Gaetano. Alle spalle dell’impalcatura con l’altare, il mare blu che abbraccia il litorale di Palermo. E poi tanto sole e il cielo limpidissimo su cui contrastano i berretti colorati della folla, gli striscioni dei vari gruppi e la grande foto del beato Puglisi.

Il Movimento dei Focolari era presente da tante città siciliane. Sui pullman – insieme ai focolarini – anche scout, neocatecumenali, aderenti al PIME, persone di altre associazioni, professori e piccoli gruppi di scolaresche: tutti comunque fortemente impegnati per contribuire a realizzare un tessuto sociale e culturale in cui la mafia non abbia l’unica e l’ultima parola.

Un impegno non contro la mafia, ma per la persona, qualunque essa sia: il cittadino, lo studente, il lavoratore, il politico, il precario, i giovani e i bambini. Un impegno portato avanti con quanti basano le decisioni di ogni giorno, piccole e grandi, sull’insegnamento evangelico o comunque sui valori fondamentali della vita.

Una scelta – questa di lavorare insieme – operata con decisione dalle persone del Movimento dei Focolari sin da quando Chiara Lubich nel 1998 proprio a Palermo propose ai suoi questa strada per “affrontare” il discorso mafia: unire le forze positive della società, fare leva sull’impegno comune e condiviso per costruire il mondo unito, per diffondere l’amore al posto dell’odio e sottrarre decisamente spazio (in senso geografico, ma non solo) a quanti si oppongono con vigore ad una società fraterna e solidale per coltivare e incrementare i propri interessi di soldi e di potere.

Adesso bisogna rimanere bene all’erta: la beatificazione di p. Puglisi è una tappa che dovrebbe aiutarci a mantenere alto l’impegno a tessere la rete che tiene uniti i molti, i moltissimi, che vogliono operare verso il bene; a condurre la Chiesa e la società a fare un po’ di serena autocritica per vedere se siamo al passo con le esigenze e le istanze di oggi (soprattutto dei ragazzi); a confrontarci  più con il Vangelo che con gli slogan. Eccoci: è il 25 maggio del 2013 e questa bellissima parola ci ricorda l’eccomi di Maria nell’Annunciazione, ma anche l’eccomi del giovane Samuele che confondeva la voce del sacerdote Eli con la voce di Dio. Ma una volta capito che la voce che lo chiamava era quella di Dio, il Signore, il suo eccomi fu sufficiente a fugare dubbi e timori per mettersi seriamente al servizio del suo popolo.

 

Nella foto: lo striscione di un gruppo scout di Caltagirone

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