E tu, blasti?

I "blastatori", sui social, attaccano il proprio interlocutore, cercando di far valere la propria superiorità intelletuale. Ma non sempre è una buona strategia comunicativa per raggiungere i propri obiettivi.
Fonte: Freepik

Blastare è il termine con cui ci si riferisce, sui social network e più in generale negli ambienti digitali, all’abitudine di attaccare duramente qualcuno o rispondere “per le rime” a una critica o a un’obiezione ricevuta, provando a far valere come argomento soprattutto la propria superiorità intellettuale o culturale.

Tra i “blastatori”, il giornalista Enrico Mentana è sicuramente uno dei più qualificati. Il direttore è molto attivo sui social e non manca di bacchettare chi lo attacca senza dare senso logico e adeguata forma alle proprie stoccate. Un’attività che gli è valsa pagine come “Enrico Mentana blasta laggente”, con migliaia di follower. Anche il medico Roberto Burioni ha adottato questa tecnica per portare avanti la sua lotta contro i no-vax.

Tuttavia, questa strategia comunicativa è un’arma a doppio taglio. Se l’obiettivo dei “blastatori” è quello di galvanizzare i sostenitori della propria posizione, allora può funzionare. Ma se l’obiettivo è invece quello di persuadere chi non la pensa allo stesso modo, “aggredire” è l’esatto opposto di quello che bisognerebbe fare. Un atteggiamento, quello del blastatore, che rischia di avere come unico risultato l’esaltazione del proprio ego, più che la divulgazione scientifica o l’affermazione della propria idea nell’opinione pubblica.

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