È tempo di treni veloci e banda larga

Un nostro lettore scrive ad Alberto Ferrucci chiedendo di specificare quali sono le priorità nelle infrastrutture di comunicazione. Di strade, trafori e viadotti il nostro Paese non ne ha proprio bisogno
Autostrada

«Gentile Alberto Ferrucci,
leggo con piacere i suoi interventi, che apprezzo soprattutto per la sua capacità di presentare argomenti non facili in maniera chiara e comprensibile anche ai profani in materia. Devo dirle però che mi ha un po' disorientato la conclusione del suo ultimo intervento a pagina 7 del numero 3 della rivista Città Nuova, là dove afferma l'opportunità di costruire "infrastrutture di comunicazione". A dire il vero l'espressione si presta a varie interpretazioni. Voglio sperare che non intenda la costruzione di nuove opere stradali!

«Se c'è una cosa di cui questo martoriato Paese proprio non ha bisogno sono nuove strade, autostrade, trafori, viadotti e affini. Abbiamo speso somme enormi per itinerari non proprio indispensabili, abbiamo coperto migliaia di ettari di terreno agricolo per nuove corsie, raccordi, tangenziali, svincoli, rotatorie ed altri simili aggeggi, che non raramente hanno dato il loro valido contributo al manifestarsi di dissesti idrogeologici.

«Se c'è una qualche infrastruttura di comunicazione di cui avremmo bisogno, sarebbe quella di riportare ad un livello decente il sistema ferroviario, ormai ridotto al pari di Paesi del Terzo mondo, a parte quella piccola parte della rete ad alta velocità, che però serve una piccola parte del territorio, mentre centinaia di migliaia di studenti, operai, impiegati, devono quotidianamente utilizzare convogli lenti, scomodi, sporchi, con bagni che fanno schifo.

«Per favore cerchiamo di dare la precedenza, come afferma lei stesso e, guarda caso, proprio sul testo accanto al suo, anche Michele De Beni, a ospedali, case di riposo, scuole di ogni ordini e grado, asili nido, carceri, recupero dell'immenso patrimonio artistico del nostro Paese, che spesso per incuria e mancanza di mezzi, sta andando in rovina, cultura, musei, ricerca, musica, teatro ecc.».

Francesco Pozzato

 

«Gentile Sig. Pozzato,
condivido pienamente il suo pensiero riguardo all'avversione a nuove opere stradali che consumerebbero ulteriore terreno agricolo contribuendo solo ad aumentare l’inquinamento e i consumi di benzina o gasolio. Quando accennavo a finanziare nuove infrastrutture senza specificare quali, per rispettare la lunghezza del testo, pensavo per prima cosa alle infrastrutture di comunicazione, quelle che tra l’altro contribuiscono a ridurre l’inquinamento perché riducono la necessità degli spostamenti per lavoro.

«Se si estendesse a tutto il territorio nazionale l'accessibilità veloce ad Internet (cioè la famosa banda larga), anche dal paese più minuscolo ed isolato si potrebbe comunicare con tutto il mondo: già nel presente chi opera a livello internazionale da aree in cui la banda larga è già disponibile, è sempre più indotto ad utilizzarla per i rapporti commerciali, tramite le teleconferenze; in esse se la comunicazione è veloce ci si può parlare vedendosi in volto come se si fosse nella stessa stanza, e addirittura si può condividere lo schermo del proprio computer con persone in qualsiasi altra parte del mondo, ed a costi molto contenuti; così si risparmia tempo, costi e inconvenienti dei viaggi di lavoro, assieme al kerosene che avrebbe consumato l’aereo per trasportarci.

«Altra infrastruttura su cui puntare, come lei suggerisce, è il trasporto ferroviario veloce, che può modificare anche drasticamente l’economia di un territorio. Noi liguri constatiamo ogni domenica quanto i lombardi amino trascorrere il fine settimana nella loro casa al mare, malgrado le lunghe code in autostrada a cui si devono assoggettare: se il collegamento ferroviario tra Milano e la Liguria fosse veloce come quello verso Bologna, chissà quanti, dopo aver lavorato nella grande Milano, sceglierebbero di raggiungere la sera le loro famiglie nella casa al mare, dove i figli potrebbero respirare un’aria migliore tutta la settimana! E se, come adesso chiede l’Ethiad per diventare socia dell’Alitalia, da Fiumicino partisse un treno veloce verso le città d’arte italiane, chissà quanti turisti in più – e lavoro in più – potremmo attirare nella nostra bella Italia!».

Alberto Ferrucci

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