È Napolitano-bis

Al sesto scrutinio, esce dalle urne il re-incarico a Napolitano, 87 anni, che toglie le castagne dal fuoco a partiti ingessati. Lo fa con sacrificio e per profondo senso dello Stato, ma chiede altrettanta, collettiva, assunzione di responsabilità verso la Nazione. Avrà il compito di traghettare il Paese oltre il guado della stagnazione politica
Parlamentari in piedi per la rielezione del presidente Napolitano

Sabato 20 aprile, mattina. Sono ore frenetiche. Monti prima propone a Berlusconi e Bersani l’ipotesi Cancellieri, poi tutti e tre decidono di salire al Colle per tornare a chiedere a Napolitano la disponibilità – già più volte negata – ad un secondo mandato. Il Presidente incontra separatamente i leader di Pd, Pdl, Scelta Civica e, successivamente, anche un gruppo di presidenti di Regione e grandi elettori di diversi schieramenti politici (fra i quali i leghisti Maroni, Cota e Zaia). Un paio d’ore di riflessione, poi Napolitano scioglie positivamente la riserva. Nel frattempo in Parlamento si svolge il rituale (inutile) della quinta votazione, con scontata fumata nera: solo schede bianche e voti a candidati di bandiera.

Sabato 20 aprile, pomeriggio. Lo scrutinio della sesta votazione in Parlamento ha esito positivo e consegna al Paese il ‘nuovo’ Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Sì, proprio quello che avevamo già chiamato a disfare le valigie pronte per il trasloco dal Quirinale ed a ricoprire per la seconda volta questo mandato: un fatto clamoroso e senza precedenti nella nostra storia repubblicana.

I numeri: Napolitano 738 preferenze; Rodotà 217; altri 19; schede bianche 10. Ampia maggioranza, quindi (oltre i 2/3), per il presidente eletto, con la confluenza dei voti di Pd-Pdl-Lega-Scelta Civica. Il Movimento 5 Stelle (con il concorso di Sel) rimane fermo su Rodotà.

In stand by, nella circostanza, le diatribe interne ai ‘democratici’, che – dopo essersi ‘contati’ nel gioco al massacro su Marini e Prodi – almeno su Napolitano, tranne limitate frange residue di intransigenti dissidenti, hanno sotterrato l’ascia di guerra, considerando bastevoli per un armistizio temporaneo le dimissioni del segretario Bersani e della presidente Bindi. Laveranno i panni sporchi in famiglia, in un momento successivo.

Le ragioni di Napolitano. Il Presidente le esprime nel comunicato che scioglie la riserva: «Nella consapevolezza delle ragioni che mi sono state rappresentate, e nel rispetto delle personalità finora sottopostesi al voto per l'elezione del nuovo Capo dello Stato, ritengo di dover offrire la disponibilità che mi è stata richiesta». E pone le sue condizioni: «Mi muove in questo momento il sentimento di non potermi sottrarre a un'assunzione di responsabilità verso la nazione, confidando che vi corrisponda una analoga collettiva assunzione di responsabilità».

In altri termini, fuori dalle righe: siete venuti a tirarmi per la giacca, per cavare le castagne dal fuoco (visto che avete dato ampia dimostrazione di incapacità a trovare da voi soluzioni condivise e definitive)? Bene, io – con grande spirito di sacrificio e senso dello Stato – mi rendo disponibile. Ma pretendo (“confido” è solo un eufemismo riduttivo) che anche tutti voi dimostriate lo stesso spirito di attaccamento al bene della nazione e vi assumiate collettivamente le vostre responsabilità. Lo speriamo (e pretendiamo) anche noi.

Niente pause per il Presidente.  Alle 19.30 i presidenti di Camera e Senato erano già da Napolitano per comunicargli ufficialmente il risultato dell’elezione. Nessuna soluzione di continuità, perché dovrà subito riprendere i fili del lavoro da lui avviato per la nascita di un governo. Lunedi sarà alle Camere per le procedure d’insediamento e già da martedi darà avvio alle consultazioni. Fare previsioni è aleatorio, ma c’è da scommettere che ci non sarà più la “melina” da parte dei partiti, perché, ove occorra, Napolitano le Camere adesso le può sciogliere.

Grazie presidente Napolitano! Le auguriamo buon lavoro (buona salute e lunga vita). Di cuore.

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