È morto il re in Thailandia, quale futuro per il Paese?

Un grande uomo, Bhumidol Adulyadej, se n'è andato e il vuoto che lascia è davvero grande. I prossimi mesi di lutto nazionale evidenziano una nazione che tutt'intera piange la persona che l'ha guidata politicamente e moralmente per 70 anni
Un uomo piange per il suo re in Thailandia

Quando un grande uomo se ne va, te ne accorgi subito: attorno a sé lascia un vuoto difficilmente colmabile, se non addirittura impossibile. Nel caso di re Bhumidol, direi vale il secondo caso: impossibile pensare di sostituire la sua figura con altri: la sua assenza si fa già sentire sentire e lo farà sempre di più nell’immediato futuro. Chi guiderà il Paese? Chi sarà l’esempio morale da seguire e imitare? Un vuoto è la sola risposta: e questo sconcerta tanti.

 

Settant’anni di regno non si cancellano in un anno di lutto nazionale o con la nomina dell’erede al trono. Re Bhumidol è stato l’elemento di coesione, d’unità, la guida spirituale, sociale e politica della Thailandia, per 14 lustri: di nessun re thailandese si puo dire di positivo tanto quanto di lui come condotta moralmente integra, superando quella di parecchi monaci e santoni vari del regno degli uomini liberi.

 

Vai per le strade di Bangkok oggi e la gente è triste; alcuni negozi sono chiusi in segno di lutto. Tanti non vogliono nemmeno parlare della sua scomparsa, perché le lacrime iniziano a scendere copiose. Ho ricevuto dalla mia ambasciata una email ufficiale (e così penso sia anche per altre ambasciate) per avvertire il riceviente di «fare attenzione nei prossimi giorni; bisogna avere rispetto per il popolo thai e per il momento che la Thailandia sta passando; si raccomanda di vestirsi decorosamente e di non protestare in caso si incontrassero difficoltà nelle comunicazioni o visite a luoghi turistici». Addirittura si raccomanda di «non fare selfie se si partecipasse a commemorazioni e momenti di preghiera per il re e di usare la massima prudenza nei luoghi sacri». Insomma: dobbiamo ricordarci che siamo in una nazione che tutt’intera piange la persona che l’ha formata, l’ha guidata e ha, soprattutto, dimostrato una grande sapienza, saggezza nell’indicare il modo di vivere di un intero popolo.

 

Qualche straniero ha “storto la bocca” alla notizia di un anno di lutto nazionale: questo sciocca il mondo, che spesso sembra aver perso la dimensione del soprannaturale, di un’altra vita dopo la morte. Ma anche questo è l’Oriente, dove il sacro e il naturale hanno un intreccio per noi occidentali, a volte incomprensibile. In Oriente, “l’essere e il non essere” possono coesistere insieme e molto bene. Parmenide si contorcerà nella tomba: la sua teoria qui non vale!

 

La situazione politica che la Thailandia sta attraversando non è delle piu’ facili: giorni fa è stata revocata la cauzione per il capo della vera opposizione al regime militare che guida il Paese dal 2014, Jatuporn Prompan. Perciò, due giorni fa è rientrato in carcere, per la condanna subita per i disordini del 2010. Un rientro in carcere per evitare che i risentimenti delle “camicie rosse” si facciano sempre più concrete. Jaturporn deve stare molto attento, come anche Veerakant Musikaphong, Nattawut Saikuar, Weng Tojirakarn and Nisit Sinthuprai,gli altri 4 leader dell’opposizione che sono rimasti a piede libero (e questo è un messaggio per tutte le camice rosse sparse nel Paese). La sicurezza nazionale, la pace, almeno nel prossimo anno sono un dovere politico che non ammetterà eccezioni. I militari, nella figura del primo ministro, il generale Chan-o-Cha, hanno dimostrato di sapere tenere molto bene in pugno la situazione fino ad oggi.

 

La Thailandia si sta sempre di più avvicinando alla Cina in fatto di politica internazionale ed economica, con non pochi risentimenti da parte degli Usa, che stanno perdendo, nel Sudest asiatico, credibilità e peso politico. Per quanto riguarda la sicurezza nazionale, le ultime operazioni rivolte a smantellare vere e proprie organizzazioni criminali internazionali, che avevano posto in Thailandia la loro base operativa, stanno dando un’immagine di efficenza agli occhi dei cittadini molto valida.

 

Sarà un anno di attesa, questo indetto come lutto nazionale; un anno triste per il popolo thai; un anno che richiederà pazienza, senza arrivare a conclusioni affrettate. Soprattutto, un anno dove molti thailandesi (anche questo un esempio molto forte) stanno già chiedendo preghiere per tutta la nazione «perché si sappia sfruttare l’eredità del defunto re; perché i thai non scelgano il denaro e il potere al posto del bene e della giustizia, ma sappiano seguire le orme del padre della nazione». Era questo, in sintesi, il messaggio che ho ricevuto anch’io stamattina. Anche questo un esempio, che questo popolo thai sa ancora stupirci positivamente.

I più letti della settimana

Mediterraneo di fraternità

La forte fede degli atei

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons