È ancora Natale

Tra le numerose uscite, ci sono il nuovo Aquaman avventuroso e il poetico cartone francese Il faraone il selvaggio e la principessa.
Cinema (Foto da Pexels)
Cinema (Foto da Pexels)

Quanto è bravo Michel Ocelot, grafico e poeta dell’immagine che ci regala cartoni animati in 2D eleganti, sobri, fantasiosi. Questa volta tocca ad una favola divisa in tre parti, ovviamente si tratta di leggende che il segno stilizzato e fine, il colore chiaro e il ritmo musicale rendono un prodotto veramente delizioso. 

La prima fiaba si svolge nell’antico Egitto dove il giovane aspirante Faraone ama una principessa tenuta in vigilanza da una madre cattivissima e iperprotettiva. Ma il ragazzo, grazie agli dei che venera e con i quali discute, avanza a grandi passi -si fa per dire – con tanto di navi, cavalli e cavalieri per sconfiggere il faraone rivale in fuga e sostituirlo. Vincerà e sposerà la sua bella. La favola è uguale a tante altre, il suo fascino però consiste nel riproporre la storia in modo nuovo nella grafica e nei testi molto poetici che delineano i tre diversi personaggi: lui ardito, lei innamorata sagace e la vecchia bruttissima e sconfitta. L’amore deve
trionfare, ma con grazia come è appunto questa prima parte.

La seconda favola si svolge nel Medioevo nel sud della Francia. Un perfido signore ha imprigionato un rivale, il figlio però lo trova in carcere -è un ragazzino delicato- lo consola e giunge a liberarlo. Ira del terribile padre che esilia il ragazzo, anzi ordina ai suoi di ucciderlo. Questi però si commuovono e lo liberano. Anni dopo, la zona è sconvolta dalle razzie di un Selvaggio affascinante che ama i poveri e deruba i ricchi. Il signore non riesce a catturarlo, anzi viene sconfitto dall’ex prigioniero. Il figlio si rivela al padre che lo voleva uccidere e… Fine della seconda favola.

Per la terza fiaba siamo in Turchia. Il bel pasticcere che vende bignè deliziosi, li porta pure alla principessa tenuta nascosta che se ne innamora: notti d’amore segrete fra i due. Scoperti, fuggono nel deserto dove incontrano di tutto. Ma il ragazzo è anche lui un principe in incognito. Come andrà a finire è facile prevederlo in una storia bellissima, molto mozartiana, da Flauto magico.

…E poi Aquaman e il Regno perduto.

L’attore-colosso Jason Mamoa ritorna come il re degli abissi, ora sposato con prole, sovraccaricato di impegni, con un consiglio di stato che gli dà filo da torcere. Il rivale Black Manta, che ha ucciso il padre, vuole vendicarsi e trama per distruggere e inquinare la terra emersa e Atlantide. Possiede un’arma diabolica, il Tridente Nero che lo mette in contatto con il Male assoluto che vuol risorgere. Aquaman deve ricorrere al fratellastro imprigionato Orm (Patrick Wilson) per scongiurare la fine del regno. I due si detestano: tanto il fratello è pignolo, rigido, altrettanto il re è libero e fuori schema. La battaglia si fa dura, perché Manta rapisce il bambino di Aquaman.

Il repertorio è quello solito in versione sottomarina e terrestre: scontri, voli, battute umoristiche, violenza, buoni contro cattivi, ecologia, moralismo facile, con gran dispendio di tecnologie raffinate. Puro spettacolo innocuo e piacevole – per i ragazzi, in particolare – con un ritmo adrenalinico. Buon divertimento.

Ps. Su Netflix, per chi ama il musicista Bernstein, c’è la sua biografia intitolata “Maestro”. Ne riparleremo.

 

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