Due “colonne” di Città Nuova

Bici Ognibeni ed Enio Buccomino: professionalità, intelligenza e humour al servizio del gruppo editoriale.
Antonio Ognibeni (Bici)

Quando qualcuno a cui siamo stati molto vicini, e che credevamo di conoscere bene, parte per l’altra vita, è il momento in cui la destra comincia a scoprire quello che ha fatto la sinistra. È il caso di Antonio Ognibeni, che dopo aver svolto per circa trent’anni la funzione di direttore amministrativo presso il gruppo editoriale Città Nuova, curando anche per il nostro periodico una rubrica riguardante gli aspetti fiscali, ci ha lasciati il 19 agosto scorso in seguito a un tumore diffuso. Aveva 75 anni.

 

Nato a Grenoble da genitori trentini, è orgoglioso di appartenere alla terra di Chiara Lubich, il cui ideale di vita ha conosciuto in età adolescenziale, a Milano, nel 1952, attraverso una bicicletta, come lui stesso ama raccontare: la sua, super accessoriata per l’epoca, ha infatti attirato l’attenzione dei primi focolarini del capoluogo lombardo, per i quali Antonio è divenuto «quello della bici». Sempre in bicicletta raggiunge i luoghi ai piedi delle Dolomiti dove si svolgono in quegli anni le Mariapoli. Di qui il nome Bici, col quale è più conosciuto nell’ambito del movimento.

 

Dopo la laurea in economia e commercio alla Cattolica di Milano, trova lavoro all’Eni, dove diventa anche dirigente. Nel 1979 il trasferimento a Roma per Città Nuova, dando con la sua esperienza professionale un contributo essenziale per l’applicazione di nuove normative aziendali, naturalmente predisposto a formare le persone in campo amministrativo.

Prezioso il suo apporto per le cooperative di diffusione dell’editrice, da lui seguite direttamente per oltre vent’anni. Ma anche quello offerto ad altre realtà ispirate dal movimento come l’Associazione per un mondo unito (Amu) e la Focus Production.

 

La sua azione non si esaurisce però alla cerchia dei Focolari. Chiamato per la sua competenza a tenere corsi, da esterno, come esperto di economia presso le’Università La Bicocca di Milano o l’Università di Bologna e presso l’Angelicum di Roma, contribuisce alla formazione della Cooperativa agricola della Val Formazza, dove è solito trascorrere le vacanze. Presidente della “Fondazione Domenico Tulino”, che sostiene le attività caritative della Congregazione delle suore del Buon Samaritano all’Asmara, si reca più volte in Eritrea per aiutare la fondatrice suor Pina Tulino e le sue collaboratrici a risolvere emergenze dovute alla situazione disastrata del Paese. Quanto all’associazione Nuovi Orizzonti, oggi in grande sviluppo, si può dire che l’abbia accompagnata fin dai primi passi. Per la fondatrice Chiara Amirante, «Bici è stato un dono immenso per la nostra comunità, mettendosi con grande pazienza e premura a insegnare aspetti fiscali e contabilità ai nostri, sempre prodigo di preziosi consigli fino ad ora che stiamo costituendo una nostra casa editrice».

 

Bici è fatto così: non solo non dice mai di no ad ogni richiesta di aiuto, ma si può dire che vada in cerca di chi aiutare. Quanti non si fanno fuorviare dal suo atteggiamento a volte un po’ rigido o “roccioso”, da buon trentino, dietro la scorza lo scoprono addirittura tenero.

 

Al palesarsi improvviso della malattia, mette a frutto i suoi talenti fino alla fine. Basti pensare che, ricoverato al Policlinico Gemelli per accertamenti, dà gli ultimi ritocchi alla stesura dello statuto della costituenda “Associazione Chiara Lubich per la pneumologia”: una iniziativa del professor Salvatore Valente per venire incontro ai problemi dei pazienti con patologie respiratorie, nel ricordo della fondatrice dei Focolari, ricoverata nel suo reparto nel 2008.

 

Enio Buccomino ha preceduto di qualche giorno il suo “collega” Bici, col quale avevano tante cose in comune: l’età, l’incontro con l’ideale dell’unità, il lavoro a Città Nuova, l’uno come responsabile del settore commerciale, l’altro di quello amministrativo, settori che hanno praticamente fatto nascere e sviluppato; e anche la malattia, per entrambi un tumore al polmone, anche se con un decorso diverso. «Non era un tipo da santino ma una persona vera»; «Di lui mi colpiva la pacatezza con cui viveva gli eventi della vita. A volte era come se nulla lo sfiorasse, come se lui, che sapeva il fatto suo da persona vissuta e ben cosciente di tutto, avesse il cuore altrove, di chi sa che tutto passa e che solo Dio resta». Queste le prime reazioni da parte di alcuni amici che hanno condiviso anni di vita con Enio.

 

Di origini pugliesi, era nato a Sesto San Giovanni e si era poi trasferito a Pescara dove aveva trovato lavoro presso la Olivetti come rappresentante. Nel febbraio del 1962 il matrimonio con Pina e negli anni successivi la nascita di tre figli: Michele, Antonella e Giovanni.

 

Nell’estate del ’64, invitato ad assumere la responsabilità dell’aspetto commerciale dell’editrice Città Nuova che si stava

sviluppando, si trasferisce a Roma con prontezza, come ricorda Giannino Dadda, già direttore generale del gruppo editoriale Città Nuova. Segue il formarsi e lo svilupparsi delle due reti di vendita: quella delle librerie in tutta Italia e quella della vendita diretta fatta dai rappresentanti, nonché l’Ufficio commerciale e marketing, mettendo in piedi le prime forme di pubblicità organizzata.

 

Un servizio svolto per circa 40 anni che gli procura grande stima anche all’esterno, presso tutti i librai di Roma, laici e cattolici, da Feltrinelli alla San Paolo, e da parte dei distributori regionali che non mancano di far notare quanto Enio sia in grado di «rappresentare degnamente Città Nuova». Ed anche di farla conoscere quando, all’inizio, era un’emerita sconosciuta nel panorama editoriale italiano. «Una sua caratteristica era la capacità di tenere rapporti con le persone, col suo tipico approccio intelligente e con la sua competenza professionale. Molto schivo, riusciva a smontare le situazioni difficili coll’humour tipico delle persone del Sud», commenta Dadda. Per non dire della sua riconosciuta saggezza in grado di dare consigli, specie in ambito familiare.

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