Dove va l’economia di mercato?

Le recenti vicende che stanno interessando il sistema bancario e finanziario italiano ci possono dire qualcosa di estremamente importante: funziona, o non funziona, l’economia di mercato come l’abbiamo finora immaginata? Se, infatti, si fosse capaci di guardare più in profondità o più lontano delle polemiche legate alle vicende di casa nostra, ci accorgeremmo che la posta in gioco è molto grossa. L’attuale sistema bancario e finanziario (ed economico), retto da un inestricabile intreccio economia-partiti, è solo un punto di arrivo di un unico processo secolare, che ha considerato la politica come il luogo esclusivo della gestione del potere, e l’economia come luogo eticamente neutrale che doveva occuparsi solo di aumentare la ricchezza della nazione. In questa divisione del lavoro tra economia e politica è rimasta fuori la componente più importante: la società civile. E quanto oggi vediamo è solo la punta dell’iceberg del grave errore di aver costruito un mondo a due sole dimensioni. Senza il civile, infatti, la politica si allea con il mercato e dà vita ad un duopolio che tende ad occupare tutti gli spazi della società. Il cittadino viene ridotto a elettore e a consumatore, terreno di conquista del partito e dell’impresa di turno. Anche le vicende Tav della Val di Susa possono essere viste come un fallimento di questo sistema chiuso. Sono convinto che la soluzione di questa crisi dovrà emergere da una nuova primavera della società civile. La storia dell’Europa è carica di speranza. Il sistema bancario attuale è nato, nel secondo Quattrocento, grazie anche al carisma di Francesco che diede vita ai Monti di Pietà, le prime banche popolari moderne, sorti come risposta ad una crisi non meno grave dell’attuale, il morbo dell’usura. Analoga è stata la nascita del movimento cooperativo: è stato originato da idealità, da passioni civili di persone che vedevano l’economia come una occasione per costruire una società di persone più libere, uguali e solidali. Se l’economia perde contatto con il terreno delle motivazioni alte, e si riduce a pura ricerca di profitti, essa tende ad implodere: è un’antica legge economica, ma spesso dimenticata Anche oggi, grazie al cielo, i carismi della società civile sono in azione, nella silenziosa, ma industriosa, rete dell’economia sociale, compresa la piccola Economia di Comunione e i suoi poli produttivi. E mentre i grandi giocano, fanno chiasso e soprattutto ci mostrano dove conduce l’ideologia della cultura dell’avere, la foresta dell’economia civile cresce, alimentata dalla cultura del dare e della reciprocità, dando vita a nuove istituzioni economiche e finanziarie di cui mercato e democrazia hanno oggi bisogno.

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