Donna in una nuova umanità

Mi trovavo nel bel mezzo della foresta dei bangwa, nel Camerun. Impressionato della vasta diffusione del movimento nei cinque continenti, il loro re si rivolse a me in questi termini: Lei è una donna e quindi non vale nulla. Mi dica: com’è successo tutto questo?. Di fronte a questa frase, ve lo assicuro, restai perfettamente a mio agio, sapendo che quanto avevo narrato non era certamente opera di una donna, ma di Dio. Così Chiara inizia, a Londra, nel ’77, la sua prolusione in occasione della consegna del Premio Templeton. Per lei le cose sono sempre state molto chiare! Ma quanto può aver influito sulla nascita, sulla organizzazione e sulla espansione del Movimento dei focolari il fatto che alla sua origine ci sia stata una donna? Chiara non ha mai fatto opzioni di genere, ma quanto ha realizzato e il modo con cui lo ha realizzato non ha fatto mai dimenticare il peculiare dono di avere una donna come leader. La sua originale identità non era rivendicazione: essa emergeva direttamente dalla profondità stessa della sua esperienza con Dio, che veniva in luce quando parlava della figura di Maria: bella e altissima nel suo non essere detentrice di autorità, ma colei che sottolinea con la forza della sua vita il primato dell’amore. Quando descriveva con dimestichezza il profilo mariano, come necessario abbraccio carismatico di luce e di amore a sostegno del profilo petrino. Quando sapeva far tacere l’urgenza tipica del fondatore per tenere fede alla sua missione di costruire sempre prima l’unità, e sapeva, di fronte a situazioni difficili, rischiare tutto, per mantenere un rapporto. Quando, parlando a complesse assemblee di politici, non temeva di richiamare tutti alla politica come vocazione, vocazione all’amore, vera essenza dell’autorità. I suoi slogan programmatici, frutto della sua intima frequentazione con le parole del Vangelo, sono rimasti in tanti Parlamenti del mondo: Amare la patria altrui come la propria… Amare il partito altrui come il proprio…. Ma la sua maternità, universalizzata dalla verginità scelta per amore, si coglieva soprattutto quando ci insegnava che l’arte d’amare era l’unica arte che avrebbe potuto coinvolgere tutti, con il suo effetto moltiplicatore, in un disegno universale di pace e di fratellanza. Nel ’89 ebbe a dire, parlando della vocazione speciale della donna nella Chiesa e nella società: Esistono donne che sono una reale speranza, perché lo Spirito Santo è all’opera in loro favore. E, attraverso di lei, si è certamente espresso come colui che fa cose nuove.

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