Don Alexander il “prete che balla”

Si apre l’ultima settimana del Sinodo dei Vescovi, sul tema "I giovani, la fede e il discernimento vocazionale". Tra i giovani che hanno avuto la possibilità di raccontare la propria testimonianza, il 6 ottobre scorso, anche un sacerdote ecuadoriano della diocesi di Arezzo.

Il discernimento vocazionale, nel senso più ampio del trovare la propria strada nel mondo, è una delle grandi tematiche del sinodo dei giovani, in corso durante questo ottobre.

Alexander Calderon viene da Celica una cittadina della provincia di Loja, nel sud dell’Ecuador. È il primo di sei fratelli, cinque maschi e una femmina. Sale sul palco dell’Aula Paolo VI, accompagnato da un grande sorriso. Giovanni Scifoni, il conduttore dell’evento, notando il collarino che sporge dalla camicia a righe, gli chiede se ha sempre desiderato diventare sacerdote.

Alexander, fa cenno di no, con la testa, e comincia a raccontare: «Non proprio… La chimica era la mia passione! E siccome da piccolo sono stato molto malato, e conoscevo come il dolore possa ridurre le persone e le famiglie, mi vedevo un ricercatore che poteva scoprire e magari dare delle soluzioni alle malattie. Volevo fare il chimico per gli altri, per cambiare il mondo!».

Oltre alla chimica, Alexander svela un’altra sua passione, il ballo: «Ballavo un po’ di tutto, i balli caraibici, la musica folkloristica andina. Ballare mi faceva sentire libero, attraverso il ballo potevo esprimere ciò che sentivo, amavo i suoni, la musica, i vestiti, la bellissima armonia che si crea nell’insieme…».

Per realizzare il suo sogno e diventare chimico, Alexander lascia Celica e la sua famiglia. Raggiunge, prima la capitale del suo paese, Quito, e poi, addirittura un altro continente, grazie ad una borsa di studio che lo porta in Italia, nella città di Pisa.

«All’inizio non è stato facile ambientarsi… L’italiano mi sembrava complicato, non riuscivo a capire bene, mi dicevo: ma perché sono venuto? Pensavo di mollare, il mio unico rifugio era la preghiera, mi dava pace, e cercavo di andare avanti, anche pensando alla mia famiglia. Senza accorgermene, le cose hanno iniziato a cambiare: avevo dei nuovi amici e il ballo, la mia passione, era diventato il mio lavoro, ballavo e in più mi pagavano!».

Scifoni lo provoca scherzosamente: «Balli ancora?». Alexander, come il più disinvolto dei ballerini, chiede la musica alla regia e comincia a danzare un motivo caraibico. La Sala Paolo VI esplode in un’ovazione, i padri sinodali, scandiscono il ritmo con le mani, anche papa Francesco sorride.

Poi, solo un attimo per ricomporsi, e Alexander riprende il suo racconto: «A Pisa, riesco a laurearmi, e torno a casa. Ma una volta lì, per la situazione sociale e politica del mio paese, sembrava impossibile realizzare i miei sogni. Allora, conoscevo la strada: chiesi un’altra borsa di studio per tornare a Pisa e studiare Filosofia Politica. Questa volta, volevo cambiare le cose nel mio paese! Ed è qui che è successo qualcosa di straordinario: immerso nello studio, mi sono ritrovato a tu per tu con i pensatori cristiani e con persone buone che mi hanno avvicinato a Dio».

Non senza emozione, Alexander ripercorre i ricordi di quel periodo così speciale della sua vita: «Attraverso lo studio, ho cominciato a capire che cosa è la virtù, perché si deve cercare il bene, e senza accorgermene, mi sono lasciato sedurre dalla teologia. Quello che cercavo aveva un nome e una concretezza: era Dio! Così, grazie all’aiuto di chi mi accompagnava in questo viaggio verso Lui, ho lasciato la filosofia e ho iniziato a studiare teologia. È stato un cammino travolgente! Altro che chimica, stavo scoprendo Dio! E mi sembrava di capire che forse era Lui la mia strada, che anche i miei sogni potevano far parte di questo cammino».

Comincia così, per lui, un periodo di discernimento vocazionale: «Attraverso questo percorso, nel 2015, sono approdato al seminario di Arezzo, dove ho incontrato persone che sembravano attendermi da sempre, e il 31 ottobre del 2017 sono diventato sacerdote».

Scifoni gli chiede se ora è felice, Alexander gli risponde semplicemente: «Il buon Dio mi ha fatto fare un lungo cammino, ma lo rifarei ancora perché ora sono felice di essere un suo prete!».

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