Diverso dai compagni

Nostro figlio, adolescente, si è trovato in difficoltà a scuola, perché non ha il linguaggio e il comportamento dei compagni, aggressivi e volgari. È tornato a casa agitatissimo e se l’è presa con noi, che gli abbiamo insegnato a rispettare gli altri. Ci siamo sentiti dei falliti. Abbiamo fatto di nostro figlio un disadattato, uno fuori del mondo? Dobbiamo insegnargli a difendersi o saremo costretti a cambiargli scuola?. Franca e Daniele – Bari La sofferenza di un ragazzino che si vede escluso dal gruppo della classe e preso in giro per il suo comportamento e il suo linguaggio alternativi è davvero grande. Come pure il disagio dei genitori che si sono adoperati tutta una vita per offrirgli l’educazione ai valori. Essa non genera necessariamente fenomeni da baraccone, anzi è un capitale che porterà sicuramente frutto per il suo futuro. È necessario incoraggiare il ragazzo a non drammatizzare, a non isolarsi dai compagni, ma a cercare comunque con tutti un rapporto spontaneo, semplice, fatto dei vari momenti di gioco, di lavoro comune, anche di piccole sfide. Non è male suggerire piccole strategie di difesa come ad esempio saper rispondere a tono alle battute dei compagni, magari con umorismo. L’esperienza che sta vivendo è preparazione al progressivo ingresso in un contesto sociale sempre più differenziato rispetto ai rassicuranti modelli dell’infanzia; imparerà pian piano a valutare criticamente ed apprezzare il contributo sia degli amici scelti sulla base di interessi e valori condivisi, sia di tutte quelle persone che la vita gli metterà accanto, con le quali vale sempre la pena cercare un rapporto positivo, nel rispetto delle diverse convinzioni. Suggerisco l’esperienza di una famiglia, giunta alla nostra rubrica: dopo aver parlato a fondo con una figlia a cui era capitata una simile disavventura, papà e mamma hanno affrontato con calma l’argomento anche con il docente coordinatore della classe. Hanno costruito rapporti con gli altri genitori, si sono impegnati nel consiglio di istituto. Hanno cominciato ad esportare, dalla famiglia alla scuola, un modello positivo di dialogo tra le varie componenti di questa, risvegliando risorse magari sopite di altri genitori e docenti. Altro elemento importante è stato l’ambiente degli amici al di fuori della scuola: ragazzi e ragazze interessati allo sport, ad alcune manifestazioni culturali e aperti alla solidarietà. Grazie a loro, la ragazza ha potuto essere incoraggiata, senza sentirsi diversa da quelli della sua età. Al di là delle iniziative che la singola famiglia può e deve prendere nel proprio ambiente, il problema è assai complesso e rimanda all’incidenza che una rete di famiglie dovrebbe esercitare ad un più ampio livello sociale e politico, in fase di progettazione e gestione dei servizi primari, destinati alle persone. Che non sia uno dei tanti segni dei tempi che interpellano le famiglie italiane, e non solo, ad una nuova stagione di presa di coscienza e di responsabilità civili? magri.fn@focolare.org

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