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Italia > Economia e lavoro

Il divario digitale aumenta le disuguaglianze sul mercato del lavoro

di Alba Cobos Medina

- Fonte: Città Nuova

La digitalizzazione è in aumento, ma le disparità di accesso alle tecnologie, così come la mancanza di conoscenze e di dispositivi per utilizzarle, portano a minor opportunità per le persone che ne hanno più bisogno.

Fonte: Pexels

Comunicare con l’ambiente circostante, accedere alle informazioni, espletare procedure burocratiche, confermare la partecipazione a un evento, partecipare a una conferenza, persino prenotare una visita medica. L’esigenza di utilizzare le tecnologie dell’informazione e della comunicazione (TIC) sta crescendo, soprattutto dopo l’accelerazione della digitalizzazione sulla scia del COVID-19.

L’uso delle TIC ci offre una grande quantità di opportunità. Tuttavia, l’accesso a questi strumenti, così come la possibilità di utilizzarli correttamente e le conoscenze necessarie per farlo, non sono uniformi. Questo porta al cosiddetto “divario digitale”, un fenomeno che è sia causa che conseguenza della disuguaglianza sociale.

Il rapporto Evolución de la cohesión social y las consecuencias de la COVID-19 en España (Evoluzione della coesione sociale e conseguenze del COVID-19 in Spagna), realizzato da ricercatori di diverse università spagnole per la fondazione FOESSA (Fomento de Estudios Sociales y de Sociología Aplicada, ovvero Fomento degli Studi Sociali e della Sociologia Applicata), di Cáritas España, esplora come questo divario digitale abbia significato un ostacolo alla garanzia dei diritti in diverse aree nel 2021, in quanto si traduce in una perdita di opportunità proprio per quelle famiglie che si trovano in una maggiore situazione di esclusione sociale.

Uno dei settori in cui incide l’accesso alle TIC è quello dell’occupazione, sia per la ricerca di un lavoro che per il suo mantenimento. Da un lato, il loro utilizzo ci permette di essere aggiornati sulle offerte di lavoro, di iscriverci, di conoscere le risorse per l’inserimento lavorativo, di scrivere un CV, di essere presenti nelle reti professionali come LinkedIn o di contattare le aziende. Si tratta di processi sempre più digitalizzati che attualmente sono difficili da eseguire senza l’utilizzo delle TIC. D’altra parte, le aziende richiedono sempre più spesso un minimo di competenze digitali sul posto di lavoro. «La tecnologia e Internet stanno diventando un requisito quasi elementare per poter essere presenti sul mercato del lavoro», affermano i ricercatori.

Nel complesso, lo studio ha rilevato una perdita di opportunità di lavoro dell’1,5% a causa del divario digitale. Di questa percentuale, il 3,3% delle famiglie si trovava in una situazione di “blackout tecnologico”, ovvero non disponeva di una connessione completa, di un dispositivo di accesso alla rete o di competenze digitali. Anche la situazione economica della famiglia è un fattore determinante. Pertanto, la perdita di opportunità di lavoro sale al 4,6% nel caso delle famiglie in povertà moderata e al 6,2% in quelle in povertà più grave. Inoltre, le famiglie il cui capofamiglia è disoccupato da più di un anno sono quelle che perdono più opportunità di lavoro. «È contraddittorio, eppure coerente, che le famiglie che hanno sofferto di più per la perdita di opportunità di lavoro siano quelle che ne hanno più bisogno», sottolinea FOESSA. In questo senso, «il divario digitale continuerà ad approfondire questa contraddizione, che aggrava anche la disuguaglianza di opportunità», evidenziano.

Questo fenomeno si traduce anche in una perdita di opportunità in altri ambiti, come nella richiesta di supporto burocratico o nell’ottenimento di opportunità di formazione e istruzione. E, ancora una volta, le persone più colpite sono quelle più sconnesse «sia socialmente che digitalmente», dicono i ricercatori. Così, mentre il divario digitale ha comportato la perdita di diversi tipi di opportunità per il 2,1% delle famiglie con un livello di integrazione più elevato, sia pieno che precario, «la percentuale sale al 12,8% per quelle in condizioni di esclusione, e sfiora il 20% per quelle in situazione di grave esclusione», sottolineano.

Di fronte a questa situazione, molte organizzazioni sociali organizzano laboratori di competenze digitali, in modo che le persone possano almeno avere le abilità e le conoscenze per usare queste tecnologie e, in questo modo, sfruttare le opportunità che offrono. In questo senso, FOESSA rivendica la necessità di prestare attenzione a questo divario sociale della tecnologia, che può «continuare a ridurre i ponti» ma, d’altra parte, «ha il potenziale per fare il contrario: rafforzare tutti i percorsi e diventare un potente strumento di integrazione dei cittadini».

La brecha digital aumenta la desigualdad de oportunidades en el ámbito laboral

La digitalización de los procesos es cada vez mayor, pero el desigual acceso a las tecnologías, así como la falta de conocimientos y dispositivos para hacer uso de ellas, provocan una pérdida de oportunidades para las personas que más lo necesitan

Comunicarnos con nuestro entorno cercano, acceder a información, realizar trámites burocráticos, confirmar la asistencia a un evento, acudir a una conferencia, incluso pedir cita médica. La necesidad del uso de las Tecnologías de la Información y la Comunicación (TIC) es cada vez mayor, especialmente tras la aceleración de la digitalización a raíz de la COVID-19.

La utilización de las TIC nos ofrece un gran número de oportunidades. Sin embargo, el acceso a estas, así como la posibilidad de utilizarlas correctamente y los conocimientos necesarios para ello, es dispar. Esto provoca la conocida como brecha digital, un fenómeno que es causa y consecuencia de la desigualdad social.

En el informe Evolución de la cohesión social y las consecuencias de la COVID-19 en España, realizado por investigadores de diferentes universidades españolas para la fundación FOESSA (Fomento de Estudios Sociales y de Sociología Aplicada), de Cáritas España, se explora cómo esta brecha digital ha supuesto en el 2021 una barrera en la garantía de derechos en diferentes ámbitos, al suponer una pérdida de oportunidades precisamente para aquellos hogares que se encuentran en una mayor situación de exclusión social.

Una de las áreas que se ven afectadas por el acceso a las TIC es la del ámbito laboral, tanto a la hora de buscar un empleo como para mantenerlo. Por un lado, su uso nos permite estar al tanto de las ofertas laborales, inscribirnos a estas, conocer recursos para la inserción laboral, redactar un currículum, estar presente en redes profesionales como LinkedIn o contactar ‘con empresas. Se trata de procesos cada vez más digitalizados que actualmente son difíciles de realizar sin el uso de las TIC. Por otro lado, en el puesto de trabajo las compañías requieren cada vez más un mínimo de competencias digitales. «La tecnología e internet se convierten en un requisito casi elemental para poder estar en el mercado laboral», señalan los investigadores.

En total, el estudio detectó un 1,5% de pérdida de oportunidades laborales debido a la brecha digital. De este porcentaje, un 3,3% de los hogares estaban en situación de apagón tecnológico, es decir, no disponían de conexión plena, dispositivo de acceso a la red o competencias digitales. La situación económica del hogar también es determinante. De esta forma, la pérdida de oportunidades laborales crece hasta el 4,6% en los casos de las familias en pobreza moderada y un 6,2% en las que sufren pobreza más severa. Además, los hogares cuyo sustentador principal lleva más de un año desempleado son los que más oportunidades laborales pierden. «Es contradictorio, y, sin embargo, coherente, que las familias que han sufrido más la pérdida de oportunidades laborales son las que más las necesitan», señalan desde FOESSA. En este sentido, «la brecha digital seguirá ahondando en esta contradicción, que agudiza también la desigualdad de oportunidades», apuntan.

Este fenómeno también implica la pérdida de oportunidades en otras áreas, como a la hora de solicitar ayudas burocráticas o de obtener oportunidades formativas y educativas. Y, una vez más, las personas más afectadas son las más desconectadas «tanto social como digitalmente», señalan los investigadores. De esta forma, mientras que la brecha digital ha supuesto la pérdida de oportunidades de distinto tipo para un 2,1% de los hogares con un mayor nivel de integración, ya sea plena o precaria, «el porcentaje asciende hasta un 12,8% para quienes están en exclusión, y se acerca el 20% a quienes están en situación de exclusión severa», se apunta.

Ante esta situación, son muchas las entidades sociales que realizan talleres de competencias digitales, con el fin de que las personas puedan, al menos, tener las habilidades y conocimientos para utilizar estas tecnologías y, de esta forma, aprovechar las oportunidades que estas nos ofrecen. En este sentido, desde FOESSA se reivindica la necesidad de prestar atención a esta brecha social de la tecnología, que puede «seguir mermando puentes» pero, por otro lado, «tiene el potencial de hacer todo lo contrario: reforzar todos los caminos y convertirse en una poderosa herramienta para la integración ciudadana».

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