Il distacco dei figli dai genitori come processo di crescita

Tutte le fasi della vita vanno attraversate per arrivare al pieno sviluppo della persona. Nell’adolescenza, è imprescindibile cercare la propria identità, anche allontanandosi fisica e mentalmente dai genitori.

È molto frequente sentir dire che oggi assistiamo a un generale prolungamento dell’adolescenza, e la domanda «quando dunque si diventa autonomi e adulti?» è più che legittima e merita un approfondimento.

Prima di tutto, bisogna soffermarci sul fatto che ciascuna età presenta bisogni ed impulsi che necessitano in qualche modo di essere appagati con soddisfazione prima che si affaccino i problemi dell’età successiva. Questo significa che ogni età va vissuta pienamente, e passiamo all’età successiva, cioè maturiamo, nel momento in cui prendiamo coscienza del senso degli eventi che abbiamo vissuto.

Ad esempio il compito dell’infanzia è quello di imparare ad avere fiducia, il compito dell’adolescenza è quello di liberarsi dalla dipendenza dei genitori per trovare la propria identità, ed il compito invece dell’adulto è quello di essere autonomo per accettare se stesso e gli altri.

Dunque, per il ragazzo che sta vivendo il passaggio dall’età infantile a quella adulta, la separazione dai genitori e il distacco dall’influenza della famiglia è il passaggio fondamentale a cui si è preparato per tutta l’adolescenza. Non fare questo passaggio non passerà inosservato nello svolgimento successivo della vita, perché il suo scopo ultimo è quello di portare a termine la struttura della personalità.

In questa fase, ai genitori si può dire di lasciare che i propri figli si stacchino da loro e che poi torneranno, che si deve accettare la separazione nel modo di pensare, ma anche la separazione fisica, con l’uscita di casa, senza drammi né moralismi. Se riescono ad allontanarsi e a vedere i propri genitori con distacco e con poche nostalgie, riusciranno a definirsi coscientemente come persone adulte, caratterizzate da un proprio modo di essere e una propria identità.

Ma se è vero che l’adolescente ha un forte desiderio di trovare la propria identità, è vero anche che ha tanta insicurezza a staccarsi dalla vecchia immagine infantile che si porta dentro. In questa fase di transizione verso l’età adulta, egli ha bisogno di una immagine o meglio di una identità temporanea che lo guidi mentre abbandona i vecchi modi di vivere. Per il momento si basa sullo stile di vita di qualcun altro che non è il genitore: tipo un cantante, o un mito del cinema, o un campione sportivo, oppure semplicemente un coetaneo della stessa comitiva, e a volte anche un adulto che segretamente ammira, ecc. Il genitore invece di deridere questo suo nuovo modo di fare, il suo modo di vestire e le abitudini del gruppo dei suoi amici, (come ad esempio: indossare solo certi tipi di capi di abbigliamento o ascoltare solo una particolare musica) ha bisogno di capire che l’adolescente sta solo prendendo a prestito una nuova identità e misurandosela addosso nello sforzo di scoprire la propria.

Alla fine un genitore può accorgersi se i figli sono riusciti a maturare, se hanno conquistato una loro originalità, una loro indipendenza, se hanno portato a compimento l’adolescenza, perché parlare con loro non è più fonte di ansia e timori. Inoltre un genitore si accorge di questi cambiamenti perché i loro figli non sentono più la necessità di denigrarli, opporsi a loro e irritarli, anzi si riappropriano dei loro comportamenti fino a poco prima contestati, e li fanno propri. Ma cosa succede quindi? I figli sembrano diventare saggi, forti, sereni, generosi e capaci di ricambiare l’affetto. Faticosamente stanno arrivando alla meta del loro cammino. Gli istinti incontrollati, le trasgressioni, i momenti di follia, i rischi sono esperienze vissute e perciò perdono poco alla volta il loro fascino, sono solo situazioni vissute e risolte, non più occasioni di crescita. Le occasioni di esperienze forti tendono a diminuire e si fa sempre più spazio la razionalità che poco alla volta diventa parte integrante dell’esperienza dei ragazzi.

È necessario dunque un certo distacco psicologico dai genitori, per emanciparsi, pur conservando nell’animo gratitudine nei loro confronti ma senza ricadere nella soggezione infantile. Insomma il vero atteggiamento autonomo consiste nell’assumere la libertà e la responsabilità delle proprie azioni, anche se possono talvolta non essere condivise dai genitori.

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