Il “disastro annunciato” di Porto Marghera

Esplosione e incendio nell'impianto di produzione di acetone della 3V Sigma, due feriti gravi tra i 40 operai e 4 intossicati. Accuse per la scarsa sicurezza dell'impianto e per i ritardi nel dare l'allarme
Foto Ufficio Stampa Vigili del Fuoco/LaPresse

Un’esplosione, un incendio e una nube di fumo nero: è ciò che hanno udito e sentito gli abitanti di Porto Marghera e dintorni, nella zona del noto petrolchimico veneziano, nella mattinata di venerdì 15 maggio. L’incidente si è verificato nell’impianto di produzione di acetone della 3V Sigma, dove sarebbe esploso uno dei serbatoi di metatoluidina di oltre mille metri cubi, causando due feriti gravi tra i 40 operai che in quel momento si trovavano nelle vicinanze, a altri 4 intossicati.

Immediatamente sono suonate le sirene ed è scattato l’allarme; mentre la popolazione è stata invitata a rimanere in casa con le finestre chiuse, e a non raccogliere i prodotti dell’orto. L’allarme è durato fino al primo pomeriggio, quando l’incendio è stato domato e la zona messa in sicurezza – per quanto il lavoro dei vigili del fuoco, arrivati anche dalle province limitrofe, sia proseguito fino a notte. L’Arpav, l’agenzia regionale per l’ambiente, sta monitorando la situazione, per verificare che la concentrazione di sostanze tossiche nell’aria non solo nelle immediate vicinanze, ma anche in tutta l’area in cui il vento ha trasportato i fumi.

Foto Ufficio Stampa Vigili del Fuoco/LaPresse
Foto Ufficio Stampa Vigili del Fuoco/LaPresse

L’incidente è stato definito dai diverse parti “un disastro annunciato”: già da tempo, infatti, sia i lavoratori, che la municipalità, che diverse associazioni ambientaliste, denunciavano la scarsa sicurezza dell’impianto, con tanto di uno sciopero proclamato la scorsa estate e la richiesta di incontri con i vertici aziendali – sempre declinate, a detta dei lavoratori – negli ultimi mesi. E l’allarme non cessa: solo per il prezioso lavoro dei vigili del fuoco si è evitato che l’incendio coinvolgesse tutta la struttura, causando una vera e propria “tragedia chimica”. Altra accusa è stata rivolta anche ai ritardi nel dare l’allarme: le sirene sarebbero infatti suonate soltanto 40 minuti dopo l’esplosione per avvisare la popolazione. Più in generale, si torna a chiedere con forza la prosecuzione di un percorso di sostenibilità ambientale e di messa in sicurezza che sta andando avanti molto a rilento: pur essendoci anche esempi virtuosi, l’elenco di fattori di rischio – tra raffinerie, depositi, impianti chimici – è ancora lungo.

A dare particolare risonanza all’incidente sono stati, come prevedibile, anche i social: i video dell’alta nube nera sono subito circolati in Rete, suscitando reazioni tra il preoccupato e l’indignato.

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